4: tra realtà e finzione

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tw: sangue/blood
(la sua presenza, anche se in minime quantità, potrebbe turbare i lettori più sensibili)

Sooyun

Tamburellai impaziente le dita sul braccio, poggiata contro la parete del corridoio, contando i secondi che passavano. Ero uscita dall'aula con la scusa di dover andare in bagno, ma la verità era che non stavo affatto bene. La testa martellava forte, mentre sentivo il fiato iniziare a mancare. Non era affatto un buon segno e sapevo benissimo cosa stava per succedermi. Forse sarebbe stato meglio tornare in classe, anche se detestavo l'idea di farmi vedere debole dai miei compagni di classe.

Chiusi gli occhi e poggiai la testa contro la parete. Dovevo farlo, ero fuori già da troppo tempo.

Mi scostai dalla parete e mi decisi a tornare indietro, nonostante il dolore che iniziava ad annebbiarmi la vista e la testa. Incespicai, ma continuai a camminare. Dovevo mascherare tutto, non volevo essere un peso.

Poggiai una mano contro la parete quando vacillai ancora. Forza, Sooyun, non manca tanto.

Scossi la testa, scacciando dalla testa qualsiasi pensiero, e ripresi a camminare. Il corridoio sembrava vorticare e la vista si stava riempiendo di macchioline nere. No, no, non posso svenire adesso...

Iniziai a barcollare finché non caddi a terra. L'ultima cosa che sentii prima di perdere i sensi furono dei passi che risuonavano nel corridoio vuoto. Poi, il nulla.

Battei le palpebre, un po' pesanti e mi guardai intorno. Non sapevo dove mi trovavo: sotto i miei piedi la terra era nera con un colore d'orato, come mista alla sabbia, e il cielo era limpido e di un blu scuro, che sembrava infinito e perenne. Ero sola, non vedevo altre persone intorno a me. Era un posto insolito, mi metteva i brividi. Dove mi trovavo? Che fosse un sogno? Mi sembrava di essere in un altro mondo.

Mossi qualche passo e mi portai una mano al petto, spaesata, quando mi resi conto che non provavo più dolore, né alla testa, né al petto. Ma c'era qualcosa che non andava. Attraverso le dita sentivo qualcosa, un liquido, che mi macchinava le mani. Abbassai lo sguardo e cacciai un urlo vedendo il sangue sgorgare da una ferita al petto, all'altezza del cuore. Era come se ci fosse una cavità profonda nella pelle da cui il sangue sgorgava fuori, fresco. Cosa...

Aprii gli occhi di scatto, mettendomi seduta. Sentivo la fronte imperlata di sudore e un brivido mi percorse la schiena. Con il respiro affannato, abbassai lo sguardo sul petto e, scostando lo scollo della camicia, verificai che non ci fosse quella terribile ferita. Mi si mozzò il respiro quando vidi... nulla. Qualsiasi cosa fosse stato, ora non c'era più.

«Signorina Kang» esclamò sollevata una voce femminile.

Spostai lo sguardo verso la mia destra e vidi una donna vestita di bianco che mi osservava. Solo in quel momento mi resi conto di dove fossi: ero in infermeria ed ero sdraiata su un lettino bianco.

«Cosa...» farfugliai confusa.

«Devi ristenderti» fece l'infermiera, avvicinandosi, la targhetta con la scritta Kim Hajoon che risplendeva sotto le luci artificiali della stanza «Hai appena ripreso i sensi, non si puoi muoverti così bruscamente» notando che continuavo a guardarla smarrita, aggiunse «Sei svenuta e ti ha portata qui un ragazzo. Doveva essere un tuo compagno di classe»

«Chi era?» sarà stato Beomgyu? Prima sembrava preoccupato quando sono uscita dall'aula. Che abbia intuito qualcosa?

«Mi spiace, non ricordo il suo nome» la signorina Kim si avvicinò alla scrivania «Riposati, la scuola avviserà i tuoi genitori e potrai andare a casa»

Rebuild Me || TXTDove le storie prendono vita. Scoprilo ora