Pettirosso

56 12 5
                                    


«Allora?» esclamò Nick, attraversando la strada di corsa per raggiungere il collega.

Reinholdt aveva un sorriso stampato in faccia e nella sua mano destra si era misteriosamente materializzato un cono gelato.
«Quanto bene conosci Fin?» chiese il tenore, togliendosi gli occhiali da sole che nascondevano le pesanti occhiaie livide.

Fury scrollò le spalle, prima di rispondere con uno sbuffo: «quanto una persona che lo conosce da meno di una settimana...»

«Beh, direi che è abbastanza!» concluse Zola con un sorriso soddisfatto. «Lo conosci da più di quanto tu conosca me!»

«Solo di qualche ora!» lo corresse, incrociando le braccia sul petto. «Cosa stai cercando di insinuare?»

Reinholdt non rispose, si limitò ad alzare le sopracciglia e strizzargli l'occhio, prima di tornare al suo gelato.
Intorno alla macchina, intanto, si era creato un piccolo capannello, composto principalmente da bambini, che osservava la Cadillac con grande interesse. Uno dei più piccoli appoggiò una delle sue manine sporche sul fianco destro della vettura. Nick stava per fermarlo, ma il collega gli fece cenno di lasciarlo fare.

«Non preoccuparti, la devo portare a lavare comunque!» spiegò ridendo, mentre il bambino studiava il suo riflesso nella carrozzeria nera.

Fury sospirò e guardò il tenore infilarsi l'intero cono in bocca. Non aveva la più pallida idea di come il suo collega potesse mangiare a quel modo e mantenere il fisico atletico che lo caratterizzava.
«Santo cielo, quando è stata l'ultima volta che hai fatto un pasto completo?»

Zola si voltò lentamente a guardarlo, masticando con forza.
«Martedì scorso, credo...» rispose con la bocca ancora piena.

Il Maggiore alzò gli occhi al cielo scuotendo la testa.
«Non ti hanno mai detto che non si parla con la bocca piena?» chiese ancora Fury, avvicinandosi alla portiera del passeggero.

«Ovvio!» rispose Zola, pulendosi la bocca con il dorso della mano.

Nick alzò un sopracciglio perplesso, per poi fare segno al gruppetto intorno alla macchina di disperdersi.
«Perché mi chiedi di Odafin?» bisbigliò sospettoso Fury.

Reinholdt stava osservando con aria melanconica la "folla" che si allontanava ed era palese che non avesse sentito una parola di quello che Nick aveva appena detto.

«Ohi!» gracchiò il Maggiore, schioccando le dita un paio di volte. «Terra chiama Reinholdt! Che c'entra Odafin?»

Zola, preso alla sprovvista, fissò per qualche secondo l'altro agente, come se si stesse concentrando per ricordare il motivo per cui si trovava lì.
«Ah! Fin, giusto!» gemette, passandosi una mano fra i capelli rossi.

Nick alzò per l'ennesima volta gli occhi al cielo, di questo passo si sarebbe ritrovato in poco a guardare l'interno del suo stesso cranio.

«Hanno affidato il caso a lui e Don, per cui ho pensato che potresti farti dire i particolari» spiegò Reinholdt, salendo in macchina. «Nel senso, potrei estorcerglieli io, ma dato che il Direttore mi tiene sott'occhio è meglio evitare!»

Fury seguì il collega e prese posto sul sedile anteriore dalla parte del passeggero. La macchia aveva gli interni in pelle bianca e l'interno dell'abitacolo profumava di pino.
Nick passò una mano sul cruscotto con rifiniture in radica, prima di voltarsi a guardare il collega.
«È proprio una bella macchina» sussurrò, temendo che anche solo il tono di voce troppo alto potesse rovinarla.

«Grazie, ma non distrarti, per favore!» asserì il guidatore, dando un colpetto giocoso all'avambraccio del collega.

«Anche se mi distraessi la cosa non cambierebbe» borbottò Fury, facendo spallucce. «Non ho la forza di minacciare Odafin. Non sono bravo in questo genere di cose...»

Miracle WorkerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora