XLVIII

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La mattina successiva Izumi chiamò un taxi che la portasse al Kabuki e la aiutasse con tutte le valige. Sembrava impossibile che avesse così tante cose da portar via, lei che aveva sempre vissuto con un paio di pantaloncini e una maglietta. Naturalmente non aveva i costumi di scena, se non un paio di body per ricordo delle serate più entusiasmanti della propria carriera.

Se ne andò senza salutare nessuno, perché Yaguchi non scese a dirle addio e le colleghe non erano presenti. Una parte di lei avrebbe voluto dire delle ultime parole al tutore ma l'altra parte  era consapevole che non ci fosse altro da dire. E che lui non volesse affatto parlarle.

Era finita, punto e basta. E, quella mattina, non ci fu nemmeno il messaggio di buongiorno di Mikey.

Non era comunque più tempo per piangerci su perché il nuovo lavoro richiamava la sua attenzione. Il taxi arrivò al Kabuki e l'autista fu così gentile da aiutarla a scaricare le valige. L'edificio che ospitava il teatro era imponente e bellissimo, nulla a che vedere con un locale come il Night, era decisamente più professionale. Quando era più piccola Izumi aveva spesso fantasticato sulla possibilità di esibirsi in un teatro vero ed era contenta di poter almeno soddisfare quella piccola ambizione.

L'uomo in giacca e cravatta che venne ad accoglierla altri non era che Kira in persona, tutto sorrisi e capelli impomatati, a braccia aperte in tutta la sua soddisfazione di aver messo finalmente le mani sulla Libellula.

<<Cara Izumi, benvenuta, benvenuta! È un onore fare finalmente la tua conoscenza! Posso darti del tu, vero? Sei giovanissima!>> furono le parole che le rivolse.

Izumi rimase sulle sue, sia perché il suo umore non la portava a slanci di affetto e sia perché tutto in quel personaggio le sembrava falso, a cominciare dai suoi saluti. Non fece menzione a tutti i due di picche che Izumi gli aveva rifilato, ci passò sopra come se non fossero mai accaduti, anche perché avrebbero sporcato la sua reputazione. Chiunque lavorasse nel mondo dello spettacolo aspirava al Kabuki, Izumi aveva fatto la preziosa rifiutando diverse volte le proposte e nessuno avrebbe rivangato il passato.

E tuttavia dubitava che Kira si sarebbe mantenuto così amichevole anche in futuro.

Si costrinse a rispondere: <<Certo, nessun problema. Il piacere è mio>>. Mantenersi formali era la migliore arma che poteva adottare. La sua espressione parlava chiaro sul suo basso grado di contentezza di trovarsi lì, e gli occhi arrossati dal pianto notturno non miglioravano di certo il suo aspetto. Ma di quello che poteva pensare Kira non gliene fregava un accidenti. Era lì per lavorare, non per fare amicizia.

<<Porta pure dentro tutta la tua roba, ti accompagneranno immediatamente a farti vedere la tua sistemazione. Presumo che il caro Yaguchi abbia provveduto ad illustrarti i termini del contratto, giusto?>>.

Mentre parlava si diressero all'ingresso del teatro, il tassista che arrancava alle loro spalle.

Alla menzione dell'ex tutore, Izumi si rabbuiò: <<No, a dire il vero no>> sussurrò.

<<Oh, nessun problema! Il tuo contratto prevede tre sere a settimana di esibizioni, a cadenza fissa. Nel mezzo verrai seguita dai migliori professionisti della zona che ti terranno delle lezioni di danza e rudimenti di recitazione>> spiegò Kira.

Izumi avrebbe voluto interromperlo, dirgli che non aveva alcun bisogno di prendere lezioni di danza e che non le interessava fare recitazione ma rinunciò in partenza, sarebbe stato fiato sprecato. Si lasciò distrarre dalla facciata monumentale del teatro, alzò il naso per contemplarne le finiture, poi l'atrio elegante e luminoso, il profumo di lusso che si respirava. Le parole di Kira sfumarono a ridosso delle sue orecchie e lei si perse metà della spiegazione, ma tanto non avrebbe fatto alcuna differenza. Kira parlava troppo per i suoi gusti.

Come il Vento Tra le Tue AliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora