Preparativi

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Nick osservò l'ultima moneta scivolare nella slot del telefono a gettoni. Gli sudavano le mani e, mentre componeva il numero della casa di famiglia a Huntsville, pensò seriamente di lasciar stare. Forse sarebbe stato meglio non dire nulla, o ancora meglio, fare ciò che si era prefissato fin dall'inizio, quello per cui era venuto a New York in primo luogo.
Il telefono intanto squillava.
Il Maggiore poteva quasi vedere sua sorella maggiore scendere le scale e aggiustarsi la gonna prima di rispondere, come se la persona dall'altra parte della cornetta potesse vederla.

«Pronto?» chiese con tono pacato Andrea Fury.

«Ehi, An, sono Nick... »

«Oh, Nick! È tutto ieri che cerco di chiamarti! Dove eri finito? Nonna ha chiesto per che ora hai preso il volo. Prendi il bus per il ritorno o hai bisogno che mandiamo Zio Pete con la macchina?» chiese tutto di un fiato la sorella, non lasciando al Maggiore nemmeno il tempo di iniziare il discorso che aveva preparato.

«An... » tentò di nuovo Fury.

«Ah, ti sei ricordato di comprare la palla di vetro per Mina? Lo sai che se te lo dimentichi non smetterà più di parlarne!»

«An, per l'amor del cielo, fammi parlare!» esclamò infine, pentendosi istantaneamente di averlo fatto.

Ci fu un attimo di silenzio. Nick poteva quasi sentire l'indisposizione gonfiarsi nel petto di sua sorella.

«Vivere da solo ti ha reso burbero. Potevi anche chiedere gentilmente di parlare, non c'è bisogno di essere-»

Nick sbuffò, interrompendo ancora la sorella.

«Sì, sì, hai ragione questa città non mi ha fatto bene... ed è per questo che devo rimanere qui.»

«Di cosa stai parlando?» Il tono della voce della sorella si fece improvvisamente più rauco.

Nick inspirò profondamente. Non sapeva come spiegarle che non poteva permettere al suo migliore amico di fare l'errore più grande della sua vita. La loro nonna li aveva cresciuti secondo il principio che la famiglia venisse prima di tutto e tutti. Non poteva essere sincero con Andrea, perché se fosse stata lei a trovarsi davanti questa scelta non avrebbe avuto dubbi.
Lui però non era  sua sorella e Reinholdt non era uno sconosciuto.
È vero non faceva parte della sua famiglia, ma in quel momento non era nemmeno un semplice amico. La sola idea di lasciarlo in una situazione che Nick sapeva avrebbe rovinato due vite, sia quella dello sposo che della sposa, non gli dava tregua.

La sera stessa della proposta, Nick, dopo essere tornato a casa dalla festa di compleanno del partner, non aveva chiuso occhio. Era rimasto a fissare il soffitto per ore, non sapeva esattamente quante, sapeva solo di aver visto il colore del cielo cambiare lentamente, mentre davanti ai suoi occhi la scena di Reinholdt che si inginocchia davanti alla fidanzata si ripeteva ininterrottamente. Nick sapeva che l'amico non la amava, certo le voleva bene, ma volerle bene non sarebbe mai bastato.
Si era poi iniziato a incolpare. Se il loro rapporto non fosse diventato così stretto, non avrebbe mai fatto una cosa del genere. Reinholdt si doveva essere improvvisamente sentito completamente solo e, nel tentativo di riempire quel vuoto, aveva preso una decisione azzardata. Poi però ci ripensava e, arrabbiandosi, si diceva che non poteva vivere in funzione di qualcun altro e che il collega era un adulto che poteva fare le sue scelte. Non era forse quello che Reinholdt voleva? Una famiglia, la casa in periferia con la staccionata bianca, un cane e 5 figli... se non fosse che l'ultima parte non era possibile. Era sterile e non lo aveva detto a Leonora e probabilmente non glielo avrebbe mai detto. Nick voleva impedirgli di fare un errore che avrebbe reso infelice sia lui che quella povera ragazza.
Cercava di non pensare al senso di nausea che lo assaliva quando ricordava il modo in cui Reinholdt la guardava. Non sapeva nemmeno da dove venisse, ma ogni tanto sperava che quello che guardava con occhi adoranti fosse lui...

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⏰ Ultimo aggiornamento: Oct 08, 2021 ⏰

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