Il tredici luglio 1977 un fulmine colpì le linee di trasmissione elettrica che collegavano Indian Point, l'impianto mediano dello stato e il principale fornitore di corrente della città, al resto della rete elettrica nazionale. A causa dell'ondata di calore che aveva investito New York in quei giorni, le reti di quartiere non furono in grado di gestire il sovraccarico e cedettero una dopo l'altra, lasciando la città nel buio più totale. Nel giro di una decina di minuti, la metropoli sprofondò nel caos.
Incendi, furti e violenze scoppiarono in ogni parte della città. La polizia sottopagata e priva di mezzi per gestire la crisi, rispose al fuoco con il fuoco, sparando alla cieca e arrestando chiunque le capitasse a tiro. Quelle due giornate di buio rappresentarono uno dei punti più bassi della storia della città.
Alla fine del Blackout, New York era irriconoscibile e migliaia di persone si ritrovarono senza casa o senza lavoro. Interi negozi e palazzi erano andati in fumo, e con loro la quotidianità di molti newyorchesi.Questo Nick ovviamente non avrebbe potuto saperlo, né tantomeno immaginarlo.
Una settimana prima del grande Blackout la sua preoccupazione maggiore era di altro tipo.
Il "New York Music Paper" aveva pubblicato, il sette di quel mese, una recensione dell'ultima rappresentazione della stagione operistica. L'articolo non era stato affatto positivo. Oltre a criticare aspramente il modo in cui uno dei più grandi teatri dell'opera al mondo era gestito e gli adattamenti delle opere liriche, descriveva Reinholdt come: "un cane vecchio e vagamente sovrappeso, incapace di imparare giochi nuovi".
Continuava, poi, dicendo che, dopo che si era vista un interpretazione del primo tenore, non c'era bisogno di vederne altre dato che Zola era dotato di poche, se non inesistenti, abilità espressive e recitative. Il tutto si concludeva con un sentito consiglio ai lettori di risparmiarsi i soldi del biglietto, e di andare piuttosto al cinema poiché, testuali parole, "non ne valeva davvero la pena di sprecare tre ore della propria vita in questo modo".La recensione era finita nelle mani di Fury per caso. L'otto, infatti, si trovava appostato con l'Agente Zola lungo la settima strada. Appostato si fa per dire, avevano appena chiuso un caso che era durato più o meno dieci giorni. Erano entrambi esausti, e il Maggiore aveva parcheggiato la sua Charger lungo una delle strade più trafficate della città perché si sentiva dentro il petto, e soprattutto nello stomaco, di non avere la forza di andare avanti.
Faceva caldo, troppo caldo.
Il sudore scendeva a rivoli caldi dalla sua fronte corrugata, e si sentiva persino le palpebre bagnate. Reinholdt dal canto suo, sembrava essere appena uscito dalla doccia. I capelli rossi, madidi di sudore, parevano essere incollati al suo cranio e la camicia bianca aveva tutto l'aspetto di una seconda pelle, tanto lasciava intravedere il petto del tenore. Ogni volta che il collega inspirava faticosamente, e il tessuto si stirava a mostrare ogni centimetro del suo addome scolpito, Nick faceva fatica a tenere gli occhi davanti a sé. Non sapeva cosa fosse quella strana sensazione nel retro della sua gola, né tanto meno riusciva a mettere in ordine i pensieri confusionari che gli affollavano la mente in quel momento. Sapeva solo che sarebbe potuto stare a guardarlo per ore, solo respirare, senza annoiarsi.
Scosse la testa con forza e saltò di colpo fuori dalla macchina nera.«Dove vai?» rantolò il collega stremato, guardandolo incamminarsi velocemente lungo il marciapiede.
«A prendere qualcosa da bere!» rispose il Maggiore senza voltarsi. «Vuoi che prenda qualcosa anche per te?»
L'agente rimasto nella macchina emise un rantolo disarticolato, che Fury intese come un assenso. Così Nick, appoggiandosi allo stand di una di quei bagarini che vendono un po' di tutto tipici della settima strada, valutava cosa prendere tra una bottiglietta di coca cola o una di sprite. Costavano lo stesso prezzo, settantacinque centesimi, ma per il Maggiore la questione più importante tra le due bevande era quale fosse più bevibile da calda. Faceva talmente caldo, che era sicuro che, appena tirate fuori dal minifrigo, le bevande sarebbero diventate zuppa in men che non si dica.
Sbuffò e lanciò un'occhiata all'espositore dei giornali. Fu allora che notò il "New York Music Paper", dal cui angoletto che gli era rivolto spuntava il nome di Reinholdt Zola in vivide e grassocce lettere bianche su fondo nero.
Inarcò un sopracciglio e tirò con un movimento deciso il giornale fuori dal suo "ripiano".
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Miracle Worker
FanfictionQuando Tony Stark riceve una studentessa del conservatorio di New York, non si aspetta di trovarsi di fronte a uno dei segreti meglio tenuti dello S.H.I.E.L.D e, soprattutto, della sua famiglia. La ricerca di risposte lo porterà a dubitare dei suoi...