"mi pento di ogni volta che ho fatto qualcosa di buono per te."Edra
ripresi consapevolezza, ritrovandomi pienamente stordita. il mio corpo era in movimento, la schiena sbatteva ripetutamente contro la parete, mentre le mie gambe circondavano qualcosa - o dovrei dire qualcuno -, per non cedere. ero disorientata, scossa da una penetrazione che mi mandava in visibilio. sbattei gli occhi freneticamente, focalizzandomi sull'immagine di mattheo che grugniva, imprecando, spingendo il suo pene duro dentro di me in modo frenetico.
ero seduta su comodino, a gambe divaricate, lui mi stringeva il sedere, tirando la pelle con forza. sbatteva contro la mia fessura con fervore, stuzzicando il mio clitoride con due dita. "fermati!" stavo raggiungendo l'orgasmo, ero combattuta dal oppormi al rassegnarmi.
che cosa aveva fatto? per quanto lei aveva abusato del controllo? era tutta colpa mia, accidenti!
"certo che no, ora lo prendi tutto da brava" gemette furioso. la percepivo la collera nei suoi urti che mi squarciavano l'anima.
"vai piano" annaspai, percependo di arrivare al culmine.
"chiedilo a draco, asseconderà i tuoi comodi" sorrise da sadico qual'è era. ancora più in profondità, spinte secche e dolorose. "non camminerai per giorni quando ti prenderò anche il culo" impallidì di colpo, perché percepì un intruso proprio lì, era un suo dito. la cosa che mi allarmava era che mi eccitava maggiormente. "ti verrò dentro" unii la sua fronte alla mia, imperlata di sudore. "baciami" scossi la testa, nonostante strepitavo dentro dal piacere. "fallo" rallentò le spinte e protestai, prologando il raggiungimento dell'apice.
maledetta me, maledetta la mia vulnerabilità. se terminavo il prima possibile quel tormento, sarei riuscita a sistemare la faccenda.
dunque lo accontentai, lo baciai, lo morsi e lo leccai. era così dannatamente soddisfacente. "ancora, ancora!" esordì muovendomi contro il suo dito e il suo pene spesso.
avevo immaginato di avere un assaggio della sua spietatezza, di essere scopata con grinta ed ero certa che quello non era una minima porzione della sua crudeltà.
"fottiti" smise di istigare la mia sensibilità e mi usò come si fa con un manichino. sentivo le lacrime, perché ero inappagata, non voleva permettermi di raggiungere la sommità. "cazzo!" sbottò liberandosi dentro di me, il suo seme caldo mi riempì e io mi strusciai miserabile, vogliosa di provare la sua beatitudine. si allontanò da me con mio dispiacere, strinse nella sua mano la sua grossa stazza e si toccò, schizzando sulla mia camicia sbottonata ciò che ne rimaneva.
con le gambe aperte, ammirò incantato il liquido fuori uscire, sciogliendosi come un cubetto di ghiaccio. "se non mi avessi fatto incazzare te la..." accarezzò i capelli sudati e si alzò le mutande insieme ai pantaloni, abbottonandoli. "o avrei cosparso le dita del mio sperma e te l'avrai fatto succhiare" sospirò affitto, non potendo esaudire le sue fantasie sessuali contorte.
"mi lasci così?" ero sconvolta e costantemente confusa. rise con amarezza a quella domanda. mi rivestì con una vergogna smisurata. non c'era passione, non c'erano sentimenti, per quanto era stato incredibile, mi sentivo vuota. "ch...che cosa ho fatto?" domandai incerta, in cerca con lo sguardo del mio intimo. inquadrai le mutande all'interno della sua tasca, ma non dissi nulla al riguardo, scesi e le gambe quasi mi cedettero così che cercai di rimanere in piedi aggrappandomi al comodino.
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sin
FanfictionLui non tollerava non avere il controllo, soprattutto riguardo le sue emozioni. Disprezzava il fatto che non riusciva a governare la trepidazione che lei gli scaturiva inconsciamente e dunque l'unica soluzione era detestarla. L'unica cosa che era in...