24: provare lo stesso

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Soobin

Poggiai la penna sul quaderno e stiracchiai le braccia, chiudendo gli occhi, stanco. Afferrai il cellulare e osservai l'orario sul display: le sette di sera. Ero in quella biblioteca da ore ormai, provando a scrivere un saggio. Era meglio tornare a casa.

Iniziai a raccogliere le mie cose, infilando il portatile nello zaino insieme ai libri e ai quaderni sparsi sul tavolo. Cercai di non fare rumore mentre sistemavo la sedia. Poi, quando mi girai, notai una persona familiare seduta a qualche tavolo di distanza.

Jiyoung stava scrivendo su un quaderno, gettando ogni tanto uno sguardo al libro aperto accanto. I capelli le coprivano in parte il viso ogni volta che lo abbassava.

Mi avvicinai, facendomi strada tra i tavoli, un po' preoccupato che fosse ancora fuori a quell'ora. Quando le arrivai davanti mi schiarii la gola «Jiyoung?»

Lei sollevò subito la testa e mi guardò un po' incuriosita «Soobin?»

«Ciao» le sorrisi, osservando il libro di matematica «Sono stato seduto qui vicino per tutto questo tempo, eppure non ti ho vista»

«Che coincidenza» fece lei, accennando un piccolo sorriso.

«Rimarrai qui ancora per molto?» lei diede un'occhiata al libro prima di annuire. Io aggiunsi, indicando la sedia davanti a lei «Posso sedermi?»

«C-certo»

La ringraziai e presi posto, poggiando di nuovo lo zaino a terra. Incrociai le braccia sulla superficie del tavolo e la osservai riprendere a scrivere «Come mai non sei a casa?»

Lei fece per bloccarsi, ma riprese a scrivere, questa volta la presa sulla penna era più decisa. Evitò il mio sguardo quando parlò «Non avevo voglia di andarci, quando sono uscita da scuola. Sarei stata sola. I miei genitori lavorano fino a tardi o non ci sono quasi mai»

«E Minki?» mi era parso che le fosse molto affezionata ed era strano che non fosse rimasta con lei.

«Minki va in giro per quasi tutto il pomeriggio, un po' come il getto de "I sospiri del mio cuore". Se non fosse che la accudisco, avrebbe già cambiato padrone» ridacchiò, facendo illuminare i suoi occhi «Ora sarà da Kai»

«Ti senti sola, dunque» mormorai, chinando la testa sulle braccia conserte. Il mio cuore si strinse, più che altro perché provavo anche io lo stesso sentimento, ogni giorno «Siamo sulla stessa barca, allora»

«Che intendi?» il tintinnito della penna risuonò quando la lasciò cadere contro i libri.

«Quando ero nell'altro mondo...» mi fermai e sollevai lo sguardo su di lei «non ti metto a disagio se ne parlo, vero?» Jiyoung scosse la testa e ne fui grato «Quando ero lì, non avevo nessuno. Fin da piccolo, ero stato allontanato dalla mia famiglia, ma non ho mai saputo il perché. Ora, invece, da quando ci siamo reincarnati tutti, ne ho una che mi ama. Due genitori, dei fratelli, perfino un nipote... ho tutto quello che volevo avere, anche se i ricordi dei miei primi vent'anni - o quelli che per questo mondo sono circa i miei vent'anni - non sono reali. Per la mia famiglia si, ma per me no. Ho iniziato a vivere in questo mondo solo da poco, mentre osservavo tutto come dietro uno schermo, come se per me ci fosse voluto più tempo per arrivare, anche se le vite degli altri erano già iniziate e andavano avanti. Per la mia famiglia non cresco mai, sono sempre lo stesso e non possono accorgersene. Io sono immortale. Questo mi ricorda sempre quello che sono e, anche se sono circondato da persone che mi vogliono bene, io... alcune volte mi sento l'unico tra miliardi»

Rebuild Me || TXTDove le storie prendono vita. Scoprilo ora