27. Kacey

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Sapevo di conoscere già la madre di Chase. Solo che non ricordavo né il come né il perché. Avete presente quella sensazione? Sì, proprio quella di sapere già come parla o come si muove una persona e non avere idea di come la si conosce.

Chase avrà pensato che sono pazza perché mi sono comportata in modo talmente strano ed ero particolarmente silenziosa. Non riuscivo a collegare quella donna.

L'unica consapevolezza era che la conoscevo.

Ero in taxi e stavo percorrendo le vie familiare che conducevano a casa dei miei genitori. O meglio, adesso era casa di mia madre. Non venivo qui molto spesso. Dopo la morte di mio fratello Jason non ero più stata capace di tornare. Faceva troppo male. I ricordi di lui erano ovunque.

In giardino avevamo un albero su cui papà aveva costruito un'altalena di legno ed era dove mi ero rotta il braccio perché mio fratello mi aveva spinto troppo forte ed ero volata via.

O le feste che dava il venerdì sera quando i nostri genitori andavano fuori città e mi arrabbiavo perché non mi lasciava uscire dalla mia stanza perché ero troppo piccola per partecipare. Non lo avevo mai ascoltato. Aspettavo sempre che fosse troppo ubriaco per accorgersi della mia presenza.

Dopo che era partito per il college e si era laureato, era diventato un fratello praticamente assente. Non condivideva più la sua vita con me. Restavo pur sempre la sua sorellina ficcanaso anche se ero cresciuta.

Non sapevo che era fidanzato. Non sapevo che era stato preso in ospedale per l'internato. Non sapevo niente. Perciò, la notte in cui i poliziotti bussarono alla nostra porta nel cuore della notte, non ero minimamente pronta a scoprire i segreti che la sua morte aveva portato a galla.

I miei genitori erano sconvolti tanto quanto me. Se ancora si parlavano era per il segreto di mio fratello. Quanto cazzo mi manca.

Il mio telefono prese a squillare e quando lessi il nome sullo schermo, mi ritrovai a sorridere. Chase. Risposi subito. <<Ehi>>, dissi.

<<Ehi, bellissima. Dove sei?>>

Guardai il taxi accostare davanti la casa della mia infanzia. I giocattoli erano sparsi per tutto il giardino e la bici rosa che un tempo era stata mia, giaceva a terra al centro del vialetto. <<Sono da mia madre, tu?>>

Lo sentii sospirare. <<In ufficio. Ho avuto problemi con un cliente e sono venuto presto. Sai com'è? Il mio letto era freddo e vuoto sta notte>>.

Ridacchiai. <<Mi serve tempo per mettere tutte le mie cose negli scatoloni. Avresti potuto venire da me e aiutarmi>>.

<<Ma era la tua serata donne con Grace>>, si lamentò. <<Hai detto esplicitamente che gli uomini non sono ammessi>>.

Alzai gli occhi al soffitto divertita. Ah, quest'uomo. Lo adoravo. Con tutta me stessa. <<E quando mai qualcosa ti ha fermato?>>

Rise. <<Hai ragione. Volevo darti il tuo spazio, ma mi sei mancata. Tanto>>, disse. Potevo vederlo. Tutto imbronciato seduto dietro la sua scrivania.

Vorrei averlo qui con me e abbracciarlo forte. <<Allora rimediamo questa sera?>>, domandai speranzosa.

<<Assolutamente sì, cazzo. Ho una sorpresa per te>>.

Giuro, doveva assolutamente smetterla di viziarmi in quel modo o mi sarei abituata a vivere così per sempre. <<Un'altra?>>

Ridacchiò. <<Un'altra, peperino. Ho bisogno di dirti una cosa e non posso più aspettare>>.

TELL IT TO MY HEARTDove le storie prendono vita. Scoprilo ora