Rosso Malpelo

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Nick passò il fine settimana seguente a letto. Doveva recuperare tutte le ore di sonno che aveva perso dietro al suo nuovo "incarico".
Si alzò solo per andare al bagno.
Nonostante questo, però, non dormì affatto bene.
Ogni volta che chiudeva gli occhi sognava lo Studio 54 e Reinholdt che ballava a due metri da terra e lo costringeva a ballare con lui. Somigliava più a un incubo che a un sogno effettivamente.

Quando finalmente arrivò lunedì, Fury si trascinò con forza attraverso il suo monolocale alla ricerca di una tazza di caffè, per poi realizzare che si era dimenticato di fare la spesa. Sospirò esasperato e si sedette sullo sgabello accanto al frigorifero vuoto.
Non solo aveva passato due giorni a digiuno, ma aveva anche dimenticato la sua giacca nera allo studio. Grazie al cielo aveva tenuto il portafoglio nella tasca posteriore dei pantaloni, quindi non aveva perso niente di importante. Più che altro avrebbe dovuto trovare una scusa credibile da dire a sua nonna nel momento in cui sarebbe tornato a casa senza.
Si grattò il capo mentre rifletteva sul da farsi. La sua capigliatura era in uno stato pietoso, forse si sarebbe dovuto tagliare i capelli prima di tornare in America.
Nick non era un fan dei capelli lunghi, l'unico motivo per cui se li era lasciati crescere era per tenersi calda la testa nei freddi inverni tedeschi. Ora, però, sembravano una matassa inestricabile, la sola idea di doverli acconciare gli faceva venire la nausea.
Strusciò i piedi fino al bagno e dopo aver aperto l'acqua si infilò nella doccia.
Alla fine ci mise poco più di mezz'ora a darsi un aspetto civile. Era abbastanza soddisfatto dell'aspetto che avevano adesso i suoi capelli, anche se c'era una ciocca nel mezzo che aveva deciso di rimanere dov'era senza che si riuscisse a pettinarla da una delle due parti. Sbuffò e si arrese, sicuro che tanto non se ne sarebbe accorto nessuno.

Fury aveva sempre avuto un'ottima memoria, quindi non ebbe alcun problema a ritrovare la strada per il quartier generale e, allo stesso tempo, evitare il marasma di Time Square.
Entrato nell'ascensore salutò il vecchietto sullo sgabello, il quale si limitò ad annuire e inserire il codice senza staccare gli occhi dal suo giornale.
Arrivato al Quattordicesimo piano, fu sorpreso nello scoprire che, alle nove del mattino, gli unici presenti erano l'Agente Tutuola e l'Agente Donowitz, i quali erano in una delle sale adiacenti a quella principale che era adibita ad area comune. Stavano bevendo il caffè e, quando videro Nick comparire dalla porta con un paio di pesanti borse sotto gli occhi, gliene offrirono una tazza senza che dovesse chiedere.
Fury ringraziò e si lasciò andare contro la porta della stanza.

«È normale in questa città che alle nove non ci sia nessuno a lavoro?»
chiese, prima di prendere il primo sorso.

«Abbastanza, il lunedì arrivano tutti per le nove e mezza. Persino il direttore!» spiegò Don, aggiungendo tre cucchiaini di zucchero al suo caffè sotto lo sguardo sconvolto di Fin.

«Già, noi arriviamo prima così abbiamo tempo di prepararci psicologicamente alla giornata» aggiunse Odafin, allontanando la zuccheriera dal suo collega.

«A proposito» esordì Abraham, rivolgendo la sua tazza verso Nick. «Scommetto che Zola non si è presentato venerdì, vero?»

Fury alzò gli occhi al cielo e annuì. Era meglio non raccontare loro di venerdì sera, sarebbe stato troppo imbarazzante.

«Tipico Reinholdt!» continuò l'agente, scrollando le spalle. «Chissà cosa aveva di così importante da fare...?»

Prima che Odafin potesse rispondere con una delle sue battute acide, Nick si era già allontanato e si era andato a sedere con il caffè alla sua scrivania. Non ci volle molto, però, perché i due lo raggiungessero e ricominciassero a battibeccare.

«Fin, falla finita! Sei fortunato perché adesso non c'è nessuno qui, ma prima o poi ti scapperà davanti a lui e allora saranno guai!» lo riprese Donowitz.

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