«Non possiamo presentarci in questo stato a casa di Howard Stark... » gemette Nick, rompendo il silenzio che regnava nell'abitacolo da una decina di minuti.Reinholdt stava guidando come un folle attraverso le strade intasate di New York. Quando un pedone o un altro guidatore gli urlavano contro, si limitava a rispondere grugnendo maledizioni in tedesco.
«Lo so!» gli rispose, fermandosi, per la prima volta in tutta la giornata, a un semaforo rosso. «Credi davvero che mi farei vedere da qualcuno in questo stato? Ho una reputazione da difendere io!»
«Perché io no?» sbottò il collega, scuotendo la testa e indicando la camicia coperta di vomito.
Zola si voltò a guardarlo e alzò un sopracciglio, per poi fissare per qualche secondo i vestiti del collega con aria annoiata.
«Nessuno che tenga alla propria reputazione indossa una camicia del genere. Credimi non è una gran perdita. Un peccato non abbia preso anche quell'orrenda giacca. Cos'è? Panno?»
Prima che Fury potesse rispondergli, ingranò la marcia e ripartì, facendolo saltare sul sedile.
«Questa è una normalissima camicia!
E questa è una giacca di panno più che decente! Non tutti possono permettersi un guardaroba all'ultimo grido...»Reinholdt scoppiò a ridere e svoltò l'angolo.
«All'ultimo grido?» chiese in un tono derisorio, che mise Nick in imbarazzo.
«Dove l'hai sentita questa? Se ci tieni a saperlo non ci vuole molto a sembrare eleganti e non sto parlando di avere senso della moda, quello ce lo hai nel sangue e palesemente tu non lo hai. Ma quella camicia? È un insulto alla decenza!»
Il Maggiore non aveva parole con cui rispondere al suo vetriolo, si limitò quindi a sbuffare e far finta di nulla.
Reinholdt inchiodò per guardarsi nello specchietto retrovisore.«Cavolo, sembro un barbone scampato a un incendio» si lasciò sfuggire, mentre cercava di ravvivarsi i capelli ormai sporchi. Quando il suo sguardo si posò sulle scarpe che gli pendevano dal collo, la sua espressione cambiò istantaneamente. Passò una mano sulla scarpa destra, come ad accarezzarla, poi si tolse il paio dalle spalle e lo appoggiò con cura accanto alla giacca di pelle di Nick sul sedile posteriore.
«Sei serio?» gli chiese sbalordito, alzando le sopracciglia. «Ti sei fermato per poter accarezzare le tue scarpe?»
«Già» si limitò a rispondere laconico Zola, ripartendo. «E se tu avessi avuto dei riflessi più svelti, non avrei distrutto una delle migliori paia di scarpe che abbia mai avuto!»
«Belle scarpe!» ribatté Nick, scrollando le spalle. «Si sono rotte dopo appena una corsa!»
«È pelle italiana cucita a mano! Costano più di tutti i vestiti che hai mai comprato messi assieme!»
«Cosa stai cercando di insinuare? Che sono povero?»
Nick iniziava a non vederci più dalla rabbia, stava per saltare giù dalla macchina e dare molti problemi a quel pallone gonfiato del suo collega.
«Povero?» gli chiese Reinholdt, prendendolo in giro. «Persino i poveri sanno che il panno è una stoffa del cazzo. Chi va in giro vestito di panno? Cosa sei? Un impiegato delle poste?»
Inchiodò di nuovo e si voltò si scatto a guardarlo negli occhi, un'espressione indecifrabile dipinta sul volto stravolto.
«Quei pantaloni sono palesemente troppo grandi per te, ti fanno il culo floscio! Mi auguro che te li abbia comprati tua nonna, perché altrimenti sarebbe preoccupante! E ora che ci penso, come diavolo hai fatto a entrare allo Studio, eh? Steve è diventato cieco di colpo? O gli hai messo le mani addosso?»
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Miracle Worker
FanfictionQuando Tony Stark riceve una studentessa del conservatorio di New York, non si aspetta di trovarsi di fronte a uno dei segreti meglio tenuti dello S.H.I.E.L.D e, soprattutto, della sua famiglia. La ricerca di risposte lo porterà a dubitare dei suoi...