IV

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 Izumi si sentì lo stomaco in subbuglio per tutto il resto della mattinata, per l'ora di pranzo durante la quale non toccò quasi nulla del cibo e per buona parte del pomeriggio, ritrovando la giusta quiete interiore soltanto quando si chiuse nelle palestre del Night Panorama per provare il numero, quando si arrampicò sulla sbarra e vi attorcigliò le gambe lasciandosi andare a piroette di riscaldamento.

Se qualcuno glielo avesse chiesto, non avrebbe saputo dire cosa la turbava di più, se il fatto che qualcuno di esterno fosse al corrente della sua identità o se la sensazione di adrenalina e di euforia che le faceva bruciare il petto. Per il primo punto, non aveva altro da fare se non fidarsi. Il ragazzo le aveva garantito silenzio ma Izumi non sapeva nulla di lui, non lo conosceva se non per qualche sentito dire, per una sorta di fama che lo precedeva e non c'era nessuno al suo fianco pronto a dirle che avrebbe rispettato la parola. Tuttavia arrovellarsi non avrebbe comportato niente. Il fatto che l'avesse riconosciuta dalla sola parte inferiore del viso era quasi surreale e, diverse volte nell'arco della giornata, si chiese se non le avesse mentito e se, in realtà, non si fossero già incontrati in precedenza, in un attimo di guardia abbassata.

Non era possibile che fosse semplicemente così attento ai dettagli. Nessuno lo era, andiamo.

Poco importava, ormai il danno era fatto. Non avrebbe pregato per se stessa, perché non era credente, ma una formula di speranza non gliela levò nessuno.

La cosa peggiore era l'assenza di una figura con cui sfogare le proprie paure. Se avesse raccontato alle colleghe, o peggio, al signor Yaguchi che uno spettatore esterno conosceva chi si nascondeva dietro la Libellula sarebbero stati guai seri. Le ragazze non avrebbero avuto nulla da perdere ma forse avrebbero spettegolato, proprio perché non avevano nulla da perdere. E poi, cazzo, tra tutti i possibili individui, proprio uno della Toman...Non erano loro quelle che speravano di poter agitare i loro culi davanti a quei ragazzi, la sera prima?

Sospirò e contrasse gli addominali nel lasciarsi cadere all'indietro, a testa in giù, reggendosi all'asta con la sola forza delle gambe. Dopo tutto era naturale che, prima o poi, qualcosa in quella farsa ben riuscita sarebbe andato storto. Aveva già resistito dieci anni. Non male come traguardo.

Chiuse gli occhi, concentrandosi sulla sensazione non più così spiacevole del sangue che defluiva alle tempie accelerandole le pulsazioni. Aveva rimandato il momento più ore possibile ma, data la solitudine e il comfort della palestra e della sbarra di allenamento, si concesse di chiudere la finestra sul mondo interno e di non sorprendersi minimamente per come, nonostante i pochi minuti trascorsi insieme, il volto del ragazzo le danzasse davanti in tutti i suoi più microscopici dettagli. La sua concentrazione era stata molto ridotta dallo spiacevole inconveniente dell'identità e non credeva di averci così prestato attenzione, invece, come accade di fronte alle novità, il suo inconscio aveva registrato tutto, dimostrandosi capace di fare una cosa che Izumi era allenata a non fare: osservare altri esseri umani.

Si ricordava tutto. La palette della sua persona; l'angolazione del suo naso; l'esatta nota della sua voce, la salita di un'ottava della sua risata; la consistenza della stoffa della sua giacca; il suono di ogni singola lettera che componeva il suo nome; il suo odore, così diverso dalla miscela familiare degli odori del Night, del camerino, con le sue polveri di cipria, con la chimica dei body attillati e dei tulle appena confezionati, con la pungenza delle lacche e dei gel e dei glitter nelle lacche e nei gel e il metallo dell'asta, il pulito del parquet, il sudore degli spettatori eccitati, il dolce nauseante dei cocktail e dei calici di vino. L'odore del ragazzo era allucinante, ed era buono, perché era nuovo, era reale, era maschile, era umano.

Dischiuse gli occhi: era ancora nella palestra, a testa in giù, in un mondo già calpestato troppe volte, grigio, monotono.

Un altro sospiro: era inutile concentrarsi più di tanto, a dispetto della sua minaccia che, di certo, lei non aveva dimenticato, dubitava fortemente di rivederlo. Non era stata che una parentesi, un fugace contatto con il fuori teatro, con il mondo al di là del palco ed era stato fico.

Sì, era stato fico.

Ma nulla di più. Lei era ancora la Libellula. Senza amici, senza altro al di fuori dello show, dell'universo che Yaguchi aveva creato per lei, solo per lei. Non l'avrebbe di certo tradito per un assaggio dell'esterno. E dopo tutto quell'ambiente le piaceva, cosa voleva insinuare quel tipo? Nemmeno la conosceva, ma dimmi te!

La testa iniziava seriamente a farle male. Con un colpo di reni si raddrizzò e si impose di non pensarci più.


Capitoli di transizione ne abbiamo?! Tutto è utile ai fini della storia u.u

Che ne pensate del personaggio di Izumi? Riuscireste a mandare avanti una simile farsa per tanti anni?

FDP

Come il Vento Tra le Tue AliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora