"non c'è cosa più difficile di ignorare qualcuno che una volta non smettevi di guardare."Draco
portai i capelli all'indietro, seccato dal continuo ciuffo che ricadeva sull'occhio. mi ero trattenuto dal mettere la mia solita dose esagerata di gel per tenerli compatti e impeccabili, trovandolo uno spreco per la punizione che avevo appena terminato di scontare.
nonostante fossi riuscito a controllare i miei comportamenti ingestibili, il ragazzino dentro di me a volte si faceva vivo e dominava il mio corpo.
a causa della rabbia avevo rotto il naso a uno dei gemelli insulsi weasley, li distinguevo a stento, basandomi solo sulla impostazione dei loro atroci tagli di capelli. ero fottutamente sfinito riguardo alle loro buffonate che potevano perfettamente risparmiarsi. per quanto fosse stata gustosa la torta alla vaniglia, mirare il mio volto era un sacrilegio che non avrei permesso mai a nessuno, soprattutto a quei svampiti.
sospirai esausto volendomi coricare sul letto dopo una doccia calda, ma appena entrai all'interno della sala comune i miei passi rallentarono, sentendo una voce soave.
"un ape si posa su un bocciolo di rosa: lo succhia e se ne va via... tutto sommato, la felicità è una piccola cosa."
appoggiò il piccolo foglietto di carta malridotto al petto e guardò le finestre che mostravano i fondali del lago nero. "la felicità è una piccola cosa" ripetè in un sussurro, mordendosi il labbro inferiore quasi dubbiosa.
"se l'assaggi ne vorrai sempre di più." feci irruzione nella sua quiete, cacciando le mani all'interno della tasca dei pantaloni neri.
si voltò verso di me sorpresa e arrossì nascondendo come gesto infantile la poesia dietro la sua schiena minuta. "mi troverai ridicola" abbassò lo sguardo imbarazzata, lanciando il pezzo di carta sul divano.
sorrisi e scossi la testa. "affatto"
era bella pure adesso, con i capelli sciolti un po' arruffati e il pigiama da notte di un verde smeraldo. era la protagonista di un opera d'arte incastonata all'interno della mia testa.
"perché non fai come l'ape?" mi chiese d'un tratto, non distaccando gli occhi dalle punte delle sue scarpe.
mi grattai il sopracciglio con la nocca della mano chiedendomi se risponderle. "perché non riuscirei a farne a meno" mormorai con sincerità quasi impacciato.
i suoi occhi si spostarono su di me illuminando il mio mare. mi piaceva come mi guardava, non c'era malizia o doppi fini, era qualcosa di pulito e onesto, qualcosa che nessuna mi aveva mai concesso.
"sta sera potremmo avere una conversazione senza le solite parole." si avvicinò a me con passo lento e seducente, finché non inclinò la testa, non staccando i suoi occhi dai miei, ammirandoli con più accuratezza.
c'era qualche centimetro di distanza, di stoffa e di una corazza spessa che ci dividevano dal sfiorarci. "sarei un ape piuttosto ingorda" mi leccai il labbro inferiore, immaginando di gustare quel sapore misterioso e saporito della sua carne.
dio se la bramavo così tanto.
"posso baciarti?" chiese con quel luccichio negli occhi, mentre il suo corpo si pronava verso il mio.
"no."
"perché?" aggrottò la fronte.
cercai di tenere duro, ma potevo resistere a tutto tranne alla tentazione, tranne alla sua tentazione. le sue labbra erano una maledizione che piombò addosso a me e resistere era impossibile.
STAI LEGGENDO
sin
FanfictionLui non tollerava non avere il controllo, soprattutto riguardo le sue emozioni. Disprezzava il fatto che non riusciva a governare la trepidazione che lei gli scaturiva inconsciamente e dunque l'unica soluzione era detestarla. L'unica cosa che era in...