20: nei miei sogni

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Soobin

[ 03:20 a.m. ]

Anche quando sognavo, sapevo perfettamente dove mi trovavo. Il cielo privo di nuvole che virava dal blu al verde scuro, nessun filo di vento che soffiava, la terra mista a sabbia sotto i piedi e gli alberi dalla corteccia nera e intrecciata, le radici spesse e le foglie di un rosso sangue: quella era casa, una vecchia, che non mi mancava affatto.

Feci un passo avanti per guardare la pozza d'acqua, formatasi a terra dalle lacrime di tristezza e disperazione degli abitanti del posto. Era talmente chiara da poterne vedere il fondo. Il mio riflesso mi restituì lo sguardo, o almeno metà: nell'occhio sinistro era situata, al posto dell'iride e dalla pupilla, una stella bianca e lucida grazie alla quale riuscivo a prevedere il futuro. I capelli tirati indietro permettevano di vederla senza filtri. Avevo sempre pensato che quella stella fosse più il promemoria della scelta che avevo fatto che un modo per manifestare il mio potere. Distesi le ali, appena sopra le scapole, per alleviare il dolore che sentivo, dovuto alla loro pesantezza. Erano di un blu che si schiariva fino a raggiungere il bianco sulle piume inferiori. Mi ricordavano quelle di un uccello. Feci una smorfia quando mi resi conto di indossare di nuovo lo stesso completo bianco. Non lo sopportavo, come la maggior parte del mio aspetto.

Distolsi lo sguardo dalla pozza e mi guardai intorno, provando nessuna emozione in particolare. Decisi di addentrarmi tra i pochi alberi presenti, per vedere se non ci fossero anomalie. La mia unica compagnia era il silenzio dei miei passi e dell'ambiente circostante. Non c'era mai un suono o un rumore.

Ma quella volta, con sorpresa, avvertii un fruscio, come di un abito troppo lungo che sfiorava il terriccio. Guardai tra la distesa desolata di quel mondo, cercando l'intruso. Non c'era nessuno... e poi avvertii di nuovo il fruscio, questa volta alle mie spalle. Mi voltai, allargando le ali, e mi fermai quando la vidi. Era una ragazza, i capelli di un castano scuro si agitavano sulla schiena a ogni passo. Era di spalle, non riuscivo a vederle il volto, ma potevo chiaramente distinguere il vestito che indossava, di un bianco puro, che catturò la mia attenzione. Nel mio mondo il bianco indicava il potere assoluto, come il mio, o il rango sociale più alto. Doveva essere per forza una nobile.

Avanzai, curioso di sapere dove stesse andando e perché fosse lì. Non c'era mai nessuno nei miei sogni. Era un cattivo presagio.

La ragazza non sembrava avere fretta, camminava con calma. Mentre la guardavo da una discreta distanza, lei si voltò e io rimasi incantato dalla sua bellezza, ma semplice e pura. Però qualcosa stonava sul suo volto e non era solo la sua espressione triste: una cicatrice partiva dal mento verso la mandibola, fermandosi appena sotto la tempia.

Lei non sembrò notarmi, gli occhi erano pieni di sofferenza e persi nel vuoto. Fece un lieve sorriso triste...

Mi svegliai di soprassalto e avvertii l'occhio destro pizzicare. Mi misi a sedere e scalciai le coperte, sentendomi soffocare. Sollevi una mano per toccare l'occhio sinistro. Riuscivo ad avvertire che era normale, comune come quello destro. La cosa mi rassicurò subito. Non ebbi il tempo di riprendermi da quel brusco risveglio che una visione si formò nella mia mente, scomparendo prima che potesse manifestarsi.

Di solito nei miei sogni rivivevo momenti del passato o il mio subconscio mi riportava in quel luogo, ma era insolito che un sogno diventasse premonitore. Mi passai una mano sul volto, sentendomi tremare. Perché quella volta era stato diverso?

[ 09:58 a.m. ]

Guardai l'orologio appeso alla parete del bar e mi poggiai con un sospiro contro lo schienale della sedia. Erano circa le dieci, Beomgyu sarebbe arrivato a momenti. Gli avevo scritto di incontrarci qualche ora prima, volevo chiarire la situazione.

Rebuild Me || TXTDove le storie prendono vita. Scoprilo ora