21. Chase

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<<Come è andata questa settimana?>>, mi chiede la dottoressa Stanley, la mia psicologa.

Alzai le spalle. <<Bene>>. No, non solo bene. Stupenda cazzo. Avevo passato la miglior settimana della mia vita e sentivo il cuore leggero. Kacey aveva questo effetto su di me. Mi faceva stare bene in modi che non avrei mai pensato.

<<I tuoi incubi?>>

Mi rabbuiai. <<Sono comparsi solo una notte, ieri>>. Quando Kacey aveva deciso di dormire nel suo appartamento. Da sola. Grace era tornata dalla luna di miele e si erano concesse una serata solo donne.

Non avevo interferito. Io ero uscito a bere qualcosa con Trent e poi ero tornato a casa. Ci eravamo scambiati qualche messaggio ed eravamo stati al telefono fino a mezzanotte, quando lei si era addormentata mentre parlava ancora con me.

<<E come è stato?>>

<<Come il solito credo. La scena è sempre la stessa. Vedo l'auto di mia sorella rovesciata e lei che urla aiuto, ma io non riesco ad arrivare a salvarla>>.

<<E il tuo senso di colpa?>>

Sospirai. Ormai mi conosceva bene e avevo imparato a mie spese che era meglio non nasconderle niente. Se volevo tornare a sentirmi una persona normale, aprirmi con lei era la soluzione. <<È sempre con me, ma in questi giorni meno pressante. Non mi viene più voglia di vomitare>>. Storia vera. Quando diventata una sensazione insopportabile, il mio stomaco diventava un vero bastardo. Ero arrivato al vomito solo tre volte, ma mi sarebbero bastate per una vita intera.

<<È cambiato qualcosa nella tua vita?>>, chiese osservandomi dalla sua poltrona.

Nelle precedenti sedute non avevo mai menzionato Kacey perché non ero pronto a condividere i miei sentimenti a riguardo, ma quella mattina era diverso. Stare con lei, mi aveva riportato alla vita. Mi ero preso una cotta senza precedenti.

Io, Chase Parker, allergico alle relazioni, mi stavo innamorando perdutamente. Potete biasimarmi? Kacey era bellissima, sia dentro che fuori, irriverente, simpatica e mi faceva impazzire. Mi teneva sulle spine e mi stupiva ogni volta.

Stare con lei non era come stare con chiunque.

<<Sì, in realtà sì>>, confermai, <<C'è una ragazza nella mia vita>>.

Mi guardò da sotto gli occhiali dalla montatura spessa. <<Una frequentazione delle tue o qualcosa di più?>>.

<<Qualcosa di più>>.

Intrecciai le dita delle mani e non disse niente per un po'. <<Ho notato qualcosa di diverso in te nelle ultime settimane e aspettavo che me ne parlassi. Che fossi pronto. Ti va?>>

Parlammo di Kacey per mezz'ora e mi spremette come un limone, tirandomi fuori tutte le emozioni e le sensazioni che provavo con lei. O quelle che non provavo come il senso di colpa che sembrava essersi preso una breve vacanza da questo stronzo.

Analizzò la situazione fino alle virgole e quando uscii dal suo studio ero stremato come dopo un'ora in palestra. Me la presi con comodo per andare in ufficio e mi godetti i rumori della mia città. Passeggia per qualche isolato e mi fermai a prendermi un caffè nel bar ad angolo nel mio edificio.

Olivia, la mia assistente, mi chiamò proprio mentre assaporavo il gusto del caffè in bocca. Risposi al terzo squillo. <<Ehi, che succede?>>

Sapeva benissimo che dopo le mie sedute me la prendevo comoda e che non doveva fissarmi appuntamenti prima delle undici, perciò se mi cercava voleva dire che era successo qualcosa. <<Le risorse umane vogliono vederti. Subito>>.

Imprecai. <<Hanno detto di cosa si tratta?>>, chiesi irritato.

<<Di una proposta di licenziamento>>.

Gemetti. Quando arrivavano nel mio ufficio per questioni del genere non era mai piacevole. Per niente. <<Di chi?>>, chiesi, entrando nell'edificio.

<<Meglio se sali e lo scopri di persona>>. Merda. Non prometteva bene.

Arrivai nel mio ufficio di corsa e seduti sul mio divano c'erano Hunter e June, delle risorse umane con un pacco di documenti appoggiato sul tavolino di fronte a loro.

<<Buongiorno>>, salutai.

<<Buongiorno>>, risposero in coro.

Appoggiai la mia valigetta sulla scrivania e mi avvicinai a loro. <<A cosa devo l'onore della vostra visita?>>, chiesi passandomi una mano fra i capelli.

<<Luis ha avanzato una richiesta di licenziamento>>.

Un brivido percorse la mia spina dorsale. <<Chi?>>, volli sapere immediatamente.

<<La signorina Maddox>>, rispose Hunter.

Dovevo aver sentito male. Non c'erano altre spiegazioni. <<Puoi ripetere?>>, chiesi sconvolto.

<<Luis ha avanzato la richiesta di licenziamento immediato per la signorina Maddox. E ha chiesto la votazione di tutti i soci senior>>.

Giuro che lo uccido, quello stronzo. <<Quando sarà la votazione?>>

<<Fra mezz'ora>>, rispose June.

Mi appoggiai con le mani allo schienale della poltrona che avevo di fronte. Mi stavo trattenendo dal volerla sbattere contro il muro per quando ero incazzato. <<La motivazione?>>.

Si osservarono fra di loro. <<Le motivazioni>>, specificò Hunter. <<Negligenza, rapporti personali, pessimo temperamento, ecc>>.

Ero già andato alla porta. La spalancai e uscii sbattendo i piedi per terra. arrivai in fondo al corridoio e senza pensare nemmeno di bussare, feci irruzione nell'ufficio di Luis. Si mise a sedere dritto e mi guardò con aria di sfida. Se non avevo ancora licenziato questo stronzo era perché non potevo.

<<Signor Parker, cosa lo porta nel mio ufficio?>>

Avanzai minaccio e appoggiai le mani sulla sua scrivania. <<Oh, Luis. Non giocare con me. Sai benissimo perché sono qui>>.

Finse indifferenza ma vidi il muscolo della sua mascella serrarsi. <<Parla del licenziamento della sua fidanzata?>>

Sbattei una mano contro legno, facendolo sobbalzare. <<Quello che facciamo io e la signorina Maddox nel tempo libero, sono affari nostri e non hanno niente a che vedere con il lavoro, ma quello che stai cercando di fare tu è subdolo e meschino>>.

Alzò le spalle. <<Non mi piace quella ragazza. Ne troveremo un'altra e migliore di lei>>.

<<Non esiste>>, sbottai, <<lei non se ne andrà e farai meglio ad abituartici>>.

Si alzò in piedi, fronteggiandomi. Era più basso di me di almeno dieci centimetri e non mi fece nessun effetto. Ero terribilmente incazzato e le mie mani prudevano dalla voglia di cancellargli quel sorrisetto a suon di schiaffi. <<La decisione non spetta solo a te, Chase. La tua ragazza è nelle mani di tutti noi>>.

Ignorai la sua provocazione e tornai nel mio ufficio. Hunter e June non si erano mossi dal mio divano. <<Voglio spostare la votazione fra un'ora>>. Dovevo assolutamente parlare con i soci prima che prendessero valutazioni affrettate e mi serviva Trent.

<<Va bene, ma non un minuto di più>>, acconsentì Hunter. Si alzarono e dopo una stretta di mano se ne andarono. Mi pizzicai la radice del naso cercando di bloccare un'imminente emicrania.

Dovevo salvare il posto di lavoro di Kacey. Glielo dovevo.

TELL IT TO MY HEARTDove le storie prendono vita. Scoprilo ora