Lena stava seriamente pensando di abbandonare gli studi e unirsi a Scientology. Non sembrava poi così male: certo, avrebbe dovuto rinunciare al suo pensiero indipendente e firmare un contratto di un miliardo di anni, dando all'organizzazione tutti i diritti sulla sua persona, ma almeno non si sarebbe più dovuta preoccupare di quella dannatissima tesi.
Si era addormentata con la faccia sui suoi appunti e, ora, aveva un'intera guancia incollata al libro su cui stava studiando. Alzò lentamente la testa, tentando di non strappare la pagina. Il processo si dimostrò più doloroso di quanto si aspettasse.«Non posso crederci... » sussurrò, massaggiandosi la guancia ora libera dall'abbraccio cartaceo. Si voltò a guardare l'orologio digitale alla sua destra. Erano le dieci e mezza.
Lena sgranò gli occhi.
«Eh?» Afferrò il telefono. Ricordava di aver messo la sveglia il giorno prima per le otto, ma non era partita. A dire la verità, il telefono stesso non si accendeva, doveva essersi scaricato durante la notte.
La ragazza grugnì infastidita e si trascinò fino all'angolo in cui era presente l'unica presa della stanza, al momento occupata dal caricabatterie della sua coinquilina.«Raquel!» urlò Lena, in ginocchio davanti alla presa di corrente.
«Posso staccare il tuo caricabatterie?»Sentì un pesante rumore di passi, poi la testa avvolta da un asciugamano di Raquel apparve dallo stipite della porta.
«Buongiorno!» fece la coinquilina, entrando nella stanza da letto che condividevano. «Certo, fai pure!»
Lena sospirò e attaccò il telefono al caricabatterie. Raquel aveva iniziato, intanto, ad asciugarsi i capelli. Stava indossando il suo accappatoio verde, che la faceva più statuaria di quanto già non fosse. Sembrava un grosso Grinch amichevole. Sorrise al pensiero della sua amica che si infilava nelle case altrui per rubare il Natale.
Lei sembrò notarla e la osservò di sottecchi con un sorriso sarcastico.
«Quindi... come va la tesi?» chiese, con un tono tra il curioso e il malizioso.«Secondo te?»
Raquel squadrò la sua amica: in ginocchio con i capelli ridotti a una matassa rossiccia, aveva l'aspetto di una persona che non dormiva da una settimana e non mangiava un pasto completo da due. Raquel aggrottò le sopracciglia.
«Così male? Ma Iron Man non aveva detto che ti avrebbe aiutata?» le chiese confusa.
«Già, ma il problema non è tanto quello. Il punto è che sembrava non avere la più pallida idea di cosa stessi parlando. Ho paura che l'archivio sia andato per sempre, e che io stia solo sprecando tempo» spiegò, guardandola dall'angoletto in cui era raggomitolata.
Raquel fece spallucce.
«Possibile.»Lena sbuffò snervata e abbassò lo sguardo a guardare il telefono, il cui schermo ancora non si era acceso. Corrugò la fronte e iniziò a premere istericamente il pulsante di sblocco.
«Oh, no! No, no, no! Non può essere vero!» La laureanda si mise una mano nei capelli in preda al panico.
«È morto!»Scattò in piedi e iniziò ad andare avanti e indietro per la stanza.
«E adesso? Questo è l'unico contatto che ho dato a Stark! Come faccio?»
emise un gemito disperato e cadde in ginocchio con le lacrime agli occhi.
Raquel si buttò a terra per raccoglierla.«Manteniamo la calma» disse nel tentativo disperato di consolarla. «Adesso chiamiamo l'ufficio e li avvertiamo!»
Lena non rispose, o meglio, emise dei suoni incomprensibili da cui si deduceva che la cosa non fosse fattibile. La coinquilina era tentata, anche lei, di mettersi a piangere.
Qualcuno suonò alla porta.
Raquel presa alla sprovvista lasciò andare l'amica, che cadde a terra come un sacco di patate.
«Vado a vedere chi è!» annunciò a una Lena che singhiozzava riversa a terra.
La ragazza corse a rispondere al citofono.
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Miracle Worker
FanfictionQuando Tony Stark riceve una studentessa del conservatorio di New York, non si aspetta di trovarsi di fronte a uno dei segreti meglio tenuti dello S.H.I.E.L.D e, soprattutto, della sua famiglia. La ricerca di risposte lo porterà a dubitare dei suoi...