13. Kacey

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Chase fece quello che gli avevo chiesto il giorno dopo: assunse un nuovo associato per il Tiranno e per mia fortuna smise di torturare me, anche se restava il mio supervisore per altri due mesi. Dovevo solo stringere i denti e sopportare i suoi commenti sprezzanti su di me e il capo.

Ovviamente le voci circolarono in fretta nell'ufficio. La sfuriata di Luis non era passata inosservata e c'era una piccola minoranza che credeva alle sue parole.

Travis però aiutò. Mise a tacere quelle voci sul nascere.

Olivia quella mattina si presentò nel mio ufficio e scaricò una pila di fascicoli sulla mia scrivania. <<Chase mi ha chiesto di farti avere questi. Sono i suoi clienti più importanti, quelli che seguirete assieme d'ora in avanti>>, disse facendomi un sorriso.

<<Grazie Olivia. Mi metto subito al lavoro>>.

Annuì. <<Chase mi ha chiesto se hai avuto la conferma per il deposito del brevetto del signor Long>>.

<<L'ho ricevuta giusto due minuti fa. La stampo e gliela porto>>.

<<Perfetto>>.

Una volta sola preparai i documenti che servivano a Chase e mi avviai al suo ufficio con un nodo allo stomaco. Dalla sera prima non l'avevo ancora visto. L'idea che ora la palla era nelle mie mani mi rendeva ancora più nervosa.

Non sapevo come fare per fargli capire che sarebbe bastato un suo tocco e avrei ceduto a lui.

Bussai alla sua porta aperta con la mano che tremava. <<Avanti>>, disse alzando la testa dal computer.

Che spettacolo! Quella mattina aveva pettinato i capelli all'indietro e si era rasato. La cravatta era sparita e la camicia aveva i primi bottoni sbottonati. Al di sotto si intravedeva la sua pelle liscia ed abbronzata. Mi si seccarono le labbra.

Era un maledetto diavolo tentatore.

I suoi occhi verdi scuri scivolarono lungo il mio corpo e finirono il loro percorso nei miei. Accennò un sorriso. <<Ciao>>.

<<Ciao>>.

Indicò con il mento i documenti che avevo fra le mani. <<Sono per me?>>

Feci un passo avanti e glieli passai. <<Il brevetto>>, riuscii a dire. Non sapevo come fosse possibile riuscire a formulare frasi che avessero un senso se mi guardava in quel modo.

Nel prendere il fascicolo sfiorò di proposito le mie dita. <<Grazie>>.

<<Hai bisogno di altro?>>

Accennò un sorrisetto. <<Hai pensato alla mia proposta di ieri sera?>>

Speravo quasi che se lo fosse dimenticato, che mi prendesse e la facesse finita con i suoi giochetti. A quanto sembrava però lui era di un'altra idea.

Con un impeto di coraggio feci un passo avanti, appoggiai le mani alla sua scrivania e mi sporsi in avanti. I suoi occhi scesero sulla mia lieve scollatura della camicia nera e deglutì. Si stava trattenendo e lo sapevo.

Se dovevamo fare questo gioco allora l'avrei torturato un po'. <<Quale proposta?>>

<<Kacey...>>. Suonò a metà fra una supplica e un ringhio.

Mi rimisi dritta. <<Sì, capo?>>

<<O chiudi la porta a chiave o esci da qui prima che ti sbatta sulla mia scrivania>>, disse sottovoce e con tono leggermente minaccioso.

Scoppiai a ridere. Avevo vinto quella battaglia e lo sapeva. <<Credo che tornerò nel mio ufficio. Ho delle questioni urgenti da sbrigare>>.

TELL IT TO MY HEARTDove le storie prendono vita. Scoprilo ora