La Proposta

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Giugno 1978

Nick si voltò lentamente verso la porta del piccolo appartamento, prendendo posizione dietro il divano dismesso, posto affianco alla finestra. Il cuore gli batteva talmente forte che gli sembrava stesse per esplodergli in petto.

Quando si era alzato quella mattina, non avrebbe mai potuto immaginare di trovarsi faccia a faccia con coloro i quali, secondo il Direttore, avevano guidato il furto alle Stark Industries dell'anno prima. La soffiata era arrivata una settimana prima alla base, attraverso un vecchio compagno di accademia di Odafin.
Reinholdt all'inizio non sembrava interessato, per quanto lo riguardava il caso era chiuso da un bel pezzo. C'era voluta tutta la forza di persuasione che Nick aveva in corpo per convincerlo a controllare il piccolo studio notarile a Brooklyn, e ora se ne stava pentendo amaramente.

Fury aveva perso di vista il suo partner quasi subito. Quando avevano bussato alla porta non aveva risposto nessuno, ma due uomini ben vestiti erano usciti all'unisono dai due appartamenti alla fine del corridoio. Ciò aveva allarmato istantaneamente il tenore, il quale aveva tentato di approcciare educatamente i due. Questi, però, avevano, per tutta risposta, tirato fuori due Calibro 38 e avevano iniziato a sparare verso gli agenti. Reinholdt si era lanciato giù per le scale dalle quali erano saliti qualche minuto prima, mentre Nick, approfittando del trambusto creato dal collega, si era andato a nascondere in uno degli appartamenti sfitti sul piano.
Accucciato com'era dietro il vecchio materasso di pelle, pistola in pugno, non aveva una visuale completa della vecchia porta dalla serratura fallata. Non era sicuro che uno dei due assalitori fosse ancora nei paraggi, ma lo sperava con tutto il cuore. Il solo pensiero che Zola potesse star affrontando entrambi da solo gli fece accapponare la pelle. Forse sarebbe dovuto andare a controllare.
Iniziò a tirarsi su con cautela, ma nel momento stesso in cui si fu tirato in piedi, un tonfo sordo lo raggiunse dal piano di sotto. Quel suono gli fece dimenticare tutti gli scrupoli che si era fatto fino a qualche momento prima.

Si tuffò attraverso la porta con la pistola in pungo. Non c'era nessuno nel corridoio, ma riusciva a sentire distintamente la commozione che stava avvenendo al piano inferiore. La sua paura peggiore era diventata realtà: Reinholdt li stava affrontando da solo. Nick imprecò e corse al piano di sotto, per aiutare il partner.

I tre si stavano affrontando in un altro appartamento sfitto. I due assalitori avevano entrambi perduto la propria arma, e si stavano lanciando a turno contro Zola brandendo pezzi di mobilio. Uno dei due aveva afferrato una vecchia sedia di vimini e, mentre l'altro colpiva Reinholdt al fianco con la gamba di un tavolino, la spaccò sulla testa del tenore.

Nick reagì istintivamente, cercando di sparare a quello dei due che gli era più vicino. Tuttavia si accorse subito che la vicinanza degli assalitori al suo collega lo metteva in pericolo, rischiava di colpirlo per errore.
Rinfoderò la pistola, per poi lanciarsi a tutta velocità contro quello che brandiva ancora le gambe della sedia di vimini.

Quella che seguì, fu la rissa più dura che Nick avesse affrontato in anni. Vivere a New York e lavorare per lo S.H.I.E.L.D gli avevano quasi fatto dimenticare come fosse prendere un cazzotto in pieno volto da un disgraziato che non sapeva con chi stesse avendo a che fare. Fury gli rispose con una testata sui denti, per poi colpirlo in pieno stomaco con un calcio. L'uomo volò dall'altra parte dell'appartamento, e colpì violentemente la testa contro il pavimento.

Risolta la questione, il maggiore fece in tempo a girarsi per vedere il collega volare fuori dalla finestra assieme all'altro assalitore.

«Reinholdt!» gridò Nick, correndo verso la finestra.

Si affacciò preoccupato, sperando di vedere il suo partner ancora tutto intero dopo aver fatto un volo di due piani.

Zola era atterrato sull'altro uomo, e stava cercando disperatamente di rimettersi in piedi. Anche da quella distanza, però, il maggiore riusciva distintamente a vedere che la gamba sinistra del collega era piegata ad un angolo innaturale.

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