39. Kacey

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Chiusi la porta alle mie spalle e mi ci appoggiai contro per reggimi in piedi. Le gambe mi tremavano e il mio cuore non la smetteva di martellarmi furioso nel petto. Le mie emozioni erano in subbuglio e sentivo nella testa la voce di Chase in loop, mentre confessava di amarmi. Chase Parker mi ama. Porca miseria!

Al solo pensiero tremavo ancora e venivo pervasa da una strana euforia, condita con del rimorso. Non avevo detto niente. Niente.

Solo che in quel momento aveva prevalso la rabbia. Già, ero proprio una scema incasinata. Anziché ricambiare il suo bacio mozzafiato che aveva seguito la sua inaspettata dichiarazione perfetta, l'avevo allontanato, respinto ed ero salita in macchina. Non avevamo detto una sola parola fino all'arrivo in albergo dove le nostre strade si erano separate. Lui era semplicemente deluso, io un faro accecato dai fari.

Mi ritrovai nella mia stanza in preda al panico e con una gran voglia di scappare. Solo che non capivo perché. Era quello che volevo sentirgli dire da settimane, eppure non riuscivo ad accettarlo.

Ero spaventata a morte. Non avevo mai amato qualcuno così tanto da avere paura.

Era una novità

Bussarono piano alla mia porta, saltai via spaventata e andai letteralmente nel panico. E se fosse stato lui? Che cosa avrei detto?

Che cosa avrei fatto?

<<Ehi, Kace, mi hanno detto che sei arrivata. Apri!>>. Rachel. Tirai un sospiro di sollievo e aprii la porta. Non feci nemmeno a tempo a vederla, che mi ritrovai stritolata fra le sue braccia esili. <<Meno male stai bene. Ero preoccupata>>.

Bene, eh? Non ne ero mica tanto sicura. <<Sono viva e salva>>, provai a scherzare.

Si staccò per andare a lanciarsi nel mio letto matrimoniale. <<Allora, il capo con la sua lucente armatura da protettore è corso in tuo soccorso. Qualche dettaglio piccante da condividere? Un bacio appassionato da farmi vivere attraverso di te per colmare la mia inesistente vita amorosa?>>

Scoppiai a ridere. Mi tolsi il cappotto e lo lanciai in una sedia. Mi buttai accanto a lei e sospirai. <<Ha detto di amarmi e io sono letteralmente andata nel panico>>. Tanto valeva parlarne con qualcuno. Lei era lì ed era una delle mie migliori amiche. Ne avevo bisogno.

Si mise a sedere all'improvviso e per poco non mi colpì un occhio con il gomito.<<Cosa?>>, urlò spalancando gli occhi.

Nascosi il viso sotto un braccio. <<È successo mentre venivamo qui. Stavamo discutendo e l'ha detto. Non ho risposto. Sono risalita in macchina furiosa e non ci siamo rivolti la parola per il resto del viaggio>>. Raccontare a Rachel cosa era accaduto, mi aiutò a processare la mia stupidità. Mi sentivo proprio una vera idiota.

Rachel mi guardò male. <<Non hai detto niente? Tu sei pazza>>, borbottò. <<Aspettavi questo da giorni, settimane. Mesi!>>,mi rimproverò.

<<Lo so, ma non sapevo cosa dire o cosa fare>>. Bello schifo, il panico.

Scosse la testa e fece una smorfia. <<Ci penseremo più tardi. Abbiamo le attività di gruppo da svolgere>>, mi guardò, <<E no, non possiamo saltarle>>. Mi allungò una mano per aiutarmi a mettermi seduta.

Gemetti. Era l'ultima cosa che volevo fare in quel momento. Nascondermi sotto il piumone e fingere di sparire era l'unica cosa a cui pensavo. <<D'accordo, ma tienimi lontana da lui>>, cedetti. Non volevo essere licenziata per non aver partecipato al ritiro aziendale.

Mi fece l'occhiolino. <<Non te lo posso promettere>>.

La colpii con un gomito nel fianco. <<Perfida! Sei una pessima amica>>, borbottai.

TELL IT TO MY HEARTDove le storie prendono vita. Scoprilo ora