IX

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Passato lo spettacolo del giorno successivo, Izumi iniziò ad allenarsi con rinnovata attenzione. L'abitudine e la familiarità con la disciplina le facevano ormai compiere i gesti spontaneamente ma, per quella settimana, provò a far caso alle proprie mosse, sfruttando anche lo specchio della sala. Quello che vide fu semplicemente la Libellula. Leggera, precisa, la dimestichezza in ogni singolo arto. Come poteva Mikey sostenere che non fosse libera nel ballare la pole dance? Era il suo elemento!

Cosa voleva vedere esattamente da lei? Perché non glielo aveva detto in modo chiaro? Ma poi, sinceramente, era davvero così importante per lei avere la sua buona opinione?

Sì, cazzo!

In dieci anni era stato l'unico ad averle detto che il suo spettacolo sembrasse mezzo falso! Izumi non poteva accettare quella macchia rossa sul suo registro!

Andò a finire che si allenò con rabbia e, per tutta la settimana, non si videro né si sentirono. La sera dello spettacolo era stremata e per nulla soddisfatta del lavoro fatto. Era uscita fuori una coreografia piatta che non aveva cambiato solo per mancanza di tempo e di spirito, confidando che ai suoi veri fan sarebbe piaciuta lo stesso. La cosa essenziale era essere pronti la sera in cui avrebbe invitato Mikey.

Seduta nel camerino, si era truccata e stava aspettando di entrare in scena per mettersi la maschera, una del teatro della tradizione. Le colleghe chiacchieravano alle sue spalle, allacciandosi gli abiti a vicenda. Izumi prese una bottiglietta d'acqua per bere un sorso.

In quel momento una delle ragazze entrò di volata in camerino al colmo dell'eccitazione.

<<C'è la Toman! È tornata a vedere lo spettacolo!>> esclamò, seguita dagli urletti delle compagne.

Izumi sputò l'acqua sullo specchio.

<<Che?!>> si ritrovò a gridare, voltandosi di scatto verso le colleghe. Tutte e tre la fissarono, ammutolite. Era la prima volta che aveva una reazione così colorita relativamente alla Toman.

Si alzò senza degnare di spiegazioni e corse alla porta del camerino ripetendo a raffica una serie di "no". Aprì appena, sbirciò in sala. Mikey era al tavolo con tutti i suoi amici.

<<Merda merda merda, bastardo, doveva aspettare il segnale!>> sibilò a denti stretti.

<<Tutto bene Izumi? È un problema che ci sia la Toman?>>.

Una delle ragazze la richiamò e lei si accorse al volo dell'errore commesso: in alcun modo doveva farsi associare alla Toman o avrebbe avuto tutte e tre addosso come delle cozze. Doveva inventarsi qualcosa alla svelta.

Chiuse la porta e indietreggiò.

<<Ehm, no, tranquille, ho sbagliato, ah ah>>. Dalle loro facce non sembravano averla bevuta: <<Ho capito male, ero soprappensiero e pensavo di essermi persa il segnale di entrata in scena>>.

<<Sei un po' distratta, Izumi. Sei sicura di sentirti bene? È da un po' che sembri giù di morale>>.

<<Sto bene, davvero. Finisco di prepararmi>>.

Per sua fortuna non insistettero. Nascose il proprio turbamento e armeggiò con la maschera.

Merda, proprio nella serata peggiore! Doveva improvvisare? No, doveva semplicemente essere se stessa. Aveva forse paura? Di un giudizio?

Cazzo, sì!

Yaguchi bussò e fece capolino nel camerino: <<Tesoro, è ora>>.

<<Sì>>. Fissò la maschera alla faccia, eclissando Izumi Shinko e vestendo i panni della Libellula. Era troppo tardi per scappare. Doveva solo fare del suo meglio.

Come il Vento Tra le Tue AliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora