36. Kacey

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Entrai in ufficio tardi quella mattina. Non era decisamente da me, ma rischiare di imbattermi in Chase, non era una buona idea. Non dopo quello che era successo la sera prima. Ero decisamente troppo ubriaca e aver letto quel messaggio da sobria, mi aveva fatto chiaramente capire che avevo fatto una cazzata.

Probabilmente lo avevo solo allontanato, alzato un muro ancora più spesso. Non era quello che volevo ottenere.

Mi abbandonai nella mia sedia e un bigliettino sulla scrivania attirò la mia attenzione. Conoscevo bene quella scrittura.

"Quando arrivi, ti aspetto nel mio ufficio. Subito. Chase".

Sospirai. Evitarlo quindi non era una opzione. Almeno avevo messo la gonna che mi faceva un bel sedere e delle gambe da urlo e la camicetta bianca che adorava togliermi. Se proprio dovevamo parlare, almeno sapevo di essere sexy.

Feci con calma, giusto per raccogliere un po' di coraggio e di dignità. Ne avevo davvero bisogno anche se non avevo fatto niente di male. Gli avevo solo detto quanto cazzo mi mancava, che aveva lasciato un grande vuoto nella mia vita. Avevo solo bisogno di lui. Che potevamo guarire assieme.

Mezz'ora dopo il mio arrivo, mi presentai nel suo ufficio. Olivia mi disse di aspettare due minuti perché era occupato in una chiamata. Ero agitata, forse un po' tremavo anche.

<<Falla entrare>>. La voce dura di Chase interruppe i miei pensieri.

Mi stirai la gonna e asciugai i palmi delle mani sul tessuto morbido. Entrai a passo deciso e appena vidi Chase, le mie sicurezze crollarono tutte in pezzettini. Era bello da mozzare il fiato. Indossava la camicia azzurra, le maniche arrotolate sui gomiti. La giacca e la cravatta erano sparite come sempre quando doveva concentrarsi. I capelli erano ribelli, segno che ci aveva passato spesso le dita in mezzo. Sembrava particolarmente frustrato.

Ma quello che mi colpì di più furono i suoi occhi. Stanchi, famelici e pieni di desiderio. Il suo sguardo percorse lentamente tutto il mio corpo. <<Chiudi la porta>>, ordinò.

Mi ci appoggiai contro e la chiusi. Si alzò dalla scrivania e mi venne incontro. Sollevò le braccia e mi ritrovai intrappolata contro il legno freddo alle mie spalle. Il calore del suo corpo mi fece rabbrividire. <<Cosa fai?>>, domandai a corto di fiato.

Chiuse gli occhi e sospirò. <<Non mi stai affatto rendendo le cose semplici, Kace. Proprio per niente>>.

<<Ed è un male?>>

Sorrise, ma ancora non mi guardava. La sua mano si avvicinò al mio viso. Era vicino ma allo stesso tempo non troppo. Non come volevo io. <<No, ma stai mettendo a dura prova il mio autocontrollo, peperino>>.

Appoggiai i palmi contro il suo addome. <<Allora lasciati andare>>.

Spalancò gli occhi e vidi l'esatto momento in cui si arrese. Fu bellissimo. Affondò la mano fra i miei capelli sciolti sulla schiena e mi attirò contro di sé. <<Cazzo, Kace. Non sono l'uomo per te, ma sono troppo egoista per lasciarti andare in questo momento>>.

Ansimai. Ero su di giri ed eccitata da morire. Lui stava cedendo e sembrava essere tornato il Chase di sempre, quello per cui avevo disperatamente perso la testa. Mi fissò a lungo negli occhi, nessuno dei due fece una sola mossa.

Si abbassò e mi stampò un bacio sulla fronte prima di fare un lungo passo indietro con i pugni stretti lungo ai fianchi. Stava chiaramente combattendo con sé stesso. Ci rimasi male e la delusione si dipinse sul mio viso. Non provai nemmeno a nasconderla.

<<Mi dispiace>>, disse semplicemente. <<È una pessima idea, Kace>>.

La rabbia prese il sopravvento. Avrei tanto voluto scuoterlo e farlo tornare in sé. Volevo il Chase che ci aveva messo un intero mese solo per corteggiarmi, quello che mi faceva ridere, quello che mi faceva impazzire il cuore. La versione che avevo davanti era per me irriconoscibile.

TELL IT TO MY HEARTDove le storie prendono vita. Scoprilo ora