D1 - Lo Yin e lo Yang

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Buono e cattivo sono una concezione puramente umana. Gli altri animali non si pongono domande filosofiche e non considerano cattivi quelli diversi da loro. Il ghepardo non è cattivo perché uccide la gazzella, solo noi possiamo considerarlo in quel modo guardando un documentario.

Ma per fortuna l'uomo nel suo cammino evolutivo ha sviluppato un cervello in grado di porsi queste domande del cazzo e ognuno deve rimanere fedele alla propria natura.

Alla fine la domanda fondamentale rimane proprio: sono buono? O sono cattivo?

Vi siete mai chiesti da che parte della bilancia si trovi il vostro ago? Vi siete mai chiesti se la vostra esistenza aiuta a portare un po' più di luce in questo mondo o se non fa altro che accentuarne l'oscurità?

Non ricordo dove lessi che le persone cattive non si chiedono se sono cattive o meno.

Perché? Perché non ne sono consapevoli? O forse perché sono completamente assorte nel loro ruolo da non mettersi in discussione?

Per quanto mi riguarda ho sempre pensato di essere una persona buona. Magari non un santo, se fossi stato cristiano avrei sperato in qualche anno di Purgatorio, ma niente di più.

Questo fino all'anno scorso.

Avete mai visto un servizio al telegiornale su un caso di omicidio? Quando il reporter rappresentato da un unico braccio con microfono si sente rispondere: "Non me lo sarei mai aspettato, era una persona gentilissima!"

Queste notizie mettono in discussione la nostra visione dell'umanità? Può un uomo diventare cattivo all'improvviso? O è sempre stato cattivo, un lupo travestito da pecora?

Questo, naturalmente, se pensiamo al mondo diviso in bianco e nero.

Chiunque dotato di una connessione internet conosce la filosofia dello Yin e lo Yang. Una metà è bianca, l'altra è nera. Luce e oscurità sono in equilibrio mentre un punto dell'una contamina l'altra e viceversa.

Molti si sentono rassicurati nel sentire che anche nell'oscurità più fitta si può trovare la luce, dimenticandosi che è vero anche il contrario: dove la luce risplende, si allungano sempre le ombre.

Chiedo perdono, non mi sono nemmeno presentato: il mio nome è Lucio Agricola, stimato veterinario di Rocca Arriga, terrorista e assassino.

Ricordo perfettamente il giorno in cui la mia ombra cominciò ad allungarsi inghiottendo la luce.

Ho sempre avuto un'ottima memoria. Ottima per lo studio, pessima per i rimpianti.

Era una mattina come le altre, nessun segno inequivocabile che il destino si fosse messo in marcia. O forse c'era qualche segnale e mi è sfuggito, proprio perché non ho mai creduto nel destino. È troppo allettante non prendersi la responsabilità delle proprie azioni, dando la colpa alla malasorte.

E mai come in questo momento ho desiderato tanto poter farlo.

Era una classica mattina di aprile, con una brezza che filtrava attraverso le vie del paese, troppo leggera per alzare le prime gonne estive e abbastanza forte per sporcarle con il polline degli alberi in fiore.

Avevo già le chiavi di casa in mano, pronto ad andare verso il mio ambulatorio come ogni giorno, quando il telefono prese a squillare.

Non rispondere!

Risposi.

Una voce lacrimosa prese a parlarmi nell'orecchio, singhiozzando di un incidente stradale e di un ragazzo ferito. Era un mio collega che mi chiedeva aiuto.

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