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"perché tu provi qualcosa per me, giusto?"

Mattheo

non comprendevo, e non perché avevo un deficit mentale, ma che aspettative si era creata in quelle noccioline all'interno del suo cranio? la nostra non era di certo una relazione, non era qualcosa di definito. le avevo dato ciò che disperava accontentandola, fine della questione.

lo desideravo come un forsennato, era una cosa che entrambi volevamo.

lo so, ne ero a conoscenza, ma era completamente sbagliato, fottutamente contorto, ma lei non ne era a conoscenza. forse il sapermi suo fratello l'avrebbe eccitata, siccome al ricordo di essere suo cugino è venuta peggio di una troia bulgara.

ma che stavo a pensare?

mi accarezzai il volto stremato. cazzo di stronza! come si era permessa di andarsene via da me, con le lacrime agli occhi, abbandonandomi come si fa con un cane o un giocatolo rotto? addirittura non mi rivolgeva la parola, evitandomi come la peste. mi urtava il sistema nervoso più di quanto non lo era già sempre.

non avevo ancora toccato le sigarette, era al quanto difficoltoso non ricorre alla nicotina, così mi sono dato alcol. non avevo un vizio, ne necessitavo momentanea per rimanere talmente stordito da perdere la percezione del mondo. intanto mancava meno di 24h dall'arrivo di tutti e io stavo sprecando il mio tempo a fare l'orgoglioso, perché di certo quella mignotta non si meritava delle scuse.

merda, se fossi in lei sarei soddisfatta. l'ho tratta in modo degno e lo scopata come salazar commanda. non mi ero mai preoccupato di dare attenzioni alle figlie di troie sotto di me, con lei l'ho fatto perché mi andava.

perché lei ne valeva la pena, era diversa.

certo che era diversa, era mia sorella.

un'altro sorso del whisky incendiaro e barcollai verso le scale a chiocciola dirette all'ala femminile. non ne ero sicuro, lo facevo o no? mi sarebbe mancata, lo ammetto almeno a me stesso. volevo stringerla a me, baciarla avidamente, inebriarmi del suo profumo. avevo una voglia di lei estrema.

sospirai affranto e iniziai lentamente a salire i scalini, fino a percorrere il corridoio e trovarmi dinanzi la sua porta. non avrei di certo bussato, lo sapevo che era aperta.

coraggio!

prosciugata la bottiglia, la gettai sul pavimento e mi strofinai le labbra con il polso. giuro che potevo crollare da un momento all'altro, del tipo sbattere la testa contro il legno e giacere di fronte a essa.

coraggio!

spinsi la porta, titubante per la prima volta nella mia esistenza, e apparve così una creatura celestiale. se ne stava sdraiata in pancia in giù con un pigiama in seta, le gambe in aria accavallate e la totale dedizione su un stupido libro che leggeva.

non ci volevo credere, stava così bene? non gli importava di nulla. per quanto desideravo in quel istante andarmene, continuai a camminare e lei come un richiamo si accorse di me. chiuse di botto l'oggetto, guardandomi con una smorfia di sdegno.

quanto disprezzavo quello sguardo, emergeva una miriade dì orribili ricordi. "non cacciarmi" biascicai, tormentando i ricci con le mani. ero nervoso. "ma chiariamo una cosuccia, non sono qui in vena di chiedere scuuusa. vous comprenez?"

sin Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora