38. Kacey

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Guardai la valigia davanti alla porta di casa e sospirai. Era giunto il momento del ritiro aziendale e questo significava solo che avrei avuto Luis davanti agli occhi per un intero weekend e svolgere alcune attività di gruppo con lui. Non vedevo l'ora.

Come se non bastasse la rottura con Chase era ancora troppo fresca e dopo il bacio mozzafiato che mi aveva dato in ufficio qualche giorno prima, eravamo tornati ad ignorarci. O meglio, lui evitata me e cercava di non restare mai da solo con me.

Ero frustrata. Stressata a livelli alti e triste. Volevo solo rintanarmi in casa per il fine settimana, in compagnia di qualche schifezza magari e crogiolarmi nella mia depressione. Invece niente.

Quella valigia continuava a fissarmi beffarda. <<Sarà un week end orribile, già lo so>>, considerai ad alta voce nel silenzio del mio appartamento.

Controllai di aver chiuso tutte le finestre e mi decisi ad uscire. Dovevo prendere la metro per arrivare in ufficio che era il luogo del ritrovo per la partenza in corriera. Ci sarebbero volute tre ore di viaggio per raggiungere l'albergo di lusso che Chase aveva prenotato.

Riuscii a prendere la metro appena scesa in galleria e mi accomodai nel primo posto libero che trovai. Tirai un sospiro di sollievo. Ero leggermente in ritardo, ma avevo fatto i calcoli e in dieci minuti sarei arrivata in ufficio.

All'improvviso i freni stridettero e il treno si fermò. Solo che non c'era nessuna stazione in vista. Solo il buio della galleria. Era qualcosa che non succedeva normalmente.

<<Ma che diavolo>>, borbottai guardandomi attorno.

Gli altri passeggeri erano in panico e cominciarono a levarsi alcune grida. Tutti ci guardavamo attorno, in cerca di qualche risposta ma c'era solo buio.

<<Buongiorno, è il capotreno che vi parla. Ci scusiamo per il disagio ma il treno ha un guasto e non possiamo proseguire la corsa. A breve arriveranno le forze dell'ordine e procederemo per svuotare le carrozze>>.

Mi accasciai contro il sedile. Perfetto. Proprio quello che mi serviva per cominciare bene questo weekend. Guardai l'ora nel telefono: le otto meno cinque. I miei colleghi sarebbero partiti a minuti e io non sarei mai arrivata in tempo.

Rassegnata aspettai di poter scendere da quel maledetto treno. Il telefono non prendeva sotto a quella galleria e non potevo nemmeno avvisare Rachel. Ero isolata.

Mezz'ora dopo, finalmente ci permisero di scendere e corsi fuori dalla stazione della metro anche se non era la mia fermata. Il mio telefono prese a suonare all'impazzata per l'arrivo di messaggi e chiamate perse da parte di Rachel e Chase. Lessi quelli di quest'ultimo.

CHASE: EHI, KACE TUTTO BENE? TI STIAMO ASPETTANDO.

CHASE: KACE, TI SEI ADDORMENTATA?

CHASE: CAZZO, KACE, VA TUTTO BENE?

CHASE: MI E' ARRIVATA LA NOTIZIA DELLA LINEA DELLA METRO INTERROTA. SEI SU QUEL TRENO?

CHASE: CAZZO, DIMMI CHE STAI BENE, KACE. STO IMPAZZENDO.

CHASE: GLI ALTRI SONO PARTITI. VENGO A CERCARTI.

Il mio cuore esplose di emozioni contrastanti. Chase era preoccupato per me? Stava veramente venendo qui? Ero proprio patetica perché era tutto ciò che desideravo.

Attorno a me regnava la confusione. Alcune persone di un altro vagone si erano sentite male ed ero circondata da volanti della polizia, pompieri e ambulanze. Era una scena surreale e per un attimo avevo avuto paura. Ma stavo bene.

<<Kace!>>, una voce familiare attirò la mia attenzione sopra la confusione e mi fece tremare. Era il suono più bello che potessi sentire in quel momento.

Mi girai e mi ritrovai davanti Chase che correva a perdifiato nella mia direzione. Un secondo dopo mi ritrovai fra le sue braccia solide, avvolta dal suo profumo celestiale. <<Cazzo, ero terrorizzato. Stai bene?>>

Chase stava tremando e so dove la sua mente stava viaggiando. <<Sto bene, non è successo niente>>.

Affondò la mano fra i miei capelli e nascose il viso contro il mio collo. Mi stava stringendo forte. <<Quando non ti ho vista arrivare, ho dato un po' di matto>>.

Sorrisi. <<Quanto di matto?>>

Si fece indietro e cercò i miei occhi. <<Tipo che adesso probabilmente tutti sanno che ho una cotta pazzesca per te>>.

Ridacchiai. Non ero più preoccupata che qualcuno in ufficio scoprisse di noi. L'unica cosa che volevo in quel momento era riavere Chase come fidanzato. Era la mia priorità. <<Ok>>.

<<Sei arrabbiata? So che non era quello che volevi>>.

Gli circondai il viso con le mani e mi sollevai sulla punta dei piedi per arrivare alla sua altezza. <<Va tutto bene, Chase>>.

<<Sicura?>>, chiese titubante.

Gli stampai un bacio all'angolo della bocca. <<Sicura e in ogni caso non stiamo più assieme, no?>>.

Si irrigidì. <<Non è così e lo sai>>.

Mi allontanai sospirando. Afferrai la mia valigia e mi ci aggrappai. <<Forse dovremmo andare>>.

Annuì ed evitò il mio sguardo. <<Ho la macchina in fondo alla strada. Raggiungeremo gli altri in albergo>>. Mi afferrò per il gomito e mi fece strada.

Mi aspettavano tre ore di macchina con Chase e questo enorme fardello a divederci. Sarebbe stato divertente di sicuro. Per la prima ora dormicchiai ed evitai così di rivolgergli la parola. Ero così arrabbiata con lui. Forse un pochino delusa. Non capivo quello che stavamo facendo. Presto sarei uscita di testa.

<<Kace>>, la sua voce ruppe il silenzio. Eravamo vicini alla nostra meta e non potevo più fingere di dormire per evitare di parlare con lui.

Girai la testa e guardai fuori dal finestrino. <<Cosa?>>

Sospirò. <<Tu pensi che io non stia soffrendo a non averti nella mia vita? Che non vorrei chiamarti a tutte le ore del giorno, scriverti la sera prima di dormire? Mi manca svegliarmi accanto a te, mi manca la tua risata, mi manca il tuo corpo, mi manca vederti preparare la colazione con la mia maglia addosso. Mi manca perfino quando mi rimproveri o discutiamo di qualcosa. Cazzo, non hai idea quanto sia difficile>>.

<<Ferma la macchina!>>, dissi a corto di fiato. Il mio cuore stava esplodendo impazzito nel petto.

Chase mi guardò confuso, ma accostò come gli avevo chiesto. Eravamo in una strada secondaria in mezzo alle montagne. Ci saranno state tre macchine in totale in quella strada, quindi non eravamo in pericolo. Appena fermo l'auto, scesi. Lui fece la stessa cosa e ci incontrammo davanti al cofano.

Lo spinsi indietro in preda alla rabbia. <<Non puoi dirmi certe cose!>>.

Era sempre più confuso. <<Perché no?>>

<<Perché mi confondi e mi illudi!>>

Mi afferrò per i gomiti e mi tenne ferma. Appoggiò la fronte contro la mia. Stavo ansimando e il mio petto continuava a sfiorare la sua camicia. <<Kace, ma non lo capisci?>>

Assottigliai lo sguardo. <<Capire che cosa?>>

Le sue labbra si tesero in un sorriso. <<Che ti amo da impazzire>>, sussurrò prima di baciarmi.                                                                                                                        

TELL IT TO MY HEARTDove le storie prendono vita. Scoprilo ora