D10 - Animali Feriti

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Sono stato interrotto nuovamente.

Pensavo che non avrebbero osato varcare nuovamente quella porta, non dopo che avevo detto che non volevo essere disturbato, ma a quanto pare mi sbagliavo.

Ho passato la notte a scrivere, senza sentire stanchezza o dolore. Sembra quasi che togliendo il proiettile io abbia preso commiato dal mio corpo e che ora stiamo vivendo due vite separate.

Non molto tempo fa non sarei riuscito a scrivere per più di dieci minuti prima che i crampi mi bloccassero la mano. La mia stessa grafia sarebbe andata peggiorando con lo sforzo e le ultime lettere sarebbero state quasi illeggibili.

Non questa volta: ho continuato a scrivere per ore, senza notare la luce che aveva cominciato a filtrare dalla finestra, senza provare niente nel raccontare la mia vita.

Ho sempre trovato che si debba essere oltremodo egocentrici per pensare che a qualcun altro oltre a noi interessi la nostra vita. Dovrei ricadere in questa categoria? Ho fatto qualcosa che merita di essere ricordata, da cui altri possano trarre ispirazione?

Guardando la storia fino a questo punto, direi di no.

Mi sono preso una pausa, sono uscito dalla stanza e ho incontrato gli altri. Avevano tutti la stessa espressione: si guardavano i piedi e borbottavano cose a caso, incapaci di affrontare la realtà.

Ho fatto girare la voce che questa sera ci sarà una riunione, per parlare di quanto è successo e di quello che succederà d'ora in avanti. Molti sono sembrati più spaventati che sollevati nel sentirlo, ma non ho tempo di preoccuparmi per loro.

Fino a questo momento è stato facile raccontare la mia storia, come un malato in un letto di ospedale che descrive ciò che vede dalla finestra.

È stato facile parlare del Lucio Agricola vigliacco e incostante. È stato facile descrivere le sue azioni e prenderlo in giro, mentre si crogiolava nella sua insicurezza.

Lucio Agricola. Ho sbagliato, chiedo scusa. Mi sono presentato con questo nome, ma ormai sono mesi che nessuno mi chiama così. Lucio Agricola era il tesserino di riconoscimento che indossavo nel mio vecchio lavoro. Ora ho un altro nome e altre responsabilità.

Sarebbe allettante saltare direttamente alla fine, mettere il punto finale ai miei sproloqui e tanti saluti. Ma non posso.

Questo diario deve raccontare la nostra storia, così che io possa andare avanti per la mia strada.

Devo seppellire Lucio Agricola prima di reincarnarmi definitivamente. È poco carino lasciare il proprio cadavere a marcire sul bordo della strada.

Sono tornato quindi alla scrivania e ho preso in mano la penna, accingendomi a finir di scrivere questo immenso epitaffio.

La sera della mia entrata ufficiale nel Branco tornai a casa senza dire niente. Avevo dato il farmaco a Giaguaro ed ero salito in macchina, pronto a tornare indietro. Il viaggio non durò, semplicemente. Non avevo alcuna percezione del tempo, preso com'ero nel riflettere su quanto era successo. Non ci avevo fatto caso fino a che non me l'aveva fatto notare Lupo: le mie azioni della sera prima sembravano non appartenere a me, come se avessi osservato la scena dall'alto.

Quando arrivammo scesi ed entrai in casa, senza ricambiare il saluto di Giaguaro e mi stesi sul letto.

Non si può passare dall'essere un coniglio all'essere un leone, ancora dei tremiti mi attraversavano di tanto in tanto, come brividi di freddo. Mi stupii nello scoprire che non tremavo di paura ma di eccitazione.

Per la prima volta in vita mia ero uscito dalle regole e mi ero preso quello che volevo con la forza.

Sono stato vittima di bullismo da piccolo. Può sembrare strano, grande e grosso come sono sempre stato, ma la verità è che nonostante potessi ribellarmi, non l'avevo mai fatto.

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