La Baldracca, mentre gemeva e cigolava, sembrava esprimere ad alta voce la mia angoscia in quel momento.
Il navigatore continuava a blaterare mangiandosi parti a caso di ogni frase.
"Alla fine della strada, svoltare a -stra!"
SINI-STRA? DE-STRA? DOVE?
Ero costretto a guardare lo schermo a ogni bivio, complicandomi inutilmente la vita.
Quando ero salito in macchina e avevo cercato "Villa Milton" ero stato particolarmente sollevato nel trovare un solo riscontro. Dopo una ricerca di conferma su internet con il cellulare avevo trovato un maniero fatiscente in quel punto e, senza pensarci particolarmente, avevo girato la chiave ed ero partito.
Se a quel tempo avevo paura di cose come le conseguenze legali e il potere di Yong, avevo anche un'erronea sicurezza in merito ai pericoli fisici.
L'essere piazzato e alto due metri e l'essere cresciuto in un paesino con un pugno di anime avevano falsato la mia percezione della realtà.
Ero la rana più grande dello stagno, convinta di vivere nell'oceano.
Fu così che partii con una certa sicurezza mangiando i dodici chilometri che, apparentemente, mi separavano dalla mia meta.
Dopo una ventina di minuti cominciai però ad avere qualche dubbio: l'ora dell'incontro si avvicinava e le curve, una dopo l'altra, mi costringevano a rispettare con largo margine il limite di velocità.
La strada era cambiata rapidamente, passando da un'uniforme lastra di asfalto a un sentiero polveroso e ricoperto di ciottoli. Le case ai bordi della strada avevano lasciato il posto a dei campi incolti ricoperti da piante selvatiche, alcune alte e spoglie e altre ricoperte da spine urticanti.
Dopo quella che mi sembrò una vita, accostai il fuoristrada a un cancello scardinato e scesi, mentre il navigatore gridava: "Destinazione raggiu-ta!"
Il frinire dei grilli era talmente forte da coprire il brontolio sommesso della macchina e la polvere sollevata dalle ruote che era rimasta sospesa in aria mi entrò in bocca attaccandosi alla gola.
Feci qualche passo verso la casa diroccata, tossendo e schiarendo la voce e cercando un qualunque punto di riferimento che mi confermasse che ero arrivato nel posto giusto.
Il terreno era ricoperto di foglie ormai marcescenti che emettevano un suono ovattato ogni volta che venivano calpestate mentre nell'aria l'odore d'acqua lasciava presagire una pioggia che si sarebbe abbattuta di lì a poco.
Camminai ancora, superando la zona illuminata dai fari della macchina, addentrandomi nella penombra.
Le pareti della casa erano ricoperte di edera e alle finestre mancavano gli infissi, stagliandosi cupe e buie contro la facciata bianca.
Era tutto molto suggestivo, ma c'era un problema di fondo: non c'era anima viva in quel posto.
Fino a quel momento non avevo mai pensato che potesse essere uno scherzo. Ero convinto che Lupo fosse stato mandato da Yong per mettermi alla prova, per poter pontificare ancora una volta sul valore delle scelte, ma lì non c'era nessuno. Che fosse caduto di stile con uno scherzo idiota?
Mentre ero lì che giravo come un cretino cercando di capire cosa fare, sentii arrivare una macchina dalla strada.
Rimasi immobile, cercando di pensare velocemente a una scusa con cui giustificare la mia presenza lì.
Proprio mentre escogitavo un piano perfetto (mi ero fermato per pisciare) venni investito dai fari della macchina che si fermò accanto alla mia.
Parandomi gli occhi con una mano riuscii a scorgere una figura alta e slanciata scendere dal veicolo.
STAI LEGGENDO
Il Branco
Mystery / ThrillerErika è una ragazza la cui sorella è scomparsa dopo essersi unita a un gruppo ecoterroristico di stampo animalista chiamato Il Branco. La sua ricerca la condurrà al diario del ricercato numero uno del paese e alla sua storia. Risultato migliore: (GR...