Dal giorno del rientro dal ritiro aziendale la mia vita fu parecchio caotica. Avevo parecchio lavoro arretrato, incontri da fissare e riunioni da presiedere anche in giro per il Paese. Lavoravo almeno dieci ore al giorno senza pause per poter avere il sabato e la domenica libere.
Da quando avevo risolto le cose con Kacey, non ci eravamo separati nemmeno per un attimo. Da me o da lei, passavamo tutte le notti assieme e arrivavamo in ufficio con due identici sorrisi idioti stampati sulla faccia.
L'ufficio aveva cominciato a chiacchierare su noi due, ma non mi importava. Amavo troppo quella donna per preoccuparmi delle conseguenze dell'avere una relazione con una mia dipendente. Ero il capo, cazzo. Potevo fare ciò che mi pareva.
Le cose per Kacey però erano diverse. Si faceva ancora parecchi problemi a farsi vedere troppo vicino a me, ma ci stava facendo l'abitudine. O meglio, la stavo costringendo ad arrendersi. Con qualche incoraggiamento, sia chiaro.
Seguivamo qualche cliente assieme, eravamo proprio una bella squadra e questo mi portava a passare molto più tempo in sua compagnia, anche fuori dall'orario di lavoro nei nostri uffici. Non sempre era facile non portare il lavoro a casa, ma ci stavamo provando.
Kacey non si era ancora trasferita da me. Aveva imposto una piccola regola prima di portare le sue cose da me definitivamente. Voleva presentarmi sua madre.
Era proprio lì che eravamo diretti. Ero parecchio nervoso ed agitato. Le nostre famiglie erano legate dalla stessa tragedia ed ero terrorizzato di come avrebbe potuto prendere la notizia. Avevo paura di non essere accettato e di dover imporre a Kacey una scelta: me o la famiglia.
Kacey mi appoggiò una mano sulla coscia che involontariamente stavo facendo saltellare mentre guidavo. <<Non essere agitato, Chase. Andrà tutto bene>>.
Scossi la testa. <<Io non ne sono sicuro>>.
<<Anche se dovesse andare male, per me non cambierà niente. D'accordo? Ti amo e voglio stare con te>>.
Sospirai. <<Cazzo se ti amo, Kace>>.
Ridacchiò per la mia imprecazione poco romantica. <<Piuttosto, dove mi porti a cena questa sera?>>, chiese.
<<Pensavo di restare a casa e cucinare io per te. Può andare?>>.
Prese la mia mano e intrecciò le dita. <<E' perfetto. Non mi va di condividerti>>.
Sorrisi. <<Allora è deciso>>.
Quello che lei non sapeva era che avevo assunto una squadra di traslocatori per portare tutte le sue cose da me e la cena era un modo per festeggiare la nostra prima sera nel mio attico. Nostro attico. Non potevo aspettare un giorno di più per cominciare la nostra vita assieme. Dopotutto avevo rispettato i patti visto che stavamo andando da sua madre proprio ora.
Accostai davanti alla casa della sua infanzia e feci un lungo respiro profondo. Potevo farcela. Sua madre sapeva di me, chi ero e tutto il resto. Volevo piacerle.
scendemmo dall'auto e mano nella mano, raggiungemmo l'ingresso. Prima di suonare, Kacey mi diede un bacino all'angolo della bocca a mo' di incoraggiamento.
Restammo in attesa e quando la porta si spalancò, una donna minuta si gettò su di noi, abbracciando entrambi. Kacey si mise a ridere. <<Ciao, mamma>>.
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TELL IT TO MY HEART
ChickLitKacey conosce Chase in palestra e fra i due scatta qualcosa. Una scintilla. Fra di loro però c'è una complicazione: Chase è il capo di Kacey. Non solo: hanno un passato in comune. Chase è arrogante, presuntuoso ma estremamente dolce con le persone...