VII

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Mettersi qualcosa addosso per uscire dal locale e non andare a fare la spesa fu una delle azioni più strane che Izumi avesse mai compiuto in vita sua. Non aveva vestiti diversi dalle cose che usava per allenarsi o stare in casa e dovette accontentarsi dei soliti pantaloncini e della maglietta.

Si erano dati appuntamento al parco. L'aveva scelto lei perché ispirata dalle colleghe. Era molto nervosa, non sapeva cosa aspettarsi né come si sarebbe dovuta comportare. Per raggiungere la meta aveva dovuto usare un navigatore scrauso che le aveva fatto fare un percorso più lungo del necessario. Ed ora si trovava in un luogo sconosciuto, sola in mezzo a gente che passeggiava, con i colori del mondo che la ferivano con la loro nitidezza.

Aveva sentito la necessità di avvertire Yaguchi con un semplice: <<Io esco>>. Lui aveva acconsentito con allegria. Dopo tutto non era sua prigioniera.

Si stava guardando attorno, impalata accanto a un cestino dell'immondizia, quando vide Mikey arrivare con le mani in tasca e l'aria rilassata. Tirò un sospiro di sollievo nel vedere che anche lui fosse venuto in tuta. Ebbe un solo secondo per pentirsi e non lo fece.

Mikey alzò una mano in sua direzione e la salutò. Aveva detto chiaramente che sarebbe uscito quel pomeriggio e aveva specificato "con la Libellula". L'avevano guardato tutti un po' sorpresi e incerti.

<<Mikey...ti rendi conto che è impossibile, vero?>> gli aveva detto Draken con tutta la calma che possedeva.

<<No no, è proprio lei! Perché non ci credi?>>.

<<Perché la Libellula è un'artista di pole dance. Si è sempre vista mascherata e non credo proprio che tu stia per incontrare una ragazza mascherata>>.

<<Infatti sto per incontrare chi c'è sotto la maschera. Ma è lei, fidatevi>>.

Nessuno ci credeva, aveva preso un granchio, palesissimo. Forse si era preso una sbandata per la Libellula e aveva deciso di inventarsi la sua identità come una Sirenetta un po' stordita. Che si arrangiasse. E poi era anche ora che si trovasse qualcuna con cui scopare.

<<Buongiorno>> la salutò senza togliere le mani dalle tasche.

<<Mm...>> Izumi si strinse un braccio e guardò altrove, senza il coraggio di rispondere.

<<Come mai il parco?>> chiese Mikey.

Lei scrollò le spalle: <<Non ci ero mai stata>>.

<<Quante cose non hai visto o fatto in vita tua?>>.

<<Troppe>> lo guardò: <<Scusa per l'ora in cui ti ho chiamato>>.

<<Non fa niente. Lo sapevo che l'avresti fatto>>.

Izumi arrossì e voltò gli occhi: <<Seh seh...Passeggiamo? Per la cronaca, non è un appuntamento>>.

Mikey rise di gusto e iniziò a camminare.

Per un bel po' rimasero in silenzio. Izumi si sentiva a disagio e fuori posto e lui rispettava il suo morale. Fecero dei giri a caso, incrociando diversi tipi di persone: sportivi, mamme con passeggini, tizi con il cane, vecchietti sulle panchine. Izumi non faticava a tenere il suo passo ma si chiese quasi subito se non si stesse annoiando.

L'ultima volta che gli aveva parlato lo aveva trattato malissimo. Forse era il caso di rimediare.

<<Ehm...ripetimi chi sei esattamente?>> chiese.

Mikey le gettò uno sguardo da sopra la spalla: <<Sono il comandante della Tokyo Manji Gang>>.

<<Ah. E...cosa fai? Nel senso...è un lavoro o cosa?>>.

Come il Vento Tra le Tue AliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora