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Era tutto pronto per la sfida coi dannati provinciali dello sterrato. La Toman si recò al luogo di incontro in grande stile, con le moto lucidate e le mani che prudevano, per poi scoprire che i mitici avevano pisciato più lungo del loro arnese e si presentarono in quattro gatti con i risvolti ai pantaloni. Erano molto convinti – e questo va detto in loro favore –, non si lasciarono intimorire e accettarono pure di mettere in palio lo sterrato per le competizioni clandestine.

Persero clamorosamente e, quando si misero a sbraitare che la gara fosse truccata, presero pure un sacco di botte.

<<E vi va bene che ci fate pena e che lo sterrato non ci serve>> e, con questa frase, Mikey dichiarò la faida chiusa.

Alla fine la pista rimase in gestione ai dannati provinciali, che abbassarono la cresta e riconobbero, sotto opportune minacce, che le loro uniformi erano davvero davvero fighissime. Però, a partire da quella sera stessa, tutte le competizioni organizzate sarebbero state tassate e metà dei soldi incassati con le scommesse sarebbero finite nelle tasche della Toman.

Per festeggiare la clamorosa vittoria, venne proposta una serata di baldoria fino all'alba e nessuno si oppose all'idea. Mikey decise senza essersi confrontato con nessuno di andare al Night Panorama e non volle sentire ragioni, nemmeno quando gli venne fatto notare che non era serata di esibizione per la Libellula. Soltanto Draken gli lanciò un'occhiata in tralice di due o tre secondi, non notata da nessuno. L'amico era convinto di aver parlato con la Libellula ma si rifiutava di spargere dettagli, come a darsi l'aria di essere il privilegiato della situazione. Per Draken era impossibile che avesse davvero avuto un faccia a faccia con la Libellula in un conbini di quartiere ma aveva imparato che contraddirlo portava solo rogne e lo lasciava fare. Tanto, chi se ne frega.

Il Night aveva in programma una cosa soft, musica contemporanea e shot di Vodka a metà prezzo. Le colleghe di Izumi avrebbero fatto il solito sottofondo per il pubblico e le sue chiacchiere e non avevano in programma una vera e propria coreografia, bastava che posassero come ragazze immagine. A differenza di Izumi, loro calcavano il palco tutte le sere perché il loro allenamento aveva bisogno di meno ore. Ma comunque la politica di Yagughi era la stessa per tutte: niente contatti ravvicinati con le mie signore, prego.

Izumi scese a farsi un giro nel locale per godersi un po' di musica prima di andare a letto. Indossava una maglietta vecchia di almeno sei anni, un paio di pantaloncini da basket e delle infradito, i capelli non lavanti raccolti in una coda a casaccio, senza trucco e senza fronzoli, il ritratto completo dell'anonimato. E infatti si sentiva confondere con le pareti. Ma meglio così.

Aveva trovato un angolino da cui sostare con le braccia conserte e osservare per un po' le colleghe all'opera; Yaguchi teneva banco e supervisionava la situazione con i suoi mille e uno occhi. Era passata a salutarlo e lui le aveva concesso una pacca sulla testa. Non gli dava fastidio che Izumi gironzolasse per il suo locale perché sapeva che nessuno avrebbe fatto caso a lei. Era sicuro al cento per cento del personaggio che aveva creato e non aveva paura che qualcuno la riconoscesse. Il contrasto tra Izumi Shinko e la Libellula era talmente marcato che nessuno avrebbe fatto un collegamento.

Izumi si stava chiedendo cosa portasse le colleghe a esaltare determinate movenze se tanto non potevano scendere tra il pubblico se non a spettacolo finito quando scorse poco più in là rispetto a lei un tavolo di ragazzi tutti più o meno della sua età che chiacchieravano e ridevano animatamente. Tra loro riconobbe pressoché all'istante quello che l'aveva riconosciuta.

E, sfortunatamente, la stava fissando.

Sbiancò. Sperando di essere il più disinvolta possibile si strinse nelle spalle e gli diede la schiena per allontanarsi da lì, non senza fatica data la calca.

Come il Vento Tra le Tue AliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora