2 - Il Messaggio

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La giornata si era protratta con una lentezza esasperante, come se qualcuno avesse rallentato di proposito lo scorrere del tempo. I professori parlavano scandendo ogni parola, tracciavano linee di gesso che potevano essere scambiate per scie di lumache.

Più di una volta si arrivò a chiedere se qualcuno non stesse seriamente interferendo con la fisica di quel luogo, qualcuno doveva aver per forza rallentato il tempo e reso più forte la gravità.

Era cominciata con la testa: continuava a poggiarla sul dorso della mano e quando si raddrizzava si ritrovava a dondolare da una parte e dall'altra. Poi era stato il turno delle palpebre che scendevano sempre con più frequenza e si ostinavano a non tornare su.

Prima che potesse rendersene conto, tutto il suo corpo era arrivato a pesare una trentina di chili più del normale, rendendole difficili attività che aveva fatto fino al giorno prima. La penna era talmente pesante che si chiese come mai non incidesse il foglio quando tracciava una parola.

All'uscita dell'università, riuscì a buttarsi su un pullman, con la stessa stanchezza di un alpinista che ha conquistato una vetta particolarmente alta.

Aprì il portone d'ingresso e guardò le scale con un moto di apprensione. Undici scalini, il giorno prima li avrebbe saltati due alla volta fino agli ultimi tre, che avrebbe fatto lanciandosi sul corrimano per poi complimentarsi con sé stessa per l'impresa.

Quel giorno no. Alzò stancamente un braccio e lo lasciò ricadere sul pulsante dell'ascensore. Si rese conto di essersi addormentata sul posto quando il rumore delle porte che si aprivano la svegliò. Tasto numero uno, le porte si chiusero e si riaprirono immediatamente. Alzò il mazzo di chiavi con la stessa facilità con cui avrebbe sollevato il martello di Thor.

Da quel punto in poi, il buio.

Si svegliò sul suo letto, dolorante per la posizione in cui si era addormentata e cercò di sfilare il telefono dalla tasca dei jeans. Lesse "diciannove" sullo schermo e si girò sulla schiena, esplorando la penombra della stanza con lo sguardo.

Aveva ancora sonno ma sembrava essere tornata in possesso di un corpo normale e non poteva perdere altro tempo, non se lo sarebbe perdonato.

Si alzò sbuffando per il pensiero che le aveva attraversato la mente: doveva essere veramente sbadata, c'era gente che perdeva gli occhiali o il borsello, ma lei era riuscita a smarrire una sorella.

Il sorriso le scomparve così come era venuto. Era più di un anno che nessuno aveva notizie di Jessica. Nessuno sapeva dove era finita o, se lo sapevano, stavano ben attenti a stare zitti.

"Immagino sia normale..." pensò. "A quanto pare l'accusa di terrorismo fa passare la voglia di chiacchierare..."

Terroristi.

Basta una parola per etichettare un gruppo di persone. Basta una parola per escluderle dal resto del mondo, da quel cerchio di popolazione civile che vive secondo le regole. Non importa cosa abbiano o non abbiano fatto. Non importa chi sia a dirtelo, se un notiziario ti etichetta come il Male, tu sei il Male e tanti saluti.

Sua sorella era scomparsa nel nulla da quattordici mesi. Quattordici mesi e dodici giorni. Nell'ultima lettera che le aveva scritto, le parlava di questo gruppo di animalisti, "Il Branco". Diceva che li aiutava da molto tempo e che ora doveva tornare in azione, qualunque cosa questo volesse dire.

E poi era scomparsa. Non più una lettera, una telefonata, un messaggio. E mentre l'esistenza di Jessica sfumava nel nulla, quella del Branco si affermava sempre di più.

Azioni su azioni, un attacco dopo l'altro. Nessun allevamento o laboratorio sembrava essere al sicuro. E poi... puff, scomparsi anche loro. Da due mesi non si avevano notizie di alcun tipo.

Secondo alcuni erano stati catturati. Cazzate. Ne era sicura: se li avessero presi avrebbero sbandierato la notizia in ogni dove.

Ma tante erano le voci e tutte diverse. Tre teorie andavano per la maggiore nei forum.

Erano tutti morti.

Avevano cambiato zona.

Stavano preparando un attacco senza precedenti.

Quale che fosse, erano tutte teorie prive di fondamento, nate tra i commenti di chi vuole perdere un quarto d'ora a discutere per poi passare oltre. Perché loro potevano passare oltre.

Come ritrovare una sorella scomparsa e ricercata? Non poteva contare sull'aiuto di nessuno e quindi proseguiva, raccogliendo informazioni e intrecciandole tra di loro. Il suo Muro parlava da solo, aveva pensato di essere vicina a una soluzione ma poi erano scomparsi e il mondo, dopo aver detto un altro paio di parole, era passato oltre anch'esso.

Stava camminando per il corridoio, la mente già proiettata in avanti nel leggere per l'ennesima volta quei trafiletti inchiodati alla parete quando, passando davanti al portone d'ingresso, sentì un leggero fruscio.

La penombra regnava sovrana, la luce che filtrava dalla finestra della cucina non faceva che creare un triangolo luminoso nel corridoio. Allungò un piede tastando l'aria e dopo un paio di tentativi sentì nuovamente quel suono. Si abbassò e si ritrovò in mano un foglio, una pagina piegata su sé stessa. Qualcuno doveva averla fatta passare sotto la porta, cercò di ricordare se era già lì quando era tornata dall'università ma il sonno l'aveva resa cieca e sorda.

Si diresse in cucina, il foglio in mano. Non c'era alcuna intestazione, nessun nome.

Alla luce della finestra distese il foglio e lesse quella dozzina di parole che si trovava al suo centro.

Un peso le cadde nello stomaco, lo superò e continuò a cadere trascinandosi il resto del corpo dietro di sé. In un lampo accese la luce della cucina, tenendo il foglio stretto come se avesse potuto perderlo in qualsiasi momento. Quindi lo distese nuovamente e lesse con attenzione, scandendo ogni parola muovendo le labbra.

Aveva avuto sonno? Si era sentita stanca? Sembrava che quelle sensazioni facessero parte di un'altra sé stessa. Corse nuovamente in camera, prese chiavi e giacca e uscì, correndo per le scale mentre il portone si richiudeva dietro di lei, la mano ancora stretta attorno a quel foglio su cui era scritto:

"Vuoi notizie di tua sorella? Vai questa sera all'Ala del Gabbiano, a Rocca Arriga"

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