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Passato quel momento di forte disagio, le cose andarono in leggera discesa. Izumi imparò ad accettare il fatto che il proprio corpo reagisse in un certo modo durante i contatti con Mikey e, piano piano, smise di vergognarsene perché lui lo trovava effettivamente un motivo di vanto e orgoglio. Non gli dava fastidio che Izumi avesse necessità di cambiarsi spesso e le battute che faceva in proposito erano tranquille e sporcate solo di malizia. L'unica cosa era che Izumi non voleva andare oltre quella che ormai era diventata una comfort zone. Non conoscendo niente del proprio corpo, del corpo di Mikey o di qualsiasi altro dettaglio che potesse riguardare la sfera intima, non era in grado di decifrare i propri bisogni e aveva una discreta paura del nuovo. Per tanto non si faceva toccare da Mikey in posti proibiti e si ritraeva istintivamente ad ogni gesto azzardato che lui, magari, non compiva neanche apposta.

Su questo lato, Mikey si sorprese essere più paziente e tollerante di quello che credeva. Il suo desiderio di Izumi cresceva di giorno in giorno e, mentre prima era solo un desiderio mentale dettato dall'attrazione che provava per lei, ora era anche un desiderio fisico. Nonostante i progressi fatti, era sempre una rincorsa perché, in qualche modo, non era mai abbastanza. Ancora non sapeva spiegarselo bene, ma Izumi gli dava delle scariche che solo lei sapeva dargli. Era sempre stato così, sin dall'inizio: un palco e una ragazza mascherata che stregava il pubblico su una pertica senza essere felice. Ricordava perfettamente di aver definito quell'esibizione mezza falsa ma, quando i suoi occhi si erano posati sulla Libellula, aveva sentito come corrente elettrica che gli attraversava a filo le braccia. E così continuava ad essere, persino quando discutevano. La relazione con Izumi era una zattera su un mare in burrasca eppure, forse proprio per questo, era adrenalina continua. Era energia veicolata attraverso rame conduttore. E c'era un interruttore della luce, che faceva partire la scossa all'improvviso e bastava un niente, uno sguardo, una parola di troppo perché la pelle di Mikey iniziasse a formicolare e lui si sentisse come ad aver poggiato un dito bagnato in una presa del tostapane. Di volta in volta, i suoi ormoni decidevano per lui e, se decidevano di impazzire, gli saliva la voglia matta di saltarle addosso. Non lo faceva, perché il rispetto per Izumi era sempre più forte, e tutto il suo fisico soffriva le pene dell'inferno per quei bisogni improvvisi e non colmati del tutto.

Se era una giornata di ormoni in botta, ne parlava con Draken e diceva cose del tipo: <<Minchia Ken-chin, oggi mi è presa una voglia di sbattere Izumi sul letto che non puoi capire>> e si sorbiva la domanda: <<E perché non l'hai fatto?>>.

<<Perché non penso voglia>>.

<<Magari se ci provate...>>.

<<Mi fa impazzire. In tutti i sensi>>.

Eppure alla fine si tratteneva. Perché giocare con Izumi in quel modo era fonte di piacere perverso e, in qualche modo, gli bastava.

Con la scusa che Izumi non voleva farsi vedere in atteggiamenti da coppia con lui per paure che sapeva solo lei, si ritrovarono a stare sempre a casa di Mikey e passavano letteralmente i pomeriggi a fare nulla se non pomiciare. Quando erano di buon umore e non freschi di litigata guardavano anche video scemi al pc. Ma per lo più Mikey se ne stava con la lingua nella bocca di Izumi.

E poi, in un giorno qualsiasi di una settimana qualsiasi, l'atteggiamento di Izumi subì un cambiamento sensibile, come la svolta non programmata di un itinerario già scritto che porta a un canyon non segnato sulla cartina.

Per la prima volta in vita sua, Izumi sbagliò il programma di lavaggio della lavatrice del Night. Fu un errore stupido, dovuto al fatto che era terribilmente distratta da un paio di giorni e, dato che in quel periodo le cose stavano andando a gonfie vele, pensava a Mikey, continuamente, alle cose che faceva con lui, a quanto la facesse stare fisicamente bene e quanto fosse divino – ci aveva provato ma non riusciva a trovare aggettivo più sobrio – il modo che aveva di baciarla prendendole la testa tra le mani ed esercitando pressione sulla sua bocca mordendole d'impulso il labbro inferiore. Non lo faceva sempre. Ma da un paio di giorni lo faceva. E Izumi continuava a pensarci e sentirsi lo stomaco sfarfallante. Così sbagliò impostazioni e restrinse un giacchetto e un paio di pantaloni morbidi che erano perfetti per le mezze stagioni e che le fecero dire una ventina di parolacce tutte di fila. Il giorno dopo doveva vedersi con Mikey e non aveva altro da mettersi così dovette indossare quelli, promettendosi di uscire la mattina dopo per procurarsi qualcosa di nuovo. Le stavano così stretti che le sembrava di essere costretta da fasce di sicurezza ma si disse che, forse, utilizzandoli, si sarebbero ammorbiditi. Li abbinò a una felpa corta che le lasciava scoperta parte degli addominali. Non ci pensò molto, aveva fretta di andarsene e per quel pomeriggio andava bene così e fanculo.

Come il Vento Tra le Tue AliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora