Aftermath

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Quando Nick Fury si svegliò la mattina del quattordici luglio, la luce non era ancora tornata. Le strade dell'isolato erano deserte e un silenzio di tomba regnava indisturbato su case e negozi vandalizzati.
Nonostante il Blackout, l'ondata di calore che aveva investito la città nei giorni precedenti non dava accenno a placarsi.
Il Maggiore tirò un sospiro, passandosi  una mano sul volto sudato. Erano sopravvissuti a quella notte, ora bisognava solamente sopravvivere alla prossima e poi a quella dopo.

Era riuscito a malapena a chiudere occhio, e ora stava seriamente prendendo in considerazione di tornare a dormire sul divano.
Reinholdt Zola, dal canto suo, stava ancora dormendo, steso immobile sull'unico letto presente nel monolocale.
Era un misero materasso poggiato su un'intelaiatura a molle in ferro battuto. Era già presente quando Nick aveva fatto il suo primo ingresso nell'appartamento di Harlem, e aveva deciso di tenerlo perché non aveva alcuna intenzione di sprecare uno dei suoi giorni liberi alla ricerca di uno nuovo. Nonostante il letto fosse effettivamente da una piazza e mezzo, Reinholdt non ci entrava del tutto, e i suoi piedi sporgevano alla fine del materasso. La sua pelle non aveva ancora ripreso il suo solito colorito e, vedendolo ora alla luce del sole, sembrava ancora più pallido e il volto ancora più scavato rispetto alla sera prima. Se non fosse stato per il lento movimento del suo petto, sarebbe stato facile scambiarlo per un cadavere. Fu tentato di svegliarlo, ma, dopo averlo osservato per qualche istante, decise che era meglio lasciarlo riposare.

La verità era che Nick temeva la conversazione che sarebbe avvenuta una volta che il collega si fosse svegliato. La sola idea di parlare assieme a Reinholdt di ciò che aveva fatto la sera prima gli faceva venire la nausea.
Accese il fornello con l'aiuto di alcuni fiammiferi avanzati dalla sera prima. Forse sarebbe stato meglio far finta di niente, comportarsi come se nulla fosse successo.

Ma è successo, eccome se è successo! pensò, sospirando profondamente a occhi chiusi.

Stirò la schiena e posò la caffettiera sul fuoco. Non era bravo a fare il caffè, ma sperò che quella macchinetta che aveva comprato una settimana prima a little Italy facesse tutto da sola. Almeno sta volta aveva aggiunto l'acqua.

E se in realtà fosse stato un incidente? si mentì il Maggiore, voltandosi a guardare l'uomo addormentato. D'altronde Zola fa spesso uso di stupefacenti, non sarebbe strano se si fosse semplicemente sbagliato.

Sapeva perfettamente che non era stato uno sbaglio, lo aveva sentito fin troppo chiaramente. Zola aveva persino cercato di buttarsi da un ponte, per essere sicuro. Se non fosse stato per il Blackout, ora il suo corpo sarebbe sul fondo dell'Hutson.
Nick sentì un altro conato salirgli in gola.

Proprio in quell'istante, Reinholdt Zola aprì lentamente gli occhi cerchiati di nero.
Iniziò a guardarsi intorno, ma non tentò di mettersi a sedere. Rimase perfettamente immobile, con un'espressione vuota dipinta sul volto cinereo.

«Buongiorno...» disse piano il Maggiore, cercando di sorridere genuinamente.

Zola non ricambiò il saluto, si limitò sbattere un paio di volte le palpebre dalle lunghe ciglia scure. Quando finalmente schiuse le labbra scolorite, ciò che ne uscì fu un rantolo mesto, che somigliava vagamente alla parola "acqua".
Nick non era sicuro di ciò che avesse sentito, ma in, men che non si dica, produsse come per magia un bicchiere d'acqua di rubinetto e si diresse a tutta velocità verso il collega.
Reinholdt si tirò sui gomiti, e buttò giù l'acqua in un sol sorso.

«Grazie» sussurrò finalmente, restituendogli il bicchiere vuoto.

Nonostante il caffè stesse iniziando a colare dal beccuccio della caffettiera, Fury continuò a fissare l'altro uomo. Stava aspettando che dicesse qualcosa, qualsiasi cosa. Reinholdt però rimaneva in silenzio, e fissava il muro davanti a sé con la stessa espressione vacua con cui si era svegliato.
Lentamente il Maggiore si allontanò dal letto malandato e, tenendo gli occhi incollati sul suo ospite, si diresse in cucina per spegnere il fuoco. Buona parte del caffè si era ormai riversata sul fornello in acciaio inossidabile.
Nick sospirò per l'ennesima volta e sollevo la macchinetta fradicia per poggiarla sul ripiano incrostato della cucina.

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