D12 - La Calma e la Tempesta

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Hai mai sentito l'espressione "La calma prima della tempesta"? Immagino di sì. E l'espressione "La calma dopo la tempesta"? Anche?

La calma precede e segue un grande evento, per dare tempo alla natura di prepararsi ad accoglierlo e per riprendersi una volta passato.

Ma se così fosse, come facciamo a sapere quale calma stiamo vivendo? Come facciamo a sapere se dobbiamo prepararci all'urto o se ci stiamo ancora riprendendo dall'ultimo?

L'acqua che si ritira sulla spiaggia annuncia sempre l'arrivo di un'onda.

A un mese dall'attacco all'Uroboros, Lupo cominciò a comportarsi in modo strano: era incostante e irascibile con tutti e passava la maggior parte delle giornate chiuso nella sua stanza.

Mi sarei preoccupato per lui ma in quel momento ero troppo euforico per deprimermi: dopo un mese di isolamento avevo fatto uscire Ookami dal padiglione.

Non potevo certo mettergli un guinzaglio per portarlo a spasso, non me l'avrebbe permesso. Mi aspettavo che nel momento stesso in cui si fosse ritrovato all'aperto, sarebbe fuggito verso il bosco e non l'avremmo più rivisto. Me lo aspettavo ma ero anche sicuro che non l'avrebbe fatto.

Non è facile spiegare il mio rapporto con Ookami. Non ho mai dubitato che fosse solo un lupo, privo di tutte quelle abilità paranormali che a Volpe piaceva attribuirgli.

Quando lo vide la prima volta, lo indicò con l'indice e molto teatralmente esclamò: "Lui! Lui ha l'ombra della morte su di sé!" e non mi stupii sentirlo ringhiare nella sua direzione. Quel veloce scambio di vedute era bastato a entrambi e mentre Volpe se ne stava lontana e sussurrava facendo i tarocchi, lui la ignorava e drizzava il pelo ogni volta che gli si avvicinava.

Non ho mai pensato che potesse essere un demone peloso, ma non ho mai dubitato che fosse un genio, per la sua specie.

Quando aprii la porta del capannone ci fu una scena abbastanza comica: tutti quelli vicini cercarono nello stesso momento di raggiungere un punto abbastanza in alto per essere al sicuro e Coyote, che aveva in mano Roger, cominciò a correre imitando un giocatore di rugby con il coniglio sotto il braccio.

Erano tutte precauzioni inutili ed ero rimasto sordo di fronte le loro lamentele: non potevamo continuare a tenerlo rinchiuso, non quando non c'era una vera e propria soluzione all'orizzonte.

Lupo era troppo impegnato a commiserarsi per consigliarmi, così aprii semplicemente la porta e stetti a guardare.

Ookami uscì lentamente, beandosi per la prima volta da non so quanto tempo della luce del sole e rimase fermo in quel modo mentre il caos esplodeva attorno a lui.

Non aveva mai mostrato affetto nei miei confronti, a meno di non considerare il fatto che non mi aveva ancora sbranato alla stregua di un abbraccio. Negli ultimi tempi però si era avvicinato molto durante i miei monologhi e spesso si sedeva davanti a me guardandomi fisso o mi seguiva per la stanza quando l'attraversavo da una parte all'altra.

Dopo essersi crogiolato al sole per qualche secondo si girò verso di me e inclinò leggermente la testa, in quella che avevo finito per interpretare come: "E ora che si fa?"

Lasciammo l'agriturismo e ci dirigemmo verso i boschi, non volevo rischiare che qualcuno lo vedesse: ci sarebbe voluta troppa fantasia per farlo passare per un cane.

Restammo nella macchia tutto il pomeriggio, Ookami che mi camminava accanto, senza superarmi o starmi dietro. Non potevo fraintendere il suo atteggiamento: non mi stava conducendo come sono tipici fare i cani da pastore e non mi lasciava dettare il passo. Non eravamo un padrone e il suo cane, eravamo un druido e il suo compagno.

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