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"sei una soggetto piuttosto pigro, ma energico in altro"

Edra

dovevo aspettarmelo, d'altronde mattheo era una persona traboccante di insicurezza. travedevo un isolamento forzato e una solitudine esile.

non esisteva persona più difficile di chi sapeva stare solo. aveva imparato a fare la cosa che faceva più paura al mondo.

si fermò di fronte a me, una sigaretta appoggiata all'orecchio e la lingua che passava tra le sue labbra contaminandole del suo sapore.

ingoia un groppo in gola e obbedì, mantenendo l'impeto di tirargli un calcio nelle palle e svignarmela. mi misi a quattro zampe, divaricai le gambe e appoggia la testa sull'erba.

sollevai l'orlo della gonna e lo lasciai guardare, con la timidezza di cercare il suo sguardo.

mattheo era malvagio e insignificante. non amava nessuno, compreso se stesso. non era caritatevole o socievole, era un dissimulatore, un doppiogiochista, disposto a raggiungere il suo obbiettivo, senza pietà, senza compassione. per trarre beneficio non avrebbe esitato a procurare danno al prossimo. ma nonostante ciò, nonostante quanto potesse essere spregevole, lo trovai affascinante.

mi abbassò le mutande e sentii le gote divampare, provavo un imbarazzo immenso a mostrare le mie nudità.

"fa freddo" mi lamentai, in cercai di una scusante per concludere quella umiliazione.

"ti riscaldo"

corrugai la fronte non comprendendo cosa avesse in mente di fare e sentii la sua lingua insediarsi nella mia intimità. sbarrai gli occhi, scossa di quello che stesse facendo.

"aspetta!" mi agitai non volendo avvertire quel senso di piacere, perché lo provocava con facilità. assaporava il proibito, quel frutto che non doveva assolutamente mangiare, ma che al tempo morivo dalla voglia che lo facesse.

il solo desiderare delle sue labbra era un peccato originale. quanto mi detestasassi, non sopportavo il sentimento che provavo per lui.

sospirai cercando di mantenere il controllo, ma la sua lingua mi portò ugualmente ad ansimare. strinsi con forza i fili d'erba e il vapore del mio respiro usciva dalle mie labbra come leggera nube. mi stava riscaldando, stavo bruciando, avevo dentro una valanga di emozioni.

sentivo la mia intimità zampillare liquidi e umori, lui leccava e manipolava la mia vulva, mostrando un impeccabile esperienza nel cunnilingus. se la gustava come si fa con il proprio gelato preferito, mordeva il sedere con una tale violenza da poter lasciare segni.

chiusi gli occhi, dando forfait, e godei la bocca dell'artefice di quel piacere. mi faceva godere con l'arroganza di chi era sempre un passo avanti al diavolo, penetrandomi incessantemente nelle orecchie, nella testa, sotto pelle.

si allontanò, non permettendomi di giungere l'orgasmo e istintivamente portai le mani alle mie labbra e le allargai, cercando di riprendere il respiro.

avevo la sensazione di avere la mente completamente vuota e leggera. ero eccitata, avevo una voglia malsana di farmi prendere lì, di farmi consumare ignorando la causa dei multiplici problemi. non riuscivo più a raggiornare in senso logico.

poi sbattei gli occhi e mi parve di riprendere il controllo dei miei sensi. lo aveva fatto comunque, aveva utilizzato la maledizione e io non me ne ero accorta.

quando l'artista concluse la sua opera, non si badò di aiutarmi ad alzarmi, anzi mi osservò con quel sorrise di chi l'avesse sempre vinta.

"sei una merda" ringhia. "questo è tradimento" gli dissi, più per ricordarlo a me stessa, nonostante non eravamo vincolati da nulla.

sin Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora