26. Chase

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La mia fuga con Kacey era finita troppo velocemente ed eravamo dovuti tornare alla realtà. Dopo cocktail sorseggiati sui lettini in riva all'acqua cristallina, sesso a tutte le ore del giorno e della notte, nuotate fra la barriera corallina e altro sesso strepitoso, mi ritrovavo in ufficio a rimettermi in pari.

Tre giorni di assenza avevano accumulato sulla mia scrivania una pila di documenti da visionare, firmare, riscrivere. Riunioni a cui partecipare. Decisioni da prendere. E una decina di chiamate di mia madre. Sapevo per esperienza che evitarla l'avrebbe fatta prendere un taxi e sarebbe piombata nel mio ufficio.

Era inevitabile.

Martedì mattina, Olivia mi chiamò dall'interfono. <<Chase, c'è tua madre di fronte alla mia scrivania>>.

Gemetti. Stavo per chiamarla, ma mi aveva anticipata. Accidenti! <<Falla passare>>.

Un attimo dopo la porta del mio ufficio si spalancò e la donna minuta che mi aveva messo al mondo entrò nel mio ufficio a passo spedito. Mi studiò per un attimo e incrociò le braccia al petto.

<<Sei abbronzato e in forma>>, esordisce andandosi a sedere sul divano a lato della mia scrivania.

Ridacchiai. <<Perché sembra una brutta cosa?>>, chiesi raggiungendola.

Liquidò la mia domanda con un gesto della mano. <<Credevo ti avrei trovato sepolto sotto le scartoffie, con le occhiaie da panda e un vitino da vespa>>, disse sorprendendosi e continuando a fissarmi.

Le baciai una guancia e mi sedetti sulla poltrona allentandomi la cravatta. <<Sto benissimo come vedi>>.

Assottigliò lo sguardo. <<Tu sei innamorato>>.

Mi soffocai con la mia stessa saliva. A Natalie Hart-Parker non si poteva nascondere niente e capiva le persone da uno sguardo. <<Mamma!>>, la rimproverai. In realtà stavo cercando di nascondere un sorrisetto di fronte alla visione di Kacey in costume in riva all'oceano solo qualche giorno prima.

<<Raccontami di lei>>, insistette. <<È bella? Ti fa felice?>>, continuò imperterrita.

Osservai mia madre. Era invecchiata parecchio negli ultimi tempi e i capelli stavano diventando grigi. Era l'unico genitore e membro della famiglia ancora vivo e non mi portava rancore per la morte di mia sorella. Si preoccupava sempre per me e le piaceva da morire intromettersi nella mia vita.

Nonostante questo, amavo mia madre. Anche quando faceva tutte quelle domande.

Risi e alzai gli occhi al soffitto. <<Facciamo che te la presento e risolviamo il problema>>, dissi divertito.

<<Lavora qui?>>, chiese calmandosi.

Annuii. <<Sì, aspetta la faccio chiamare>>. Mi alzai in piedi e chiesi ad Olivia di chiamare Kacey nel mio ufficio. Un paio di minuti dopo bussarono alla porta. <<Avanti>>, dissi con il cuore che batteva a mille.

Kacey infilò la testa dentro e mi individuò all'istante. Mi sorrise dolcemente e fece qualche passo avanti. La afferrai per i fianchi e le stampai un bacio in fronte. Lei sospirò estasiata.

Mia madre si schiarì la voce. Kacey finalmente la notò e aggrottò le sopracciglia. <<Che succede?>>, chiese confusa.

Le presi la mano e la spinsi dolcemente verso il divano. <<Kacey, vorrei presentarti mia madre, Natalie>>.

Kacey spalancò gli occhi e studiò mia madre. Una strana espressione attraversò la faccia della mia ragazza ma si ricompose in fretta. Allungò la mano e strinse quella di mia madre. <<Piacere di conoscerla signora Parker>>, disse con un tono di voce strano. Era nervosa?

<<Oh, chiamami Nat per cortesia! Sei davvero bellissima, Kacey>>, disse mia madre senza peli sulla lingua.

Kacey arrossì. <<Ehm, grazie>>.

<<Avete da fare per pranzo?>>, chiese mia madre osservandoci. Le nostre mani erano ancora legate.

Feci una smorfia. <<Mi dispiace, mamma ma ho una riunione e non posso più rimandare>>, dissi dispiaciuto.

<<E tu?>>, domandò in direzione di Kacey.

<<Mi dispiace ma ho del lavoro arretrato>>, rispose lei rivolgendomi un'occhiataccia. Sì, sono io il colpevole. Alla fine eravamo ripartiti lunedì mattina e non avevamo lavorato per niente.

<<Dove siete stati? Siete abbronzatissimi e qui è quasi inverno>>.

Ridacchiai. <<Ci siamo presi tre giorni per noi e siamo stati alle Bahamas>>, risposi alzando le spalle.

Mia madre spalancò gli occhi. <<Ti sei preso una vacanza? Tu? Ma ti senti bene? Che fine ha fatto mio figlio?>>, mi prese in giro. Kacey ridacchiò e nascose il viso contro la mia spalla.

Sbuffai. <<'ma, guarda che so prendermi una pausa ogni tanto>>, borbottai.

Si alzò in piedi. <<Sì lo vedo e ne sono felice. Ora vado ma vi aspetto a cena una sera di queste. Non accetto un no come risposta e poi non ti ho visto il giorno del tuo compleanno>>.

Sospirai. Non si poteva dire di no a Natalie Parker. <<Va bene ci saremo>>, dissi.

Mamma mi accarezzò una guancia e sorrise a Kacey. <<Non vedo l'ora di conoscerti meglio e sapere tutto di te. A presto!>>. Uscì dal mio ufficio e si chiuse la porta alle spalle.

Attirai Kacey a me. <<Scusa per l'improvvisata ma mi stava tormentando e ho pensato che presentartela sarebbe stato meglio>>, spiegai.

Sorrise, ma non arrivò fino agli occhi. C'era qualcosa che non andava. <<Non c'è problema. Ora devo andare però>>, disse facendo due passi indietro.

Cosa cazzo sta succedendo?

Le feci l'occhiolino e ignorai la fitta allo stomaco. <<Ricordati che venerdì arriveranno i traslocatori da te>>, dissi felice. Aveva finalmente acconsentito a portare le sue cose da me.

Annuì. <<Lo so. Ci vediamo dopo>>. E si dileguò in fretta.

Rimasi impalato a fissare la porta per dieci minuti a domandarmi che cosa era appena successo. Kacey era decisamente scappata.

<<Il suo appuntamento delle undici è arrivato>>, mi avvisò Olivia riportandomi alla realtà. Mi immersi nel lavoro per il resto della giornata ma la sensazione strana dentro di me non se ne andò. E quando quella sera Kacey mi disse che aveva da fare, mi fece raggelare.

Stava decisamente succedendo qualcosa.

TELL IT TO MY HEARTDove le storie prendono vita. Scoprilo ora