17 What a Time

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Addormentarmi senza il vino è davvero faticoso, non credevo di essere caduta così in basso, ma la notte faccio davvero fatica a chiudere occhio. 

Questa è una delle notti no, in cui ogni volta che chiudo gli occhi mi sembra di essere seduta in Giappone sotto l'acqua, in cui tra le gocce di pioggia vedo il team principal della Marussia che scuote la testa. 

Mi alzo a sedere di scatto, tenendo gli occhi ben aperti, mi sta venendo la nausea a pensarci. 

Inutile che io stia ancora qua seduta, non riesco a dormire, forse una passeggiata fuori può aiutarmi. 

Mi alzo cercando di fare il minor rumore possibile, altrimenti sveglio il povero Charlie che domani deve anche andare ad allenamento. Ha bisogno delle ore di sonno. Quindi silenziosamente tolgo l'allarme, apro la porta ed esco. 

Cammino senza meta per un po', senza guardare la direzione che sto prendendo e cosa mi circonda, ma poi mi trovo davanti un cancello di metallo e sono costretta a fermarmi, perchè chiuso a quest'ora del mattino. 

Quando alzo lo sguardo vedo che sopra c'è scritto 'Cimitière de Monaco' e il mio cuore manca un battito. Non ci ero ancora stata, non so nemmeno devo sia la lapide dedicata a Jules, chissà perchè il mio subconscio mi ha portata qua. 

Il cimitero non è molto grande perchè sono in pochi ad essere sepolti qua, anche perchè la popolazione è davvero poco numerosa, so che è un luogo comune, ma la maggior parte dei ricchi qui apre solo un conto in banca e vive normalmente da un'altra parte. 
Presa dalla curiosità e da una botta di coraggio, scavalco il cancello, che è davvero molto basso se sono riuscita a farcela da sola senza aiuto. 

Vago un po' tra le tombe finchè non giungo davanti a una che sembra essere nuova, i fiori sono freschi, bianchi e la lapide è pulita, non vecchia e 'usurata' come le altre di questo cimitero e già so che cos'ho davanti. C'è una foto piccola, ma che inchioda il mio sguardo. È proprio lui, Jules, con i suoi denti bianchi, il suo sorriso luminoso che ho tanto amato e il suo sguardo vivace, vivo, lì che mi osserva. 

Sono come bloccata, quello sguardo e quella foto mi attirano e mi inchiodano sul posto, finchè non sento le gambe cedere e cado in ginocchio sull'erba verde accanto alla lapide. Non ci ero mai stata prima, ero scappata appena finito il funerale e non ero mai venuta qui, non ne ho mai avuto nè la forza nè il coraggio. 
Inginocchiata qua davanti sento e vedo la pietra della lapide che mi sovrasta, la vedo crescere davanti ai miei occhi fino a diventare un grattacielo; il bianco dei fiori, gigli e peonie si fa sempre più brillante e occupa il mio sguardo, fino a riempirlo tutto e non riesco a vedere altro.

'Tu nous manque vieux frère' recita il biglietto che è appoggiato accanto ai fiori e riconosco la scrittura di Lorenzo e quella sensazione familiare di soffocamento si fa insistente. 

La lapide ora sembra alta come la tour Eiffel e il terreno mi sta tenendo bloccata e non riesco a respirare. 
Rimango lì seduta appoggiando le mani al terreno e provando a respirare, immaginando ci sia Charles qua accanto a me, che mi incita a imitare il suo respiro.

Rimango seduta finchè la sensazione di panico che mi attanaglia lo stomaco non mi lascia in pace e dopo aver guardato un'ultima volta il viso sorridente di Jules vado via. 

Mi lascio guidare ancora una volta dall'istinto e arrivo a La Rocca, Monaco Vecchia, in alto su un promontorio che dà a strapiombo sul mare. 
Anche qua la prima volta mi ci aveva portato Jules, ovunque in questa città era stato Jules a portarmi, mi ha fatto conoscere e amare ogni angolo di Monaco.

Mi avvicino al bordo, c'è una staccionata su cui isso i piedi e guardo il vuoto davanti a me, sotto di essi e irrazionalmente penso che cosa succederebbe se mi buttassi. Per quanto tempo il mio corpo rimarrebbe sospeso in aria? Mi sentirei libera come le rondini che planano nel cielo in primavera?

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