Illusioni

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Nick non riusciva a credere ai suoi occhi.
Non solo la nuova lista di armi rubate dai magazzini delle Stark Industries comprendeva il modello di MacSupreme3 che avevano incontrato quel pomeriggio, ma era più lunga della vecchia di almeno tre pagine. Tre pagine fitte di armi di livello dieci perfettamente funzionanti.

Fury aveva la nausea, ma poteva darsi che ciò dipendesse dal fatto che Reinholdt stava guidando come un folle.

Ogni volta che la macchina prendeva una curva, il Maggiore si ritrovava schiacciato contro la portiera. Si stava impegnando con tutte le sue forze, per tenere giù il panino che aveva mangiato qualche ora prima.

«Non ci posso credere!» esclamò Zola, dopo attimi di silenzio interminabile.
«Come può aver mentito così spudoratamente? Ma lo hai sentito? "Una volta trovate le armi non sarebbe cambiato nulla. Una o cento, qual è la differenza?". La differenza è il mio piede diritto nel tuo culo, coglione fallito!»

Nick dovette ammettere, per la prima volta da quando lo aveva conosciuto, che il suo collega aveva ragione. Le scuse che Mister Stark aveva accampato, dopo avergli estorto la verità, erano state pietose. Sembrava assurdo che un uomo del genere potesse essere così scollato dalla realtà.

«Che testa di cazzo!» continuò Reinholdt. Le uniche parole che riusciva ad articolare erano, ora, insulti.
«Metà di quelle armi non le ha nemmeno progettate lui! Erano tutti progetti di mio zio, quel parassita non ha un'idea originale dal '65!»
Il tenore cacciò un grugnito frustrato e assestò un pugno sul volante, facendo strillare anche il clacson.
«Ridicolo! Tutto questo è assolutamente ridicolo! Mi auguro che il Direttore non lo copra anche stavolta!»

Sussurrò fra i denti qualcosa in tedesco, che Nick dedusse essere un altro insulto, per poi scuotere la testa con forza.

Fury, che era stato zitto fino a quel momento, sbuffò e, dopo aver piegato la lista, la infilò nella tasca della giacca.

«Qual è il piano adesso? Abbiamo un quantità industriale di armi nascosta da qualche parte nel Bronx, se non sono già state vendute, e l'unico che può aiutarci è in terapia intensiva... » rifletté, passandosi una mano sul volto sudato. «...siamo nella merda fino al collo. Quanto ci metterà l'FBI a capire che "il genio d'America" ha fatto una stronzata?»

«Più tempo quelle armi passano nelle mani sbagliate, più possibilità ci sono che gente innocente finisca male» spiegò Reinholdt, come se la cosa non fosse ovvia. «Devo parlare con il Direttore Carter... »

Nick annuì e incrociò le braccia sul petto, prima di guardare fuori dal finestrino.

«Come se le interessasse...» bisbigliò, seguendo con lo sguardo le luci della città che si stendevano alla sua destra.
«Erano poveri ragazzini del Bronx. A nessuno interessa di ragazzi del genere. Sono sicuro che riuscirà a coprirlo senza problemi, la polizia non fa domande quando si tratta di queste persone. Scommetto che sono sollevati, meno disgraziati per strada a dare loro problemi... »

Zola rimase in silenzio, stava stringendo il volante con tale forza da fargli sbiancare le nocche.

«Lei non è così... Capirà» si limitò a dire, fermandosi a un semaforo rosso.

«Certo, come no!» rispose il Maggiore, scrollando le spalle. «E io sono il generale Patton! Non diventi direttore di un organo di intelligence, occupandoti di tutti i ragazzini di strada che incontri!»

Reinholdt ripartì in quarta, facendo balzare il collega sul sedile del passeggero.

«Non la conosci, lei non è così...» ripeté il collega, senza nemmeno voltarsi a guardarlo.

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