EDRADischiusi gli occhi con spossatezza, stropicciandoli con il palmo della mano. La bocca era secca, come se non bevessi da giorni e il mio corpo era sfiancato. Focalizzai ciò che mi circondava e si rivelò essere una grotta. Mi appoggiai alla parete in pietra e mi diedi una spinta per issarmi.
"Ti sei svegliata."
Gettai lo sguardo vigilante verso quella voce. Nella penombra vidi di sfuggita una figura che si occultava. Se ne stava seduta a fissarmi e io rimasi immobile dove ero. "Dove siamo?"
"Dentro la tua testa."
Sembrava più una gattabuia. "Che cosa è successo?"
Non mi rispose.
"Adelaide." insistei, riconoscendola.
"I tuoi ti hanno vincolato al letto con le catene, non so perché ti sei svegliata qui."
I miei cosa avevano fatto? Abbassai involontariamente lo sguardo su i miei polsi e li vidi sprovvisti da qualsiasi manetta. "Perché non le sento?"
"Perché non ti sei ancora ridestata e quando succederà prenderò il tuo posto." percepii una rabbia che bramava la vendetta. "Sto elaborando come procedere, potrei uccidere tutti o solamente tuo padre." analizzò le unghie lunghe laccate di rosso, assorta in chi sa quale riflessione infida.
"Non te lo permetterò."
Si voltò gradualmente verso di me, con uno sguardo che avrebbe intimidito chiunque, e io indietreggiai istintivamente. "Ti sto solo proteggendo."
"Lo posso fare da sola."
"Ho notato, guarda dove ci ha portare." sbuffò una risatina canzonatoria, scagliando un sassolino contro la parete.
Slittai verso terra e accostai le ginocchia al petto. "Perché lo hanno fatto?" chiesi sottovoce, con l'angoscia di scoprire la verità.
"Perché ti vogliono tenere tutta per loro e forse hanno il sospetto che potrai denunciarli al ministero della magia."
"Non lo farei mai."
Mi guardò come se fossi una squilibrata, ma non lo ero. Ci tenevo alla mia famiglia e non prestavo fede alle sue frottole. Che ne sapevo io che voleva manovrarmi, così le offrivo il via libera per compiere una strage? No, io avevo bisogno di un accertamento e persistevo ad augurarmi che non le avesse, perché non si sarebbe sfracellato solamente il mio cuore ma si sarebbe frantumata anche la mia anima.
"Dici?" si alzò con un ghigno losco. "Posso chiederti una cosa?" avanzò. "Ti sei mai chiesta perché ti ostini ad autosabotarti? Perché quando riddle ti ha tirato quel ceffone tu eri pronta a riceverne un'altro ancora? Il perché ti piaccia farti fottere con brutalità?" Strusciò le dita sulla parete, arrestandosi di fronte a me.
"Perché l'abuso ti ha reso così." Si piegò sulle gambe raggiungendo la mia altezza. "Non riesci a farne a meno. Credi che quello sia amore perché è quello che hai ricevuto, stupida che non sei altro." Scoppiò a ridere e io avvertii le lacrime pungere gli occhi. Mi strinsi maggiormente in me stessa, come a voler darmi protezione da quella tossina che lei mi scagliava contro.
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sin
FanfictionLui non tollerava non avere il controllo, soprattutto riguardo le sue emozioni. Disprezzava il fatto che non riusciva a governare la trepidazione che lei gli scaturiva inconsciamente e dunque l'unica soluzione era detestarla. L'unica cosa che era in...