5 Wait a Minute!

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2006

Quando mio padre è venuto a casa dicendo a me e alla mamma che ci stavamo trasferendo mi è sembrato che il mondo stesse cadendo a pezzi.

A 12 anni credevo che trasferirmi in un altro paese e lasciare alle spalle i miei amici delle scuole medie fosse la cosa peggiore che potesse capitarmi. Mi ero rinchiusa in casa per il resto della sera e non avevo voluto uscire nemmeno il giorno dopo, nemmeno quando mia madre aveva tentato di corrompermi con un gelato al cioccolato e cocco, il che voleva dire che per me era davvero una cosa di gravità assoluta.

Al secondo giorno quando ormai mi ero stancata del silenzio in cui mi ero ritirata ero scesa al piano di sotto e la mamma mi aveva fatto mangiare lo stesso il gelato che mi aveva offerto il giorno prima.
"Tesoro lo so che ti sembra ingiusto, ma non potevamo rifiutare una cosa del genere. Hanno offerto a papà un sacco di soldi e rifiutare una somma di denaro tale era impensabile" mi spiegò la mamma. 

Quando si hanno 12 anni non si capisce il valore dei soldi, si sa solo che servono.

"Ma devo lasciare tutto quello che ho qui" mi lamentai

"Lo so, tesoro però pensa quanti nuovi amici ti farai là, Montecarlo ti piacerà vedrai" mi rassicurò la mamma 

"No Montecarlo piacerà a voi. Montecarlo è un buco con 20 abitanti di cui 18 sono vecchi milionari" dico io 

"Avranno pur sempre una famiglia e dei nipoti questi milionari, non credi?" Dice mia madre senza nemmeno provare a negare.

"Non potevano dare un sacco di soldi a papà qui?" continuo a lamentarmi, come una bambina 

"Tesoro, non si possono scegliere queste cose. E poi mica la vendiamo questa casa, sarà sempre qua ad aspettarci in modo da poterci tornare quando vogliamo" mi rassicura appoggiandomi una mano sulla spalla e stringendola.

Sospiro rassegnata, non posso di certo restare qua da sola, ne sono compensavole, ho solo 12 anni

"Vai a iniziare a tirare fuori dall'armadio i tuoi vestiti. Quando papà torna gli faccio tirare giù le valigie e vengo a fare con te, va bene?" e poi si volta e ricomincia ad affettare le zucchine.

Mi alzo svogliatamente, non so esattamente che lavoro faccia mio padre, so che lavora in banca e che è un presidente di banca, per un po' è stato una delle figure principali della Mediobanca. Ha viaggiato molto e dunque è stato per poco tempo a casa durante la mia infanzia, ma così facendo ha sempre portato a casa un sacco di soldi e abbiamo sempre potuto permetterci un certo stile di vita. Per un po' mio padre ha lavorato a Milano, tornava a casa i weekend da me e la mamma e si faceva la settimana a Milano.
Ora gli avevano offerto la presidenza della sede della Mediobanca di Montecarlo, con appartamento incluso. 

Inizio a prendere fuori dall'armadio l'enorme quantità di vestiti che possiedo, colgo l'occasione per guardare se posso buttare un po' di vestiti, non voglio portarmeli tutti, non c'è abbastanza spazio per portare tutto e sono sicura che ce n'è sicuramente qualcuno che non metto da una vita e quindi è inutile tenerli.
Non so quanto tempo io abbia passato a piegare i vestiti e mettere quelli che ho deciso di dare via però vedo una faccia sbucare dalla porta ed è mio padre.

"Ciao tesoro, sono appena tornato e la mamma mi ha detto che sei finalmente uscita dalla tua stanza" dice entrando e guardandosi attorno 

"Sì, l'ho fatto solo per il gelato" dico con il broncio

"Vedo che stai già impacchettando tutto, brava" mi dice lui "Questa roba la porti via?" chiede guardando il mucchio disordinato dentro ad un sacco

"No, quella la do via. Alla Caritas ne hanno sicuramente più bisogno, è roba che non metto da un secolo" dico. Mia mamma mi ha sempre insegnato ogni tanto a dare un'occhiata alle cose che possiedo e se c'è qualcosa che non uso di darlo a che ne ha bisogno davvero. Ormai è diventata una cosa automatica.

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