D2 - La Scelta

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Ho mentito.

Non mi sto riferendo a una volta in particolare, ma sono abbastanza sicuro di aver detto la mia dose di menzogne durante la mia vita.

È una verità incontestabile: tutti mentono. E con "tutti", intendo proprio tutti, animali compresi.

Siamo soliti pensare che la capacità di dire menzogne sia una conseguenza dell'evoluzione della nostra capacità di pensare. Sbagliato.

Gli animali mentono. Esiste un bruco, con uno di quei nomi complicati in latino, che grazie alla forma e al colore del suo corpo sembra la testa di una vipera. Esistono farfalle che hanno due occhi tatuati sulle ali che le fanno sembrare più grandi e minacciose ai predatori. Serpenti privi di veleno che imitano il colore di quelli velenosi e la lista si allunga ancora.

Mentono e, peggio ancora, è nella loro natura farlo.

Anche io ho mentito. L'ultima volta mentre scrivevo questo diario. Ho mentito a me stesso, ho cominciato a raccontare la mia storia, sperando di poter buttare tutto fuori e poter dimenticare. Mi sono ficcato due dita in gola per vomitare la mia vita ma non ha funzionato.

Ero riuscito a spegnere il cervello per un paio d'ore ma poi il dolore mi ha riportato alla realtà. Una fitta partita dalla spalla che mi ha scosso con brividi per tutto il corpo, come se quell'estraneo che vive tra la mia carne volesse ricordarmi che era ancora lì.

Grazie, lo apprezzo.

Allora mi sono fermato e ho riletto ciò che ho scritto. Una bella storia, ma non la mia.

Istintivamente ho provato a mettermi in una luce migliore con chiunque avrebbe letto questo diario.

Mi sono rappresentato come un eroe di una tragedia, l'ultimo baluardo di giustizia in un mondo marcio.

No, tutte cazzate.

Il mondo è marcio ma io non sono un'eccezione. Se in quel momento mi sono arrabbiato, se mi sono ritrovato a lottare per i diritti di quelle povere bestie non era certo per cieco altruismo.

Era per il disgusto che provavo verso me stesso. Niente di più. Era l'ultimo spasmo di una parte di me che stava morendo.

Questo ero: un vigliacco. Ricordatevelo leggendo questa storia, voglio che non abbiate alcun dubbio.

Cercherò di non mentire ancora, non con chi leggerà queste pagine.

Come fare però a capire se una persona mente? Ci sono piccoli segni che ci svelano la verità. Un tic, lo sguardo che si abbassa leggermente o si sposta altrove, una mano che si stringe, la sudorazione, il deglutire e mille altri piccoli fattori.

Ma se una persona avesse il pieno controllo del proprio corpo? Se avesse passato la vita perfezionando la sua capacità di mentire, perché era richiesto dal suo lavoro? Potremmo scambiare un re per un barbone, se avesse questa capacità.

Il fatto che tu sappia mentire, però, non vuol dire che lo sappiano fare anche coloro che ti sono vicini.

Quando lo vidi apparire in quel corridoio, vestito in giacca e cravatta, mi sarebbe potuto sembrare tanto un avvocato quanto un invitato a un matrimonio. Aveva l'aria rilassata di chi è sicuro di sé stesso ma senza sfociare nell'auto-celebrazione. Il primo pensiero di chiunque se lo trovava davanti era: "Sembra una persona per bene, un tipo abbordabile".

Ma non lo era.

Se vuoi capire una persona, non parlarci. Non guardarla nemmeno. Considera ogni persona come se fosse un vampiro al contrario, che può essere visto solo riflesso su un'altra superficie. Guarda negli occhi di chi gli sta vicino e capirai chi ti sta di fronte.

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