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"ti ho mai detto che hai dei bei occhi?"

indossai un semplice vestito bianco in pizzo che seguitamente avrei coperto con il mantello. per quanto potesse diventare asfissiante un spazio traboccante di studenti, al di fuori si gelava.

"sei pronta?" alzai la voce per farmi sentire da pansy, ma non ottenni risposta. il silenzio era così permanente che ebbi un cipiglio. allontanai il mascara dalle ciglia e mi voltai.

"prontissima"

non era lei, di fronte la porta del bagno si presentò tutta in ghingheri kala.

la squadrai e lei ricambiò, appoggiandosi contro lo stipite della soglia. "oh" tornai a guardare lo specchio e rimisi al suo posto il rimmel, cogliendo il gloss che passai sulle labbra. "sei viva dunque."

"ho solamente cambiato compagne di stanza" sogghignò maligna come lo era sempre stata, raggiungendomi a piccoli passi, ma io proseguii a non concederle la minima attenzione.

c'era qualcosa che non andava.

"che cosa vuoi?" sbuffai seccata, appoggiando entrambe le mani sul lavandino.

seguii la sua figura tramite lo specchio posizionarsi alle mie spalle. "che cosa potrei mai volere da una come te?" arricciò le labbra in un sorriso sprezzante, accarezzando una ciocca dei miei capelli. "cosa potrebbe mai volere lui da un lerciume come te?" il suo volto si mutò in una forte repulsione verso i miei confronti.

"ora è tutto adoperabile, ti sei già data da fare?"

"non ancora." confessò sincera. "stai tranquilla, colmerò io la tua scadente mancanza"

serrai la mascella e strinsi con forza il gloss. "dov'è pansy?"

"mmh, credo bloccata da qualche parte" mi girai di scatto verso di lei, non comprendendo se mi stesse punzecchiando o era decisamente seria. "dovevo vendicarmi in qualche modo"

"tu" serrai gli occhi incredula. "sei pazza."

"taci!" mi spinse con violenza contro il muro. "non provocarmi moredus" ridacchiò sadica. "non vorrei mai" sussurrò estraendo la bacchetta. "deturpare questo bel faccino" lambì i miei lineamenti con la punta. lentamente e con delicatezza, per poi allontanarsi di scatto.

"Buon divertimento!" mi diede le spalle e si diresse verso l'uscita. "ma così è troppo facile!" irritata colpì con il tacco le mattonelle sotto la suola e la trovai nuovamente di fronte a me. mosse la bacchetta e mi scagliò contro un incantesimo.

un dolore immenso si propagò per tutto il corpo, bruciandomi la pelle senza sosta, come se ogni nervo fosse in preda dalle fiamme. era così tanto intenso da impedirmi di non contorcermi dal tormento.

lei rideva come una squilibrata mentre continuava a ripetere costantemente il nome "cruciatus! cruciatus! cruciatus!" non permettendomi di darmi un attimo di tregua.

"basta!" pregai disperata, contraendo i muscoli per le fitte che mi provocava. "BASTA!" strinsi la testa fra le mani, in procinto a frantumarsi.

"dio, quanto è divertente!" si spostò i capelli per riprendere fiato e i spasmi cessarono. una lacrima rigò il mio viso, finendo sulle labbra schiuse che cercavano di accumulare più ossigeno possibile.

mi strinsi in me stessa e in quel momento me ne approfittai. allungai la mano tremante e afferrai la sottile verga di legno infilata tra le calze della divisa che indossavo.

"expelliarmus!" la disarmai e mi tirai su con difficoltà, dovendomi sorreggere sul lavandino. ero tutta indolenzita. avanzai cercando di sfuggirle, ma ero troppo lenta e lei troppo veloce.

sin Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora