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(🚩)

è una grossa, MA ENORME, avvertenza.
in questo capitolo c'è una scena molto violenta e per nulla piacevole.

oltre a del magnifico sesso, se si può definire così.

Theodore

"possiamo separaci adesso." arrestai i miei passi di colpo, voltandomi verso di lei. eravamo giunti al manor, in una posizione dove gli ampi corridoi si suddividevano.

"anche io devo parlare con il signore oscuro." la seguii, paragonandomi a un segugio che non voleva mollare la sua padrona.

davvero patetico.

"proprio adesso?"

"beh... " cercai un scusa per continuare a seguirla, ma non ne usciva una sensata "no." svelai sconfitto. "quindi vai pure, io sbrigo le mie faccende." come se ciò le potesse interessare, era totalmente imparziale verso i miei confronti.

annuii con quei occhi indaco, che si davano ogni volta alla fuga dai miei. mi diede le spalle, incamminandosi dal lato opposto. la osservai, così semplice nelle sue movenze, finché non si dissolse dalla mia ottica.

gemetti, dolendomi a bassa voce. astoria era un lento brivido che ti sfiorava con una lentezza che ti tormentava, il fuoco che l'acqua non spegneva. non mi fidavo lontanamente di lei, poteva ingannare riddle quanto voleva, ma io non ero ceco. gli sarei stato col fiato sul collo fino la fine dei suoi giorni.

mi sistemai il completo raffinato, slacciando il giusto la cravatta. non dovevo ancora incontrarlo, quindi a passo felino girovagai per i locali della reggia.

come io dovevo svolgere la mia mansione, anche riddle ne aveva una a hogwarts. doveva riuscire ad introdursi nel ufficio del custode presente nei sotterranei. cosa al quanto sciocca, ma gli avevo risparmiato uno spiacevole ricevimento col suo satanico paparino.

guarda caso mentre svoltai l'angolo qualcuno si scontrò contro il mio petto. "chiedo perdono." si chinò, non permettendosi di incrociare lo sguardo con chiunque avesse di fronte.

meglio, così non avrebbe esposto la mia copertura rivelando la mia appartenenza dei nove.

senza dire nulla gli feci cenno con la mano di proseguire per la sua strada e lui mi ringraziò. attesi qualche istante, girandomi tra le dite la biglia, e quando sospettai che iniziò ad aumentare il passo, dalla risonanza dei gradini che venivano percorsi con velocità, lo seguii.

come un ombra, non si accorse minimamente della mia presenza. giunse nelle segrete dov'è venivano rinchiusi i nemici o quelli torturati, in realtà c'era una sala fatta appositamente per i martirio dove da una balconata si affacciava verso il salone spoglio, in cui gli altri ospiti potevano godersi lo spettacolo.

si, per loro ciò era ricreativo. come i gladiatori romani che si sterminavano di stangate per intrattenere il pubblico.

rimasi sulla scalinata, non potendo avanzare oltre o mi sarei fatto scovare. notai con difficoltà che tirò fuori qualcosa, una sfera di cristallo. la sfregò e udii una voce femminile, quella della preside McGrannit.

"dunque?"

"nessuno si è ancora accorto di me."

"la testa attaccata al tuo collo ne è la conferma."

"mi faranno del male signora?"

"non succederà."

pff certo.

sin Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora