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"con te mi sento diverso"

Edra

mi sentivo leggera come una piuma e non più pesante come un macigno. avrei voluto vivere sotto un costante senso di felicità frastornate. avrei voluto vivere così tutta la mia vita, invece la pesantezza la sentivo tutta: nella tensione dei muscoli, sul battito del cuore e sul respiro.

cercavo di reprimere un sorriso, non volendo mostrare il mio stato d'animo, non volendo che qualcuno mi strappasse con crudeltà ciò che riscaldava il mio petto in quel istante.

"che carina che sei oggi salazar" un tassorosso del settimo anno, affiancato da dei suoi compagni, ammiccavano verso di me con sorrisi seducenti e sguardi sensuali.

nessuno mi guardava così da tempo, era bizzarro e io mi misi subito in allerta. per educazione li ringraziai e anthony rickett si prese la briga di rubarmi una margherita.

lo guardai storto e lui portò il fiore al naso. "era necessario un ricordo di te" con un occhiolino lo infilò dentro la tasca della toga con cura.

mi avviai verso la torre di astronomia e la pelle d'oca si fece viva a causa dell'aria gelida. mi strinsi su me stessa e sfregai le mani contro le braccia, cercando di riscaldarmi - nonostante il maglione della casata era estremamente pesante -.

notai che non ero sola, c'era qualcuno. feci qualche passo e il legno scricchiolò sotto ai miei piedi, la figura si voltò verso di me e riconobbi il volto di mattheo.

indossava una maglietta maniche corte - cosa da folli a fine novembre - e teneva il tessuto alzato mostrando la sua pelle. avanzai ancora e notai che aveva impresso un livido distintivo verso gli addominali. non ebbi il tempo necessario di guardarlo che lo coprì di scatto.

"che cosa-" balbettai insicura. "che cosa ti è accaduto?" con angoscia tentai di sfiorare la sua spalla, ma mi respinse con irruenza.

non demorsi. "non ti vedo da giorni" era deciso a non rispondermi, come a non guardarmi in volto.

"mattheo..."

"ti ho detto infinite volte di non chiamarmi con il mio nome!" sbraitò e quel abisso profondo e scuro si tuffò nei miei. le labbra divennero una linea sottile, si ammutolì, e mi guardò meravigliato, sorpreso? non avevo idea, ma mi fissava con quei occhi che luccicavano di un qualcosa di significativo.

toccò le trecce e osservò le margherite, poi accade una cosa improvvisa, i petali si sparpagliavano sul parquet e le trecce si sciolsero. "che cazzo ti sei combinata addosso" lo disse con disgusto rovinando ciò che in quel attimo mi rendeva felice, lo distrusse in un batter d'occhio.

rimasi immobile e sentì una lacrima solcare una mia guancia. mi tremavano le labbra e in momenti come quelli lo detestavo davvero, perché mi ricordava che era perfido.

il suo piede schiacciò una margherita e colpì il suo viso con il palmo della mia mano. volevo che soffrisse almeno il minimo, ero davvero stanca di continuare a sforzarmi di vedere del buono, mentre le situazioni mi dimostravano l'esatto opposto.

"dopo la sala studio mi aspettavo qualcosa, mi aspetto sempre qualcosa da te. ma mi dimentico che sei un buco nero!"

mi guardò sbigottito dalla mia audacia, perché mai mi sarei permessa di ferirlo.

"me ne vado!" gli diedi le spalle e prima che potessi fare un passo, lui agguantò un mio polso.

"con te sono differente"

lo guardai e i suoi occhi fermavano tutto, il mondo non girava più e nemmeno la luna intorno ad esso. ero spaesata da quella menzogna, perché non lo percepivo.

sin Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora