D3 - Riflessi

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Tutti trovano divertenti le reazioni degli animali di fronte agli specchi. Non si riconoscono e si attaccano, considerando il proprio riflesso come una potenziale minaccia.

Troviamo buffa questa... stupidità, perché per noi è ovvio che non c'è niente di pericoloso in uno specchio.

Ma se, come in un film horror, la nostra immagine riflessa fosse distorta? Se non riuscissimo a riconoscerci, non impazziremmo? Non avremmo paura?

Stavo scrivendo queste pagine, completamente immerso nei ricordi, tanto da dimenticare completamente il presente, fatto di odore di muffa, sangue e dolore. È stato il cigolio di una porta dietro di me a farmi sollevare la testa dal foglio per la prima volta in quelle che mi sono sembrate ore. Sono entrati in due, hanno insistito che mi curassi la spalla e hanno lasciato la mia borsa degli strumenti vicino la scrivania. Quindi se ne sono andati, chiudendo la porta dietro di loro.

È stata una cosa veloce, un piccolo stacco pubblicitario in questo film che mi scorre nel cervello e a un occhio disattento sarebbe potuto sembrare un gesto di premura, d'affetto.

Forse da qualche parte lo era davvero, un rimasuglio di quello che avevano provato per me fino al giorno prima. Ne sono certo, altrimenti non avrebbero osato varcare quella porta e superare le Colonne d'Ercole.

Ho visto la paura nei loro sguardi, lo stesso panico che ha un bambino mentre osserva la notte concentrandosi su ogni suono nell'oscurità.

Fondamentalmente si ha paura di due cose. Del pericolo e dell'ignoto.

Forse in questo momento sono un'unione di entrambe o forse è così che mi vedono. Mi hanno guardato come vedendomi veramente per la prima volta, incapaci di sopportare il mio sguardo per più di una manciata di secondi.

Ho fatto come mi hanno chiesto, altro non fosse per avere la sicurezza di finire la storia. Ho estratto il proiettile dalla spalla, suturato davanti allo specchio e fasciato il tutto. Il colpo non mi aveva ferito gravemente ma avevo perso abbastanza sangue da avere la testa leggera. Ho riletto ciò che ho scritto fino a questo momento, per essere sicuro di non aver raccontato inesattezze nel torpore in cui ero finito.

Mi scuso con chi sta leggendo, le pagine sono un casino. Non avrei voluto macchiare il diario, ma fin troppo sangue mi ha macchiato le mani questa sera.

C'è stato un tempo in cui anche io, come un cucciolo, avevo terrore degli specchi. Come Dorian Gray, passavo le giornate evitando di osservare il mio doppio, per paura di ciò avrei visto.

Tutto era cominciato con quel monosillabo che aveva sancito la vendita della mia anima. Nei tre giorni successivi avevo cancellato tutti gli appuntamenti presi in precedenza per potermi dedicare completamente al mio nuovo e prestigioso incarico.

Non fu facile essere me, in quel periodo. Certo, niente paragonato a ora, ma all'epoca non sapevo quello che avrei dovuto affrontare.

Non fu facile.

Non so se la cosa peggiore fu lo scoprire che gli esperimenti che avevo visto fino a quel momento non erano niente di che, una carezza a confronto di ciò che avrei visto dopo. Non sto qui a illustrarveli nel dettaglio, non perché ho paura di urtare la sensibilità di chiunque leggerà questo diario, ma per il semplice fatto che non ho tempo da perdere nel raccontare le pene di alcuni animali ormai morti da anni.

Se mi potesse vedere il Lucio di allora probabilmente mi chiamerebbe "cinico", ma anche io avrei una serie di complimenti da fargli, quindi siamo pari.

Nonostante tutto continuai a lavorare, spinto avanti dalla paura. Provai a guardare il lato positivo, dicendomi che se non l'avessi fatto io, l'avrebbe comunque fatto qualcun altro e allora, se niente importava, tanto valeva guadagnare un sacco di soldi e farlo.

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