41. Kacey

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 Non dormimmo affatto quella notte. 

E avevamo parlato ancora meno. Avevamo lasciato che i nostri corpi si fondessero più volte, colmando la mancanza delle ultime settimane. Fu meraviglioso. Non avevo mai provato nulla di simile nella mia vita.

Ogni volta che Chase mi guardava negli occhi, un pezzetto rotto del nostro passato si aggiustava. Quella notte ci guarimmo dal nostro dolore, aggrappandoci l'uno sulle spalle dell'altro. Fu come tornare a respirare dopo essere stati in apnea per giorni e giorni.

Fuori dalla finestra della mia stanza d'albergo, il cielo cominciava a rischiarare. Chase era disteso sopra di me, con il peso appoggiato sui gomiti e mi guardava negli occhi con una intensità che mi fece tremare. Avevamo appena concluso la terza o quarta – avevo decisamente perso il conto – sessione di sesso frenetico e mi sentivo volteggiare in una nuvoletta.

Ero stanca ma non mi importava. Ero con Chase, avevamo fatto pace e lui mi amava. Me lo aveva ripetuto almeno dieci volte quella notte e io avevo trattenuto il respiro ogni istante che quelle parole uscivano dalle sue bellissime labbra piene.

<<Sei consapevole vero che non ti lascerò mai più adesso?>>, chiese strofinando il naso contro il mio.

Sbuffai una risatina infastidita. <<E non mi chiedi il permesso?>>.

Scosse la testa divertito. <<Non ne ho bisogno>>.

Gli pizzicai un fianco. <<Presuntuoso>>.

Una delle sue mani bollenti scese lungo la mia coscia nuda e se la appoggiò contro il suo fianco. Mi riaccesi come una miccia. La sua erezione sfrego contro il mio punto più sensibile e mi si mozzò il fiato. Non mi sarebbe mai bastato.

<<Vieni a vivere con me>>, disse in un sussurro. Aveva la voce arrochita dal desiderio. Un lieve fremito nel basso ventre mi fece tremare sotto di lui. Stavo annegando nella lussuria.

Affondai le mani nei suoi capelli arruffati. Lo tirai contro di me con il tallone e scivolò dentro di me in una sola mossa che mi fece rovesciare gli occhi all'indietro. No, non mi sarei mai abituata a questo. <<Non mi sembra una domanda>>, brontolai.

Ridacchiò e provocò una piacevole frizione fra i nostri corpi uniti. <<Non voleva esserlo, peperino>>.

Scivolò fuori da me e si rituffò dentro lentamente. Mi stava decisamente torturando. Era così bello. Mi lascia sfuggire un piccolo gemito. Chase si stava trattenendo. Aspettava che dicessi qualcosa.

<<Va bene, ma adesso muoviti. Ti prego>>, lo implorai. Stavo impazzendo.

Mi accontentò e non fu più tanto lento e delicato. Lo adoravo. Non ci volle poi molto per portarmi al limite ed esplosi sotto di lui in un miliardo di minuscole scintille. Chase grugnì e dopo un paio di spinte crollò sopra di me. Ansimavamo entrambi.

Nascose il viso contro il mio collo. <<Così bello...>>, sussurrò contro la mia pelle sensibile. Rotolò sulla schiena e mi portò con sé. Appoggiai la testa contro il suo petto e ascoltai il suo cuore che batteva ancora impazzito. Ci addormentammo così e recuperammo un paio di ore di sonno.

Un forte bussare contro la porta mi ridestò dal sonno. <<Kace, alzati! Dobbiamo andare a fare le ultime attività prima di tornare a casa!>>. Merda. Rachel.

Chase borbottò e aprì un occhio. Mi sorrise dolcemente e mi tirò contro di sé. Era bellissimo. Nudo, assonnato e in botta di una sessione intensa di orgasmi.

<<Ehm, scendo fra un pò>>, risposi a Rachel.

<<Col cavolo>>, si lamentò Chase sotto di me.

<<Va bene, ma sbrigati o il capo si incazza!>>. Sentii i passi che si allontanavano.

Chase rise. <<No, il capo non si incazzerebbe affatto se tu non ti presentassi>>.

Alzai gli occhi al soffitto. <<Dai, capo. Dobbiamo uscire da qui e andare di sotto a fare colazione>>.

Mise il broncio. <<Dobbiamo proprio?>>

Annuii convinta. <<Sì, dobbiamo>>.

Chase rotolò fuori dal letto e mi tirò verso il bordo. Mi caricò sulla sua spalla e mi assestò una sculacciata sul sedere nudo. <<Chase!>>, lo rimproverai.

Rise, lo stronzo. <<Andiamo a farci una doccia>>. Mi portò in bagno e mi scaricò sotto il getto caldo del soffione. Era un po' stretto per due, specie perché Chase occupava gran parte dello spazio.

Si gettò un po' di sapone su una mano e iniziò a massaggiarmi lentamente la pelle. Era una tortura. Si soffermò più a lungo su alcuni punti sensibili e mi ritrovai a desiderarlo. Di nuovo.

Accompagnò i movimenti delle sue mani con le labbra e tracciò una scia di baci dal collo, per passare sul solco in mezzi ai miei seni fino a scendere nel mio ventre. Mi guardò dal basso e fui spacciata. Si inginocchiò e affondò la bocca nel mio punto più sensibile.

Sì, avremmo decisamente saltato la colazione.

Raggiungemmo gli altri quando la colazione stava già volgendo al termine. Non mi importava. Ero troppo felice per preoccuparmi di qualcosa. Tutti i nostri colleghi erano presi dal dopo sbornia e non si accorsero minimamente di me e Chase che entravamo assieme o delle nostre espressioni post orgasmo.

Sotto la doccia era stato davvero davvero bollente. Avevo ricambiato l'orgasmo con la mia bocca e le cose si erano rifatte sporche un'altra volta.

Rachel e Trent, che ci avevano riservato due posti nel loro tavolo ci squadrarono da capo ai piedi. Si scambiarono uno sguardo complice. <<Ok, sputate il rospo>>, chiese Trent.

Chase gli mostrò il dito medio. <<Fatti gli affari tuoi>>, rispose senza riuscire a nascondere un sorrisetto.

<<Avete finalmente fatto pace? No, perché ve lo dico eravate davvero insopportabili>>.

Chase tirò uno scappellotto sulla nuca dell'amico. <<Taci, stronzo>>.

Trent mi fece l'occhiolino. "Grazie", mimò con le labbra. Sapevo per cosa mi stava ringraziando. Grazie per aver riportato indietro il mio amico. Grazie per averlo fatto tornare a sorridere. Grazie perché era tornato a vivere.

Chase mi prese la mano da sotto il tavolo ed intrecciò le dita alle mie. Non avevamo ancora reso pubblica la nostra relazione ma in quel momento non mi importava. Ero in una bolla di felicità e volevo godermela ancora un po'.

Mentre la sala si svuotava, Chase si sporse verso di me e mi stampò un bacio fugace sulla guancia. <<Sei bellissima, Kace>>, sussurrò contro il mio collo. Arrossii. Non me lo aspettavo. In quel momento volevo solo prenderlo per il colletto della maglia, attirarlo a me e baciarlo.

Invece mi limitai a sorridergli e stringergli la mano più forte. Dopo, mi ripromisi. Dopo gli avrei tolto il respiro come faceva sempre lui con me.

TELL IT TO MY HEARTDove le storie prendono vita. Scoprilo ora