Mi sono spesso chiesto la vera natura della paura. È una sensazione che ho provato e proviamo tutti, in ogni momento di ogni giorno. Riusciamo ad andare avanti evitando accuratamente di pensare alle cose che ci terrorizzano e agli incidenti che ci possono attendere dietro l'angolo. La nostra tranquillità è un lago con la superficie increspata dal movimento di centinaia di pesci.
Ancora una volta mi sono chiesto se la paura sia un frutto della ragione o dell'istinto. Temiamo ciò che sappiamo essere pericoloso, una conoscenza nata dalle nostre e dalle altrui esperienze di vita. È senza alcun dubbio una manifestazione della nostra capacità di pensare e di esprimere giudizi.
Gli altri animali hanno però l'istinto. Riescono a percepire le intenzioni e le potenziali minacce, basandosi su una conoscenza incorporea vecchia di milioni di anni. Come fanno a capire se una pianta o una preda è velenosa se non l'hanno mai vista prima? Come fanno a sapere istintivamente come comportarsi sin dal momento della loro nascita? La paura è intelligenza o istinto?
La mattina dopo mi svegliai all'improvviso e completamente, come se una sveglia mi fosse suonata nel cervello. Cominciò piano, da un punto imprecisato tra lo stomaco e la pancia, per poi ramificarsi e raggiungere il resto del corpo. Era una sensazione terribile che associai al presentimento che qualcosa non andava, immemore in quel momento di cosa era successo la sera prima. Solo quando l'incontro mi passò in una serie di flash nel cervello riuscii ad associare quella sensazione al suo nome: panico.
Ecco il vero me, ben diverso dall'uomo tutto d'un pezzo che aveva accettato di partecipare a un attacco terroristico la sera prima. Da una parte il medico affermato, alto e fiero, che poteva fare la differenza in un'azione così pericolosa. Dall'altra un uomo rannicchiato nel letto in posizione fetale, tenendo le ginocchia contro il petto, con la testa che ronzava pericolosa in preda alla paura.
Quel giorno ci misi molto più tempo a prepararmi. Forse a causa delle mani che mi tremavano mentre tentavo di associare ogni bottone alla propria asola o forse per il dover schivare quel campo minato di cocci.
Lanciai un'ultima occhiata a quella desolazione e chiusi la porta.
Mentre ero in macchina continuavo a parlare tra me e me. Qualcuno ha detto che parlare da soli è sintomo di follia.
Probabilmente ha ragione.
Più mi avvicinavo ai Laboratori, più il panico cresceva. Stavo per guardare negli occhi e parlare con il tizio contro cui, di lì a poche ore, avrei condotto un attacco terroristico.
Terrorista. Terrorista. Terrorista.
Questa parola continuava a echeggiarmi nella testa, a ricordarmi cosa sarei diventato. A ricordarmi cosa potevo perdere e cosa potevo ricevere in cambio dei miei servigi.
"Non hai ancora fatto niente" mi dissi per tranquillizzarmi. Pensiero che subito divenne: "Potresti non fare niente e andare avanti, senza rovinarti la vita..."
Sì, in fondo nessuno mi costringeva a farlo. Era stato eccitante la sera prima prendersi una sorta di vendetta su Yong, ma più andavo avanti più mi rendevo conto che non sarei riuscito ad arrivare fino in fondo.
Quando arrivai davanti alla statua del serpente, cominciai a notare cose a cui non avevo fatto caso fino a quel momento: la larghezza della porta d'ingresso, il terminale per il riconoscimento delle tessere magnetiche, la lunghezza del corridoio fino alla sala centrale chiedendomi vagamente quanto tempo ci sarebbe voluto per entrare e uscire.
Sedici minuti.
Questo era l'intervallo che ci aveva garantito Sanna, durante il quale ci sarebbe stata una sola guardia notturna a difesa del forte. Una guardia armata.
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Il Branco
Mystery / ThrillerErika è una ragazza la cui sorella è scomparsa dopo essersi unita a un gruppo ecoterroristico di stampo animalista chiamato Il Branco. La sua ricerca la condurrà al diario del ricercato numero uno del paese e alla sua storia. Risultato migliore: (GR...