Fuga

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Accadde tutto molto in fretta.
La luce bianca fu seguita da un suono simile a un grido e si trasformò in una fiammata di dimensioni mai viste.
Fury non fece fatica a capire cosa fosse: un colpo del MacSupreme3.
Prima che potesse fare qualsiasi cosa, Nick si ritrovò schiacciato dal corpo di Reinholdt, che si era lanciato su di lui per fargli da scudo umano.
L'impatto con il terreno, il peso del collega e il calore dell'attacco lo avevano fatto svenire per qualche secondo e, ora, non riusciva a respirare a causa di Zola, che era anch'egli svenuto sopra di lui.

Quando ritrovò la forza di muoversi, iniziò a colpire con insistenza la schiena del partner, per indicargli di alzarsi e fargli prendere fiato. Si ritrovò, però, con pezzi di giacca nera bruciata in mano ed entrò nel panico.

«Reinholdt! Cazzo!» lo chiamò, in preda alla preoccupazione.

Con un'energia che non sapeva di avere in corpo si spinse a sedere, tirando su anche l'altro uomo con lui.

«Ugh... Che botta, signori... » gemette Reinholdt, spalancando gli occhi scuri a guardare il collega che lo stava scuotendo veementemente.

L'Agente Zola aveva un aspetto orribile, ma era vivo. I capelli rossi erano incollati a ciocche sulla sua fronte madida di sudore e aveva un'escoriazione rossastra sullo zigomo destro, dove il viso aveva impattato con il terreno. Il naso gli sanguinava, ma non sembrava rotto.

«C'è puzza di bruciato... Dimmi che non sono io» sussurrò il tenore, mentre Nick cercava di tirarlo in piedi.

Fury si lasciò scappare una risata e, tenendolo per le spalle, lo rassicurò che, no, non era lui a essere in fiamme.
L'espressione sul volto di Reinholdt non sembrava sollevata e si voltò di colpo a guardare il ragazzo che aveva ammanettato prima dell'incidente.
Il disgraziato si era trascinato dietro un bidone della spazzatura.
Gettarlo a terra non era bastato a proteggerlo, una delle sue gambe era stata colpita.
Era da lì che proveniva l'odore acre che infestava le narici dei due agenti.

Zola si precipitò al fianco del ragazzo e cercò di spegnerla con quello che rimaneva della sua giacca. Si strappò poi una manica della camicia bianca per fasciargliela e si tolse la cravatta per legare la fasciatura improvvisata.

Il giovane, ripresosi dallo shock, stava urlando a squarciagola dal dolore.
Nick riusciva a sentire le sirene della polizia avvicinarsi, seguite dalle grida dei ragazzi nel campo da basket.
Sarebbero arrivati in pochi minuti e il caso sarebbe stato preso dalla polizia. Avrebbero dovuto spiegare cosa stesse succedendo e chi fossero. Tutto ciò avrebbe portato il panico nel quartiere e una montagna di scartoffie per lo S.H.I.E.L.D.

Il collega doveva star pensando la stessa cosa, perché ora aveva tappato la bocca del ragazzo con la mano e stava cercando di convincerlo a parlare, premendo con forza la mano libera sulla ferita.

«Che cazzo stai facendo?» strillò Nick, afferrandogli la mano. «Lo ammazzi così!»

«Non capisci? Era lui l'obbiettivo, se la polizia lo prende in custodia è la sua fine e la nostra!» gli rispose, dandogli un spintone.

Il povero ragazzo stava, ora, piangendo e non sembrava avere alcuna intenzione di parlare ai due agenti.
Nick si rifece avanti e questa volta fu lui a spingere il collega lontano dal ragazzo.

«Ehi! Ehi! Calma!» iniziò Fury, poggiando le mani sulle spalle del giovane.
«Va tutto bene. Come ti chiami?»

Il disgraziato stava per svenire, ma riuscì a sussurrare: «Jeremy... Jeremy Hopkins...»

Il Maggiore annuì lentamente, cercando di mantenerlo sveglio.
«Ascoltami Jeremy, tu sai dove sono le armi, vero? Dicci dove sono e farò in modo che tu venga messo sotto protezione. L'ambulanza sta arrivando.»

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