3. Kacey

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Quella notte non dormii quasi niente. Chase era al centro dei miei pensieri e non ero mai stata così elettrizzata e felice di andare al lavoro. Dovevo smetterla di fantasticare sul mio capo, solo che lui non rendeva le cose semplici.

Io e Grace la sera prima avevamo analizzato la situazione ed eravamo arrivate alla conclusione, dopo una intera bottiglia di vino, che l'attrazione era reciproca.

Piacevo al capo.

Arrivai in ufficio alle sette e mezzo. Avevo saltato la palestra quella mattina e già me ne stavo pentendo. Avevo un bel po' di energia da consumare, ma avevo preferito portarmi avanti con il lavoro.

Luis non sarebbe stato felice di veder passare i miei compiti ai paralegali. Volevo dimostrare a tutti che quel posto me lo stavo guadagnando.

Entrai in ascensore e premetti il piano nella tastierina: 24. Le porte si stavano per chiudere quando una mano si infilò dentro, bloccandole. Un Chase tutto sorridente si infilò dentro. Era in tenuta da corsa con shorts e maglia aderente nera che si tendeva sui muscoli tonici. Gli si intravedevano anche le caselle perfette degli addominali.

Mi ritrovai a sbavare su di lui un'altra volta.

<<'giorno>>, disse squadrandomi. Si soffermò a lungo sulle mie gambe toniche e abbronzate lasciate scoperte dalla gonna tubino rossa.

<<Buongiorno>>.

Le porte si chiusero e l'ascensore prese a salire. <<Fatto tardi ieri sera?>>, mi chiese.

<<Un po' e tu?>>

Scosse la testa. <<Ero appena tornato da Seattle ieri mattina. Sono crollato attorno alle nove dopo una birra ghiacciata>>.

<<Lavoro?>>

Annuì. <<Nuovo cliente>>.

<<Mi fa piacere>>.

<<Come sono andati i tuoi primi giorni qui?>>

<<Molto bene. Sono tutti simpatici e gentili>>. Tranne Luis il Tiranno.

Annuì. <<La maggior parte sono stati scelti da mio padre. Le uniche due persone che ho assunto io siete tu e il mio migliore amico del college, Travis. L'hai conosciuto ieri>>.

<<Sì, è così>>.

Le porte dell'ascensore si aprirono e la sua mano si appoggiò nella parte bassa della mia schiena. La mia pelle formicolò a quel contatto. Durò troppo poco però. Appena superammo la reception, la levò.

Mi fece l'occhiolino come la sera prima. <<Ho bisogno di una doccia. Mi raccomando non finire addosso a nessuno oggi>>.

Alzai gli occhi al soffitto. <<A quanto pare succede solo con te nei paraggi>>.

Rise piano. <<Sono contento>>. Mi lasciò davanti alla porta del mio ufficio. Si chinò fino a quando le sue labbra non sfiorarono il mio orecchio. <<A dopo, peperino>>.

Traballai un po' stordita fino alla mia scrivania. Chase mi scombussolava parecchio.

Come avevo immaginato Luis si presentò alla porta del mio ufficio cinque minuti dopo che avevo varcato la soglia. <<Ho sentito che oggi andrai a spasso con il capo>>, disse sedendosi nella sedia per gli ospiti senza essere invitato.

<<Me l'ha chiesto lui>>.

Batté sulla mia scrivania un plico di fascicoli. <<Li voglio domani mattina presto sopra la mia scrivania>>.

TELL IT TO MY HEARTDove le storie prendono vita. Scoprilo ora