23. Kacey

7.2K 254 24
                                    

Stavo per morire di ansia.

Camminavo avanti e indietro sul pavimento del mio ufficio ed ero sicura che lo stavo consumando. Ad un certo punto avevo abbandonato le scarpe con il tacco ed ero rimasta a piedi nudi.

Era già passata più di un'ora da quando Chase aveva chiuso la porta dietro di sé portandosi il mio futuro con sé e ogni minuto che passava era lungo una eternità.

Avevo lo stomaco chiuso, i nervi tesi e i muscoli rigidi. Stavo immaginando il peggio e l'idea di mettere le mie cose in una scatola e andarmene da quel posto di lavoro che avevo iniziato ad amare, mi faceva schifo. Specie per un motivo così sciocco. Luis mi aveva odiata dal primo momento in cui avevo messo piede in quel posto.

E la mia storia con Chase con centrava assolutamente niente. Anzi. Eravamo stati discreti e nessuno sapeva quello che succedeva fuori dall'ufficio. Ne ero certa.

La porta si spalancò ed entrò Rachel come una furia. Fui delusa. Speravo fosse Chase. Mi venne ad abbracciare. <<Sono ancora dentro e stanno discutendo di qualcosa>>, disse.

Sapeva già tutto. Era entrata per rubarmi per pranzo e mi aveva trovata praticamente al limite delle lacrime e avevo vuotato il sacco. Ovviamente lei era dalla mia parte e si era schierata nel team "anti-Luis" dal primo giorno.

<<Ma quanto ci vuole ancora? Sto per morire>>.

Mi mise davanti alla faccia una tazza che non avevo visto al suo arrivo. Mi fece l'occhiolino. <<Succo d'arancia speciale>>, disse senza darmi troppe spiegazioni.

Osservai il contenuto. Sembrava veramente succo d'arancia. Lo assaggiai e poi feci una cosa di cui non pensavo di essere capace in quel momento: scoppia a ridere. <<Hai drogato il mio succo con l'alcool?>>

Sghignazzò. <<Può darsi>>.

<<Sei fantastica>>, commentai sorseggiando l'intruglio. Mi aiutò a distendere i nervi.

Sollevò le spalle e si accomodo in una delle sedie davanti alla scrivania. <<Ho sentito dal mio ufficio che stavi consumando questo povero pavimento e sono venuta in tuo soccorso, da brava amica>>.

Alzai gli occhi al soffitto. <<Grazie, Rachel. Davvero>>. Ero sincera. Mi aveva offerto il suo supporto e nelle ultime settimane avevamo legate moltissimo. Non abbastanza però da sapere il mio sporco segreto.

Si appoggiò allo schienale e arrossì di colpo. <<Lo sai che le pareti di questo ufficio sono sottili, vero?>>, chiese abbozzando un sorrisetto malandrino.

Mi bloccai con la tazza in aria e sbiancai. Merda. <<Sì e quindi?>>, finsi di non capire.

Fa che non ci abbia sentiti. Fa che non ci abbia sentiti.

Scoppiò a ridere. <<Tu e il capo, siete maledettamente carini ma la discrezione sta mattina non è stata il vostro forte>>.

Aprii la bocca e non uscì alcun suono. Porca vacca. Era proprio quello che volevo evitare. Che qualcuno al lavoro lo venisse a sapere.

Rachel fece un gesto incurante con la mano. <<Non preoccuparti, Kacey. Il tuo segreto è al sicuro con me>>.

Sospirai e finii il mio coraggio liquido. Mi sedetti nella sedia libera accanto alla sua. <<So che pensi>>, cominciai.

Lei mi interruppe. <<Non sono tua nemica e soprattutto non mi importa che tipo di rapporto hai con il capo. Fra parentesi, ti invidio. Hai praticamente vinto il jackpot. Ma non l'ho detto per questo. So quanto sei brava nel tuo lavoro perché l'ho visto con i miei occhi. Sei preparata, intelligente e se ti ha presa come sua associata, so che ha notato il tuo potenziale. Quello che succede nella vostra vita privata, resta fra di voi. Vorrei solo che ti fidassi di me come amica e che in futuro mi racconterai della vostra storia. Tutto qui>>.

Mi sporsi dalla sedia e la abbracciai. <<Ma certo, Race. Ti racconterò tutto. Promesso>>.

Parve sollevata. <<Bene perché ho una domanda piccante da farti sul boss>>, disse battendo le mani e saltellando sulla sedia.

Risi. <<Che vuoi sapere?>>.

<<Bacia bene da farti svenire? Perché io credo proprio che uno come lui debba esserne capace per forza>>.

Arrossii. <<Penso non ci sia altro modo per descriverlo>>, confermai.

Sospirò e si portò una mano al cuore. <<Che invidia, Kace. Anche io voglio un uomo così. Non mi accontento di uno di meno. Non quando ho sentito che cosa è in grado di fare>>.

Scoppiai a ridere anche se ero parecchio imbarazzata. Chase era entrato come una furia nel mio ufficio sta mattina perché era incazzato e mi aveva sbattuta contro la scrivania in un modo che mi fece perdere la testa. Era stato intenso, travolgente e non mi ero opposta. Anzi, non avevo proprio protestato.

Bussarono alla porta e un attimo dopo, Chase infilò la testa dentro. Sembrava sfinito e la sua espressione enigmatica non mi fece intuire nulla. La cravatta era sparita assieme alla giacca del completo grigio che indossava e le maniche della camicia erano arrotolate fino ai gomiti. Dio, che sexy il mio uomo.

Avanzò dentro al mio ufficio e richiuse la porta alle sue spalle. Si appoggiò e sospirò. Si accorse che non eravamo soli, ma sembrò ignorare la presenza di Rachel. I suoi occhi erano concentrati su di me. Appoggiai la tazza sulla scrivania e mi alzai in piedi. <<Allora?>>, chiesi tremando.

<<Ehi, Rachel. Ti dispiace lasciarci soli?>>, chiese Chase.

La mia amica si alzò e guardò Chase in trance. Obbedì e se ne andò. Dietro alla sua schiena, prima di chiudere la porta mi fece l'occhiolino e un sorriso sornione. Che scema.

Una volta soli, Chase allargò le braccia. <<Vieni qui>>.

Non me lo feci ripetere due volte e mi lanciai nel suo abbraccio. Il suo corpo era caldo e il suo profumo familiare. Non so perché ma mi sentii a casa. Protetta. Al sicuro. <<Hai intenzione di dirmi cosa mi riserva il futuro? O vuoi lasciarmi qui a morire di ansia?>>

Appoggiò le labbra sui miei capelli e la sua risata mi vibrò dentro. <<Ti ricordi che cosa ti ho promesso?>>, chiese girandoci attorno. Ancora.

<<Dipende. Mi hai promesso tante cose>>, risposi inclinando la testa indietro per guardarlo negli occhi. <<Devi essere un po' più specifico>>.

Accennò un piccolo sorriso. <<Ti ho promesso che non avrei lasciato che Luis ti licenziasse e che il tuo posto era al sicuro perché sei un bravissimo avvocato>>.

<<Me lo ricordo. Ma hai mantenuto la promessa?>>, chiesi con il cuore che minacciava di uscirmi dal petto da un momento all'altro.

Si abbassò e mi stampò un bacio sulle labbra. Solo un lieve sfiorarsi delle bocche ma lo sentii fino alle punte dei piedi. <<Sì, Kace. Ho mantenuto la promessa. Non vai da nessuna parte. Anzi, ti dirò di più. Sei assunta a tempo indeterminato>>.

Ero scioccata. <<Che cosa?>>

Sorrise e mi baciò l'angolo della bocca. <<Ad una condizione>>.

<<Quale?>>, domandai un tantino preoccupata.

I suoi occhi si accesero e un sorriso malandrino tirò gli angoli della sua bocca. Oh-oh. Chiamava guai quello sguardo e lo sapevo bene. <<Che ti trasferisci da me>>.

TELL IT TO MY HEARTDove le storie prendono vita. Scoprilo ora