Erika correva nella notte senza una meta precisa.
Correva, lasciando che l'aria fredda le portasse via le lacrime dagli occhi.
Ne aveva abbastanza, voleva solo uscire, strapparsi la pelle e diventare un'altra persona. Aveva provato abbastanza dolore per una vita intera e ora non poteva semplicemente sopportarne altro.
Continuò a correre, si lasciò il paese alle spalle e corse ancora.
Quando si fermò era circondata dalla campagna, immersa nell'oscurità. Il cielo era completamente ricoperto da grandi nubi nere che nascondevano la Luna e la sua luce.
Si mise seduta su una pietra e rimase in quel modo, la testa tra le ginocchia, lasciando che i grilli tornassero a cantare attorno a lei.
Non voleva pensare, voleva solo il dolce oblio. Ogni suo pensiero la faceva ritornare a quelle ultime pagine, alla successione di emozioni che l'aveva attraversata.
Urlò il suo dolore alla notte, maledicendo il nome di quell'uomo che aveva giocato con lei, che si era divertito a prenderla in giro prima di dirle l'amara verità.
Per la prima volta in così tanto tempo aveva veramente sperato che avrebbe rivisto la sorella solo per poi scoprire che non l'avrebbe rivista mai più. Perché Jessica era...
Non poteva formulare quel pensiero, si gettò a terra e strappò disperata ciuffi d'erba, sentendo la rugiada unirsi alle lacrime e bagnarle i vestiti.
Pianse per ore, era notte profonda quando finalmente si girò sulla schiena per riprendere fiato.
Lo aveva sempre saputo. Una piccola, crudele e oggettiva parte di lei le aveva sempre detto che poteva esistere quella possibilità. Ma non l'aveva mai ascoltata, perché Jessica non poteva morire, era troppo piena di vita, troppo forte.
Rimase sdraiata in quel modo, ripensando a quello che aveva letto, scossa ogni tanto da un singhiozzo.
Sua sorella era malata. Non lo sapeva, come non sapeva che lo era stata anche la madre. Suo padre dopo averle detto che si era suicidata, quando era stata abbastanza grande, non aveva più voluto parlare di lei.
Avrebbe dovuto essere disperata anche per sé stessa: a quanto pareva, se la madre era malata, c'era il forte rischio che lo fosse anche lei, ma non riusciva a dare forma a quel pensiero. Anche se fosse, era comunque una possibilità e c'erano cose ben più sicure di cui addolorarsi.
Poi, una piccola voce le disse da qualche parte nel cervello: "Forse non è morta, non è detto..."
Suo malgrado sentii la speranza fiorire a poco a poco ma cercò immediatamente di distruggerla: non avrebbe sperato di nuovo per poi perdere tutto nuovamente.
Si incamminò lentamente verso il paese, distrutta dal pianto e dal dolore.
"Sembrava felice..." si disse, come a voler guardare il bicchiere mezzo pieno. "Lucio l'amava molto..."
L'aveva capito da come parlava di lei, prima ancora che lui stesso lo ammettesse. Era stata felice di vedere che qualcuno amava così profondamente sua sorella, si era sentita vicino a Lucio in quel momento. Ma ora non poteva che provare rabbia nei suoi confronti, per quello che aveva fatto: se non fosse stato per lui, sua sorella sarebbe stata ancora viva.
Gliel'aveva portata via.
Camminò a lungo, il vento che tirava sempre più forte urtando contro le persiane chiuse del paese. Non c'era anima viva per le strade e presto cominciò a piovere.
Vento e pioggia aumentavano e lei corse verso l'Ala, sentendo il cielo ruggire sopra di lei.
"Dove sei andata?" le gridò Matteo non appena entrò. "Sei cretina? Sta arrivando l'uragano e..."
Si fermò vedendo la sua espressione. Erika lo fissava, improvvisamente arrabbiata con l'oste: lui lo sapeva, aveva letto il diario ma non aveva detto niente. Sapeva cos'era successo e aveva fatto finta di niente.
La rabbia diventò furia, aprì la bocca per affrontarlo ma prima che lo potesse fare, lui si fece avanti e l'abbracciò.
"Cosa stai...?" gridò lei cercando di allontanarlo. "Lasciami!"
"Mi dispiace!" sussurrò Matteo.
"Lasciami!" disse nuovamente, sentendo le lacrime salire.
Ma lui non la lasciò e lei sentii tutto quello che aveva tentato di nascondere in profondità ritornare in superficie.
Rimasero lì, stretti l'uno all'altra, piangendo entrambi.
Quando Erika tornò in camera il tempo era peggiorato e il vento colpiva con forza l'avvolgibile dietro il quale si era riparata.
Il diario giaceva abbandonato a terra, vicino al letto. Lo superò senza guardarlo e si mise seduta in un angolo.
Sapeva che doveva farlo: doveva sapere com'era finita, ma il terrore le impediva di muoversi.
Sua sorella era quasi sicuramente morta, di cosa doveva avere paura? Di perdere quel "quasi sicuramente".
Quando si allungò per prendere il libro, si sentiva disidratata e vagamente febbricitante. Era come se avesse pianto tutta l'acqua che aveva dentro di sé.
Mai una copertina era stata così pesante dasollevare, pensò, pronta a leggere l'ultima parte della storia.
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Il Branco
Mystery / ThrillerErika è una ragazza la cui sorella è scomparsa dopo essersi unita a un gruppo ecoterroristico di stampo animalista chiamato Il Branco. La sua ricerca la condurrà al diario del ricercato numero uno del paese e alla sua storia. Risultato migliore: (GR...