XXVI

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La andò a prendere al parco perché lei ancora faticava ad orientarsi da sola per le strade di Tokyo e Mikey abitava un po' in periferia. Il suo atteggiamento era quello di sempre, o meglio quello degli ultimi tempi, gentile e pacato. Izumi fece finta di niente per quanto riguardava il momento vissuto la sera prima per tastare il terreno e capire se valesse la pena parlarne oppure no.

Era solo in casa, a quanto pareva. Izumi non aveva idea della sua situazione familiare e non le andava di ficcare il naso per una questione di rispetto e di privacy, così salì nell'appartamento e basta.

<<Non porto tanta gente in casa mia. Mi dà un po' fastidio>> le disse Mikey nel guidarla in camera sua.

<<Ah...>> fu tutto quello che riuscì a dire Izumi. Dunque era un privilegio? Fantastico. Iniziava a sentire un po' di nervoso.

La stanza di Mikey era piccola e un po' disordinata, con vestiti sparsi in giro e qualche foto con gli amici. A Izumi venne da ridere perché era esattamente come la propria camera, solo con più cose.

<<Ma oggi non mi andava molto di uscire. Spero non ti dispiaccia>> concluse Mikey, sorridendole con fare allegro e innocente.

<<N-no, figurati! Siamo sempre in giro, in effetti>> rispose Izumi. Il contesto la metteva in agitazione. Non erano mai stati così in intimità al di fuori della spiaggia, che però aveva un'atmosfera diversa.

<<Siediti pure, non farti problemi. Aspetta, ti tolgo un po' di roba>>. Mikey raccolse dei vestiti che aveva lasciato a bordo letto e fece per sistemarli alla bell'e meglio dentro l'armadio. Izumi si sedette sul materasso, le mani che si torcevano sulle ginocchia. Non sapeva che cosa dire. Lo osservò mentre appendeva le cose e si concentrò su quello che indossava quel giorno, una maglia larga sui toni del grigio e dei pantaloni neri morbidi con il risvolto da un lato solo. Inspiegabilmente si ritrovò a fare apprezzamenti mentali sul suo corpo. Si scandalizzò e si riscosse.

C'era troppo silenzio. Forse era necessario romperlo.

Trasse un bel respiro: <<Mi...>> ma, per qualche ragione, si bloccò nel pronunciare il suo nome, sentendolo come un'esagerazione data la situazione delicata in cui rischiavano di trovarsi: <<Ehm...>> si corresse, per attirare la sua attenzione senza doverlo chiamare.

<<No>> disse Mikey. Izumi lo guardò, un po' colpita. Lui voltò appena la testa, lo sguardo dolce ma quasi malinconico: <<Chiamami pure per nome. Per favore. È una cosa che mi piace>>.

Izumi percepì quella confessione colarle sulla schiena come miele caldo e si ritrovò ad arrossire, incapace di gestire la situazione, né di sapere esattamente cosa fare.

<<E-ehm...ok>> balbettò.

Lui sorrise appena: <<Grazie>>.

In quel momento Izumi si disse due cose. La prima: che Mikey volesse portare il loro rapporto su nuovi livelli, e la richiesta esplicita di chiamarlo per nome ne era la prima lampante conferma. Quali fossero questi livelli era ancora da scoprire. La seconda: che lei si sarebbe lasciata trasportare dalla marea. Finché non si trattava di una cosa totalmente negativa, che male c'era a esplorare tutti gli scenari possibili? Doveva solo ascoltarsi. Il suo corpo avrebbe tratto da solo le risposte giuste.

Mikey chiuse l'armadio e si voltò sorridente: <<Fatto!>>. Camminò fino al letto e si sedette al fianco di Izumi, parecchio vicino a lei, il peso tutto su un lato e allungò un braccio dietro la sua schiena per essere a un palmo dal suo viso: <<Vuoi qualcosa da bere?>> le chiese, gli occhi nei suoi, la voce una carezza, nel suo più efficace tono seducente.

Come il Vento Tra le Tue AliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora